Roma e la ztl fascia verde: scontro sulla limitazione delle auto più inquinanti e rischi multe europee

Roma e la ztl fascia verde: scontro sulla limitazione delle auto più inquinanti e rischi multe europee

La gestione della ztl fascia verde a Roma crea tensioni tra Comune e Regione Lazio, mentre si avvicina il blocco dei veicoli inquinanti previsto dal Piano di risanamento aria per evitare sanzioni europee.
Roma E La Ztl Fascia Verde3A Sc Roma E La Ztl Fascia Verde3A Sc
Le tensioni tra Comune di Roma e Regione Lazio emergono sulla gestione della ZTL fascia verde, nel contesto delle restrizioni anti-inquinamento previste entro il 2025 per evitare sanzioni europee e migliorare la qualità dell’aria. - Gaeta.it

La gestione della ztl fascia verde a Roma torna sotto i riflettori a causa delle tensioni tra Comune e Regione Lazio, mentre si avvicina l’attuazione del piano per ridurre le emissioni inquinanti entro il 2025. Il confronto tra il sindaco Roberto Gualtieri e il presidente Francesco Rocca mette in luce le difficoltà politiche e tecniche legate al contenimento del traffico e alle pressioni europee per rispettare i limiti di qualità dell’aria. Dietro alle polemiche si nasconde la necessità di evitare pesanti sanzioni finanziarie e di garantire un ambiente più sano in città.

Il nodo delle limitazioni alla ztl fascia verde di roma

Il 13 maggio 2025 si è acceso un confronto acceso tra le istituzioni locali riguardo le nuove restrizioni fissate dal Piano di risanamento della qualità dell’aria del Lazio, in attesa di approvazione. La proposta prevede il blocco totale della circolazione nella ztl fascia verde di Roma, da novembre 2025 a marzo 2026, per i veicoli diesel euro 5 e precedenti e benzina euro 2 e inferiori. L’obiettivo è la riduzione delle emissioni nocive, ma la misura ha provocato un acceso dibattito.

Il sindaco Gualtieri ha attribuito alla Regione il ruolo negativo di chi penalizza i cittadini costringendoli a rinunciare all’uso delle proprie auto in aree centrali. Dall’altra parte Rocca ha inviato la responsabilità al precedente governo regionale guidato da Nicola Zingaretti, cui risale l’approvazione del Piano nel 2022. La Regione emerge come erede della decisione imposta dall’Europa, ora inevitabile per i Comuni. Questo scambio ha fatto emergere una certa confusione e rallentamenti nella comunicazione verso i cittadini. La tensione punta a chiarire chi dovrà gestire e sostenere le conseguenze pratiche di queste misure nel traffico quotidiano romano.

Le sanzioni europee e il peso delle infrazioni

Roma e il Lazio si trovano sotto la pressione di multe europee significative causate dal continuo superamento dei limiti di inquinamento atmosferico. L’Italia ha ricevuto infrazioni dalla Commissione europea a partire dal 2014 per il superamento di PM10, condanna confermata nel 2020. Nel 2015 è stata notificata un’altra infrazione riguardante il biossido di azoto , con sentenza nel 2022 che ha coinvolto anche Roma. Questi procedimenti hanno comportato sanzioni che prevedono una somma minima fissa di 8,715 milioni di euro, più una penale giornaliera di 700 euro che si moltiplica in base a diversi parametri.

La pressione sui governi locali

Il governo italiano può rivalersi sulle amministrazioni locali per recuperare parte di queste cifre, rendendo urgente per la Regione Lazio e il Comune di Roma rispettare le indicazioni europee per la qualità dell’aria. Nel marzo 2024 è partita una nuova procedura per 24 aree italiane, Lazio incluso, per ulteriori superamenti dei limiti di inquinanti. Le misure più restrittive sulla mobilità in città sono, quindi, uno strumento necessario per limitare i danni ambientali e contenere ulteriori sanzioni.

La mobilità romana e il sistema move in

Il piano anti-inquinamento si scontra con la realtà di una città fortemente dipendente dall’auto privata. Secondo i dati Aci 2022, a Roma ci sono circa 385.000 veicoli diesel Euro 0-5 e 226.000 auto a benzina Euro 0-2. Sommandoli, sono oltre 600.000 i mezzi potenzialmente interessati dal blocco alla circolazione previsto per la fascia verde dal 1° novembre 2025.

Per attenuare l’impatto sulle persone, il Comune propone il sistema Move In, un meccanismo che consente l’acquisto di pacchetti chilometrici da sfruttare anche con auto altrimenti vietate. Secondo l’amministrazione comunale, “questo offre ai cittadini un certo margine di flessibilità.” La Regione Lazio invece boccia questo metodo, sostenendo che “non porterà a una reale riduzione delle emissioni.”

Nonostante il Move In potrebbe generare entrate per il Campidoglio, grazie alla vendita di questi pacchetti, resta il dubbio sull’efficacia a lungo termine. L’alto numero di veicoli interessati rende improbabile che questa soluzione risolva davvero il problema dell’inquinamento nelle aree centrali.

Rapporti tesi tra regione e comune e le sfide future

Il conflitto tra Comune e Regione Lazio crea uno stallo su decisioni imprescindibili. La Regione ha l’autorità di fissare norme per limitare l’inquinamento, ma spesso il Comune deve applicarle, con tutta la responsabilità sulle ripercussioni ai cittadini. Roma vorrebbe più margini di manovra e soluzioni meno drastiche, ma le regole europee non lasciano molto spazio a deroghe.

I Comuni possono adottare alcune misure in autonomia, però risulta difficile proporre alternative concrete allo stop delle auto più vecchie e inquinanti. Politicamente questa vicenda si svolge più come una disputa su chi si assume la responsabilità di cambiare un modello di mobilità ormai insostenibile che come un dibattito sulla salute pubblica o l’organizzazione dei trasporti.

Nei prossimi mesi la questione rimarrà calda, con inevitabili ricadute sulla vita quotidiana di molti romani e sul bilancio degli enti pubblici coinvolti. La pressione per rispettare le norme europee busserà sempre più forte sulle porte delle sedi istituzionali.

Change privacy settings
×