La giunta comunale di Roma ha disposto l’immediata rimozione di diversi manifesti affissi in città, relativi al decreto sicurezza. Il provvedimento è nato dopo numerose segnalazioni di cittadini che hanno denunciato contenuti con stereotipi etnici e discriminazioni. Il partito Lega, promotore della campagna pubblicitaria, ha già annunciato di voler contestare la decisione davanti alle autorità competenti, definendo l’azione un atto di censura.
Motivazioni del comune per la rimozione dei manifesti
La richiesta di rimozione, inviata dal Comune di Roma alla società che gestisce l’affissione dei manifesti, si basa su diverse segnalazioni di cittadini che hanno evidenziato messaggi giudicati offensivi o lesivi della dignità di specifici gruppi sociali. Nel dettaglio, uno dei manifesti ritraeva una scena in metropolitana con un presunto scippatore di etnia rom scortato da un agente di polizia, accompagnato dalla scritta “Scippi in metro? Ora finisci in galera senza scuse”. Un altro testo diceva “Occupi una casa? Ti buttiamo fuori in 24 ore” con la rappresentazione di persone di colore, di etnia rom e un soggetto con abbigliamento alternativo come occupanti.
Il comune ha richiamato l’articolo 12-bis del regolamento comunale sulla pubblicità , che vieta la diffusione di messaggi contenenti stereotipi, discriminazioni razziali o di genere, nonché qualsiasi forma di lesione dei diritti civili, delle libertà individuali o di altre categorie tutelate. Tra le norme specifiche, viene messa al bando la pubblicità che promuove contenuti violenti, sessisti o discriminatori in base a credo, etnia, orientamento sessuale o condizione fisica e psichica.
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Per questo motivo, il comune ha ingiunto la rimozione o copertura immediata dei manifesti, con l’obbligo di una conferma entro 24 ore. La polizia locale è stata incaricata di verificare l’adempimento e di comminare sanzioni in caso di mancata osservanza.
Reazioni della lega e possibili sviluppi legali
La Lega ha reagito in modo deciso alla richiesta di rimozione da parte del Comune di Roma. Il segretario regionale del Lazio, Davide Bordoni, ha dichiarato all’agenzia Adnkronos che questa decisione rappresenta una forma di censura. Ha precisato che i consiglieri comunali del partito presenteranno un’interrogazione per chiedere chiarimenti e avviare un confronto istituzionale sull’episodio.
Contestualmente, il partito ha affidato ai propri avvocati il compito di valutare la possibilità di chiedere un risarcimento danni per quanto avvenuto. La Lega sottolinea che la campagna pubblicitaria si inserisce nel dibattito politico nazionale sul decreto sicurezza, provvedimento approvato diversi anni fa con l’obiettivo di contrastare fenomeni come l’immigrazione irregolare e l’occupazione abusiva di abitazioni.
Questo caso, nato a Roma nel 2025, potrebbe aprire una discussione più ampia sul confine tra libertà d’espressione e tutela contro contenuti che profilano gruppi sociali in modo negativo. In città sono in corso controlli per verificare che i manifesti vengano effettivamente rimossi entro i termini stabiliti dall’amministrazione comunale.
Implicazioni del provvedimento sulle politiche pubblicitarie
L’ordine del Comune di Roma riflette l’attenzione crescente verso i contenuti diffusi negli spazi pubblici. Il regolamento vigente sottolinea l’importanza di evitare messaggi stereotipati o discriminatori nei materiali affissi in città. In tal senso, le amministrazioni cercano di far rispettare un equilibrio tra diritto alla comunicazione politica e rispetto per i diritti fondamentali.
Il caso dei manifesti legati al decreto sicurezza mostra come le immagini e i testi pubblicitari possano influire sull’opinione pubblica. La rappresentazione di specifici gruppi etnici o sociali in contesti negativi rischia di alimentare pregiudizi e tensioni sociali. Per questo la normativa locale impone restrizioni stringenti, che devono essere attentamente osservate da chi organizza campagne di comunicazione.
Le società deputate alla gestione degli spazi pubblicitari devono, da parte loro, monitorare i contenuti proposti per evitare violazioni. Il richiamo del comune con diffida e minaccia di sanzioni segnala una volontà di evitare che manifesti di questo tipo restino visibili in città, rafforzando l’idea che il rispetto della normativa sia un obbligo inderogabile.
Ruolo della polizia locale nei controlli
Il controllo affidato alla polizia locale garantirà che l’ordine venga rispettato, portando anche a eventuali multe per chi infrangerà il divieto. Questo episodio rappresenta un esempio concreto di come le amministrazioni citadine affrontino situazioni in cui la comunicazione pubblicitaria può sollevare problemi legati alla convivenza civile e alla tutela dei diritti.