Tar Abruzzo annulla il passaggio dei bus elettrici sull’ex tracciato ferroviario a Pescara
L’intervento del Tar Abruzzo ha bloccato l’autorizzazione al transito dei bus elettrici sul vecchio tracciato ferroviario di Pescara. Questa decisione arriva dopo anni di controversie e contestazioni da parte del comitato strada parco bene comune, che ha più volte denunciato gravi irregolarità nella gestione e nell’autorizzazione dell’opera pubblica. La sentenza mette in luce problemi tecnici e amministrativi legati a un impianto filoviario non adeguatamente collaudato né sicuro, con potenziali danni economici notevoli alle casse pubbliche.
La decisione del tar e il contesto dell’intervento
Il Tar Abruzzo, tramite la sezione staccata di Pescara, ha accolto la richiesta di annullamento del provvedimento che autorizzava il circolo dei bus elettrici lungo il percorso dell’ex ferrovia a binario unico. Il ricorso è stato presentato dal comitato strada parco bene comune, che ha contestato la mancanza del collaudo preventivo da parte delle autorità competenti. La sentenza conferma che questo collaudo è indispensabile per garantire la sicurezza e la funzionalità dell’impianto, indipendentemente dal tipo di veicolo impiegato.
Il provvedimento, originariamente firmato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Masci, aveva autorizzato un passaggio ritenuto irregolare e inattendibile sotto il profilo tecnico e normativo. Il Tar ha evidenziato che questa autorizzazione ha messo in pericolo la sicurezza degli utenti e ha esposto la pubblica amministrazione a un possibile danno economico rilevante per lo Stato. Il comitato ha parlato di un “smacco colossale” per l’ente responsabile che non ha rispettato i protocolli istituzionali.
Le criticità tecniche e gestionali dell’impianto filoviario
L’opera pubblica definita “trentennale” nella sua funzione originaria di filovia presenta, secondo vari rilievi, una serie di criticità tecniche da non sottovalutare. Il tracciato ricava la sua posizione dall’ex ferrovia ormai dismessa, che non garantisce le condizioni di sicurezza necessarie per un trasporto regolare, anche considerando veicoli a trazione elettrica. Il sistema filoviario appare vecchio, non adatto alle caratteristiche della strada attuale e soggetto a limiti strutturali.
A introdurre ulteriori dubbi è stata la mancanza di una certificazione formale da parte degli enti tecnici delegati, che avrebbero dovuto effettuare un collaudo dettagliato. Il nulla osta tecnico provvisorio rilasciato dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili , e in particolare dalla divisione 5 – impianti fissi, si è rivelato poco solido e gravato da prescrizioni difficili da rispettare. L’utilizzo di tale nulla osta per giustificare l’esercizio del servizio è apparso insufficiente a risolvere problemi di sicurezza e accessibilità.
Il comitato ha più volte segnalato questi elementi, con una mole consistente di documentazione prodotta negli ultimi quindici anni. In particolare sono state sottolineate le condizioni di pericolo per i cittadini, soprattutto quelli con maggiori fragilità, la scarsa accessibilità al sistema e la gestione economica inadeguata che avrebbe potuto causare un danno erariale fino a 34 milioni di euro.
Le responsabilità delle istituzioni e l’impatto economico per lo Stato
La vicenda coinvolge non solo il comune di Pescara ma anche il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili che, stando al comitato, ha una parte rilevante nelle criticità emerse. La divisione 5 del MIMS avrebbe tentato di minimizzare le problematiche, firmando un nulla osta tecnico “sofferto” e temporaneo, nonostante le forti limitazioni tecniche che avrebbero reso insostenibile questo percorso di trasporto.
Il progetto, nato da investimenti pubblici che risalgono agli anni novanta, ha accumulato costi importanti senza arrivare a una conclusione funzionale. Si parla di un possibile danno erariale notevole, legato a un impiego improprio delle risorse messe a disposizione per la mobilità sostenibile della città. La gestione della filovia si è rivelata problematica anche dal punto di vista economico, aggravata da una manutenzione insufficiente e da un’errata pianificazione.
Il ruolo del comitato strada parco bene comune
Il comitato strada parco bene comune ha svolto un ruolo chiave in questa vicenda. Nato come gruppo di cittadini attivi, ha monitorato costantemente le evoluzioni dell’opera e denunciato irregolarità e mancati controlli. Le segnalazioni inviate alle autorità competenti hanno portato alla luce elementi critici ignorati per anni.
Gli attivisti del comitato hanno insistito sulla necessità di rispettare le procedure amministrative e tecniche, richiedendo trasparenza e sicurezza per i cittadini di Pescara. Attraverso ricorsi e interventi civici hanno contribuito a far emergere le falle nella gestione dell’impianto filoviario.
Il ricorso accolto dal Tar rappresenta, per il comitato, una verifica importante della legalità e un segnale forte contro le inadempienze degli enti pubblici. L’esito riflette l’impegno di una parte della società civile che, pur senza poteri istituzionali, riesce a influenzare decisioni cruciali per la vita quotidiana della città.
Resta ora da verificare quali saranno i provvedimenti successivi da parte dell’amministrazione locale e delle autorità ministeriali per correggere questa situazione e prevenire ulteriori sprechi e inefficienze nel sistema di trasporto pubblico di Pescara.
