Un episodio di violenza ha scosso la sera del 13 aprile 2025 nel quartiere delle Case Nuove a Napoli durante la tradizionale processione della Madonna dell’Arco. Un giovane di 23 anni è stato gravemente ferito da dei colpi di pistola esplosi in mezzo alla folla. L’arresto subito dopo ha riguardato un ragazzo legato a un gruppo criminale noto nella città. Le indagini si sono concentrate su dinamiche di rivalità tra famiglie camorristiche e hanno rivelato anche un ambiente permeato di omertà, confermato da testimonianze e intercettazioni.
La sparatoria durante la processione della madonna dell’arco
La sera del 13 aprile 2025, domenica delle Palme, una lite tra donne è degenerata in un vero e proprio scontro armato in strada, provocando tensione nel quartiere Case Nuove di Napoli. La disputa è iniziata lungo via Celano, mentre si svolgeva la processione, e ha coinvolto più persone fino a trasformarsi in un episodio violento con l’uso di armi da fuoco. Il movente riguarda contrasti interni a gruppi camorristici e legami familiari. Secondo gli investigatori, la sparatoria è stata scatenata per tutelare due donne legate a un clan locale, creando un clima di paura tra i presenti.
Il ruolo di minichini nella sparatoria
Minichini, il 23enne arrestato, sarebbe ritornato alla zona del litigio con una pistola nascosta nella sua auto, una Fiat Panda. Non appena arrivato, avrebbe sparato almeno quattro colpi ad altezza d’uomo in direzione di chi aveva preso parte alla lite. I colpi hanno raggiunto un uomo, Mauro Russo, e un giovane perfettamente estraneo alla situazione, che ha subito una grave ferita all’occhio. Un’altra vittima indiretta è stata una donna incinta che ha perso il bambino a causa dello shock provocato dalla sparatoria. Un episodio che ha messo in luce ancora una volta la violenza camorristica in momenti pubblici di festa e tradizione.
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Minichini e i legami con i clan camorristici di napoli
Il 23enne Vincenzo Minichini, residente al quartiere Mercato, era formalmente incensurato prima dell’arresto ma da tempo era monitorato dagli inquirenti come vicino al gruppo del boss Nicola Rullo, detto ‘o nfamone. Rullo è una figura spiccatamente legata al clan Contini che opera con radici profonde nella zona dell’Arenaccia e nelle Case Nuove. Minichini, noto negli ambienti criminali come “’o Chicco”, avrebbe agito per difendere interessi di famiglia in un contesto di lotte di potere tra clan rivali.
Le indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sotto la guida del procuratore aggiunto Sergio Amato, hanno evidenziato come Minichini sia legato anche a Roberto Murano, altra figura legata ai Contini. Questo incrocio di influenze mette a fuoco quanto le relazioni tra contesti familiari e gruppi criminali condizionino la vita di quartiere e alimentino violenze come quella del 13 aprile. Minichini ora deve rispondere di duplice tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose e detenzione illegale di arma da fuoco, ma l’arma usata non è stata ancora ritrovata.
La tecnologia e le prove raccolte
Le forze dell’ordine hanno potuto procedere con l’arresto di Minichini grazie a un lavoro investigativo sviluppato rapidamente dopo l’episodio. Sul posto sono state raccolte testimonianze, parziali e condizionate da una forte omertà, ma decisivi sono risultati intercettazioni ambientali e analisi dei filmati delle telecamere di sicurezza della zona. Le conversazioni di alcune persone coinvolte, soprattutto una donna, sono state registrate e hanno portato a chiarire dettagli importanti della vicenda.
Un caso particolare è stato il video pubblicato su TikTok da una delle donne implicate nella lite. Nel filmato la sparatoria veniva da lei sminuita, con un commento che trasmetteva più interesse al numero di “like” ottenuti che alle conseguenze delle pallottole esplose. Questo episodio conferma come, anche alla luce delle nuove tecnologie, la diffusione di comportamenti superficiali e l’indifferenza verso la violenza restano un problema nella società napoletana. Una situazione che le autorità cercano di contrastare con un lavoro costante di controllo sulle reti sociali e con strategie di presidio sul territorio.
Le ripercussioni sulla comunità e la risposta delle autorità
L’episodio ha costituito un segnale allarmante, soprattutto perché avvenuto in un momento di festa religiosa che tradizionalmente richiama la partecipazione di molte famiglie. Il ferimento grave di un passante estraneo ai fatti e le conseguenze per una donna incinta hanno acceso i riflettori sulle condizioni di sicurezza in alcuni quartieri popolari di Napoli. La presenza di gruppi camorristici continua a influire negativamente sulla vita quotidiana e sul senso di protezione delle persone comuni.
Le indagini e l’arresto di Minichini fanno parte di un percorso che la magistratura e la polizia conducono ogni giorno contro la criminalità organizzata. La collaborazione con la DDA e il coordinamento degli uffici giudiziari hanno dato risultati concreti in questa vicenda. Le autorità hanno intensificato i controlli per impedire nuovi episodi di violenza e cercano di impedire che rivalità e vendette camorristiche provochino altri danni inermi cittadini. L’attenzione resta alta sul territorio, alla ricerca di ulteriori responsabili e per recuperare l’arma usata nella sparatoria.