La riforma della magistratura ha superato un importante scoglio parlamentare con l’approvazione del senato. Tra i punti principali spiccano la separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, la creazione di due organi distinti di autogoverno e l’istituzione di una nuova alta corte disciplinare. Dopo il voto del senato, il testo tornerà alla camera, in attesa dei passaggi finali che potrebbero evitare o meno il referendum previsto per la primavera 2025.
L’approvazione del senato e le prossime tappe parlamentari
Il 14 febbraio 2025, l’aula del senato ha approvato il testo base della riforma costituzionale sulla magistratura con 106 voti a favore, 61 contrari e 11 astenuti. Questo passaggio segue l’approvazione della camera dello scorso gennaio e rappresenta la seconda lettura prevista dalla normativa di revisione costituzionale. La riforma ora dovrà affrontare almeno altri due passaggi parlamentari: uno nuovo alla camera e un ultimo a palazzo madama, non prima di tre mesi dalla data del voto odierno.
Maggioranza qualificata e referendum
Per evitare il referendum confermativo, il testo dovrà ottenere una maggioranza qualificata pari ai due terzi in entrambe le camere, entro tali passaggi finali. Altrimenti, il quesito referendario è probabile e atteso per la primavera 2025. Il voto al senato conferma quindi un dibattito molto diviso, con una parte numerosa dei parlamentari che si oppone alle modifiche, mentre il governo ha spinto fortemente per questa riforma.
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Le nuove carriere separate per magistrati giudicanti e requirenti
La riforma modifica gli articoli della Costituzione che riguardano la magistratura. La novità principale è la distinzione netta tra i magistrati che svolgono funzioni giudicanti – cioè coloro che emettono le sentenze – e quelli con funzioni requirenti, ovvero i pubblici ministeri che seguono le indagini e le azioni penali. Si prevede la formazione di due carriere separate, ciascuna con organi di autogoverno propri.
Composizione dei consigli superiori
Entrambi gli organi saranno chiamati “Consiglio superiore della magistratura giudicante” e “Consiglio superiore della magistratura requirente” e avranno come presidente di diritto il presidente della repubblica. Ciascun consiglio sarà composto da membri nominati in parte per sorteggio da elenchi di professori universitari di materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di attività, compilati dal parlamento entro sei mesi dall’insediamento, e per i due terzi da magistrati della rispettiva categoria.
Il sistema di sorteggio e designazione punta a garantire un equilibrio tra componenti esterni qualificati e magistrati di carriera, con un mandato di quattro anni per i membri scelti a sorte. Durante la carica, questi non possono iscriversi ad albi professionali o ricoprire cariche parlamentari o di consigli regionali. Ogni consiglio inoltre dovrebbe eleggere un vicepresidente tra i membri estratti a sorte.
Istituzione dell’alta corte disciplinare per la magistratura
Un’altra modifica di rilievo riguarda la nascita di un’alta corte disciplinare dedicata ai magistrati ordinari, tanto giudicanti quanto requirenti. Questo organismo si occuperà delle controversie disciplinari e agirà come giudice di primo grado per le sanzioni verso i magistrati.
Composizione e funzioni dell’alta corte
L’alta corte sarà composta da quindici membri con requisiti specifici: cinque sono scelti tra professori universitari ordinari di materie giuridiche e avvocati con oltre venti anni di attività, di cui tre nominati dal presidente della repubblica e due estratti a sorte da elenchi predisposti dal parlamento. Gli altri dieci componenti verranno sorteggiati tra magistrati giudicanti e requirenti con determinati requisiti professionali.
La riforma prevede che sia possibile impugnare le sentenze dell’alta corte davanti allo stesso organismo, ma in composizione differente rispetto al giudizio di primo grado. Questa struttura mira a garantire una maggiore indipendenza e specializzazione nella gestione dei casi disciplinari relativi alla magistratura, separando queste funzioni dagli organismi di autogoverno.
Le misure previste dal testo puntano a rimodellare in modo significativo la governance interna della magistratura, con l’obiettivo di tenere distinte attività giudicanti e requirenti. Lo sviluppo del processo legislativo, da ora in avanti, determinerà se la riforma diventerà operativa in questa forma o subirà ulteriori modifiche.