Sequestro da oltre 9 milioni a torino per frodi fiscali nel commercio di pesce destinato a ristoranti etnici

Sequestro Da Oltre 9 Milioni A

La Guardia di Finanza di Torino ha scoperto un sistema di frodi fiscali e autoriciclaggio legato a un’impresa di fornitura di pesce per ristoranti etnici, con sequestri per oltre 9 milioni di euro. - Gaeta.it

Sara Gatti

27 Giugno 2025

Un’indagine della guardia di finanza di Torino ha portato alla luce un sistema di frodi fiscali e autoriciclaggio legato a un’impresa che forniva pesce a ristoranti cinesi e giapponesi nella zona torinese. Il valore complessivo dei sequestri supera i 9,2 milioni di euro. L’operazione “Big Fish” ha smascherato l’uso di società di comodo e fatture false per evadere il fisco e reinvestire i proventi illeciti in attività anche fuori dall’Italia.

L’attività dell’organizzazione e il meccanismo di frode

La guardia di finanza ha focalizzato le indagini su una realtà che, apparentemente, operava come azienda di fornitura pesce per la ristorazione etnica. In realtà, questa ditta fungeva da copertura per nascondere un sistema di evasione fiscale dove venivano utilizzati prestanome per intestare fittiziamente l’impresa. I quattro indagati, tutti cittadini cinesi, gestivano attività all’ingrosso di prodotti ittici destinati principalmente a ristoranti cinesi e giapponesi in provincia di Torino.

Le indagini sono iniziate nel 2023 a seguito di un controllo fiscale. È emerso che la società individuale, formalmente intestata a un prestanome, era controllata di fatto dagli stessi soggetti che gestivano un’altra impresa di capitali, anch’essa attiva nel settore alimentare. La Procura ha rilevato che le due imprese si integravano per eludere gli obblighi fiscali, facendo gravare su soggetti di comodo i carichi tributari. Un elemento fondamentale era un contratto di affitto d’azienda ritenuto fittizio per mascherare il controllo reale della società.

Frode e violazioni contestate

La frode riguarda il periodo dal 2019 al 2023 e interessa principalmente la mancata dichiarazione di redditi e il mancato versamento dell’IVA. Il sistema ha permesso di generare una differenza di oltre 9 milioni di euro tra imposte evase e redditi non dichiarati, secondo quanto contestato dagli investigatori.

Autoriciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti

Oltre alle evasioni fiscali, l’operazione ha fatto emergere un’attività di autoriciclaggio gestita dagli stessi indagati. I soldi sottratti al fisco sono stati canalizzati in altre attività economiche, alcune all’estero, specie in Ungheria e Cina. Le autorità hanno individuato transazioni finanziarie e l’acquisto di beni reali riconducibili a questa strategia che ha come scopo occultare l’origine illecita del denaro.

Questo passo ha reso più difficile tracciare l’intero circuito finanziario, ma le fiamme gialle sono riuscite a monitorare diversi spostamenti di capitali. Gli investimenti all’estero, specie nei mercati considerati vulnerabili al riciclaggio, rientrano in una prassi consolidata in casi di frode fiscale e i risultati hanno confermato la presenza di relazioni economiche internazionali che hanno facilitato la pulizia del denaro.

Beni sequestrati in italia e all’estero

Le indagini hanno portato al sequestro di beni sia in Italia che all’estero, compresi immobili, conti correnti e altri valori mobiliari. Si tratta del risultato di un lungo lavoro di analisi dei flussi finanziari riscontrati nelle società coinvolte.

Sequestro e perquisizioni: i risvolti dell’operazione big fish

L’esecuzione dell’operazione ha comportato la misura di sequestro preventivo per l’equivalente dell’ammontare evaso e riciclato, per un totale di oltre 9 milioni di euro. Il sequestro riguarda non solamente denaro e risorse direttamente collegabili alle irregolarità fiscali, ma anche altri beni personali degli indagati individuati durante le perquisizioni.

In particolare, le fiamme gialle hanno acquisito documenti e prove che hanno permesso di inquadrare con maggiore precisione il ruolo di ciascun membro dell’organizzazione. Queste prove saranno fondamentali per eventuali sviluppi giudiziari e per chiarire meglio la dinamica del reato e la struttura dell’impresa.

Va ricordato che i quattro indagati godono della presunzione d’innocenza, essendo le misure cautelari disposte nella fase preliminare delle indagini. Il lavoro degli investigatori prosegue per estendere le verifiche ad altre possibili figure coinvolte o collegamenti con altre realtà commerciali.

Ristorazione etnica e rischio frodi, una realtà da monitorare

Il caso torinese conferma come il commercio alimentare destinato a ristoranti di cucina etnica possa celare operazioni opache. Questo comparto, spesso diviso in molte piccole aziende e con rapporti commerciali complessi, offre spazio a meccanismi di evasione e riciclaggio difficili da scovare.

Le autorità della guardia di finanza stanno mantenendo alta l’attenzione sul settore, anche in vista di controlli futuri più capillari. Il contrasto a questi fenomeni passa attraverso indagini approfondite sugli operatori e sui flussi finanziari. Nel contesto attuale, i controlli fiscali e le verifiche sul territorio rimangono lo strumento chiave per arginare le frodi di grande entità.

L’operazione “Big Fish” sottolinea come truffe di questo genere richiedano un lavoro meticoloso delle forze dell’ordine per emergere. Resta da vedere se dalle indagini emergeranno altri soggetti coinvolti o reti più ampie che abbiano favorito o nascosto i traffici illeciti.