Un video pubblicato sui social ha acceso i riflettori sul comportamento di un tecnico sanitario durante una tac al Policlinico Umberto I di Roma. Marzia Sardo, 23 anni, studentessa, ha raccontato di aver subito una molestia verbale in reparto. Il suo racconto, ripreso in un breve filmato, ha fatto il giro del web, raggiungendo migliaia di visualizzazioni e riaprendo il dibattito sul rispetto e la professionalità negli ospedali. È chiaro che le molestie verbali restano un problema ancora da risolvere nel settore sanitario.
Cosa è successo davvero al Policlinico Umberto I
Marzia era nel reparto di radiologia per una tac al cranio. Prima dell’esame, il tecnico le ha chiesto di togliere la mascherina e gli orecchini, spiegando che il ferretto poteva interferire con la macchina. La ragazza ha chiesto se anche il reggiseno andasse tolto, dato che contiene un ferretto. Qui è arrivata la risposta fuori luogo: il tecnico, davanti ai colleghi – tutti uomini – ha detto, con un tono che voleva essere scherzoso, “se lei avesse tolto anche il reggiseno avrebbe fatto felici tutti.”
Nel video, Marzia racconta con fermezza quello che è successo, riprendendo il momento subito dopo. Era un ambiente in cui si sarebbe dovuta sentire al sicuro, invece si è trovata davanti a un comportamento offensivo. Che il tecnico abbia fatto una battuta del genere davanti ad altri colleghi riapre la discussione sulla cultura del lavoro dentro la struttura.
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Il Policlinico Umberto I sotto accusa per comportamenti inappropriati
Il Policlinico Umberto I è uno dei più grandi ospedali pubblici di Roma e ogni giorno accoglie migliaia di pazienti. Qualità e gestione del servizio sono spesso sotto la lente d’ingrandimento. Questo episodio però ha messo in luce non solo problemi clinici, ma anche una mancanza di professionalità e sensibilità da parte di chi lavora lì.
Molti si sono chiesti se gli operatori sanitari ricevano una formazione adeguata, soprattutto per trattare con pazienti donne che possono sentirsi più vulnerabili in certi contesti medici. Al momento l’ospedale non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma è probabile che questo episodio spinga a rivedere le procedure per evitare che succeda di nuovo.
Il caso fa emergere anche un’altra questione: perché episodi di molestie verbali succedono ancora in strutture dove il codice di condotta dovrebbe essere rigoroso? Sembra che manchi una risposta efficace da chi dovrebbe garantire la sicurezza fisica e psicologica dei pazienti.
Molestie verbali in ospedale: un problema da affrontare
Quanto successo a Marzia è un chiaro esempio di come le molestie verbali possano verificarsi proprio lì dove il rispetto dovrebbe essere la regola. Commenti sessisti o fuori posto mettono a rischio la fiducia dei pazienti e creano disagio, soprattutto durante esami medici o ricoveri.
Negli ultimi anni il tema ha ricevuto più attenzione, in Italia e all’estero. Sono nate campagne di sensibilizzazione, corsi di formazione e protocolli specifici per tutelare chi si sottopone a cure. Ma resta urgente rafforzare davvero la cultura del rispetto, intervenendo anche su quei comportamenti che ancora considerano accettabili certe battute.
I pazienti, in particolare le donne, devono poter affrontare visite e esami senza paura di subire molestie, verbali o fisiche. L’ambiente sanitario deve tornare a essere un luogo di tutela, dove la dignità di chi cerca aiuto è sempre al primo posto.
La reazione di Marzia Sardo e l’effetto sui social
Marzia ha deciso di rendere pubblico il video e raccontare quanto le è successo. Il filmato è diventato virale, scatenando un ampio dibattito tra utenti, esperti di diritti dei pazienti e associazioni contro la violenza di genere. La ragazza ha anche detto che intende presentare un reclamo formale all’ospedale per il comportamento del tecnico.
La sua scelta ha riportato al centro la necessità di denunciare certi atteggiamenti, mettendo in luce le criticità ancora presenti in strutture sanitarie importanti. Le reazioni sui social mostrano un sostegno diffuso, sottolineando quanto sia fondamentale non restare in silenzio davanti a molestie o abusi.
Questa vicenda dimostra come i social e la tecnologia possano dare voce a chi subisce ingiustizie e aiutare a far partire un confronto necessario. La storia di Marzia non è solo un episodio isolato: ci ricorda che il problema riguarda tutti, pazienti e operatori sanitari.