Nel Mezzogiorno d’Italia i cambiamenti climatici hanno un impatto concreto sulle aziende alimentari. Un’indagine condotta su 750 imprese del settore agroalimentare del Sud ha rilevato che quasi il 90% delle realtà intervistate sente già gli effetti del clima che cambia. La metà delle aziende si trova ad affrontare rischi legati a eventi fisici o a processi di transizione, e tutte si preparano ad aumentare gli investimenti in sostenibilità verde entro i prossimi anni.
L’indagine sul settore agroalimentare del mezzogiorno e i dati emersi
Lo studio è stato realizzato dal Centro Studi delle Camere di Commercio – Istituto Guglielmo Tagliacarne nell’ambito del progetto Pnrr Grins . Ha coinvolto 750 imprese distribuite nel Sud Italia, con l’obiettivo di approfondire la situazione del comparto agroalimentare in rapporto al cambiamento climatico. Sono emersi dati che mostrano quanto la maggior parte delle aziende del mezzogiorno registra un impatto diretto dai fenomeni atmosferici alterati e dalle variazioni stagionali.
I dati principali dell’indagine
Circa il 90% degli operatori ha ammesso di aver subito effetti tangibili legati alla crisi ambientale. Ciò include danni materiali alle colture, difficoltà nella gestione delle risorse idriche, e nuove esigenze di riorganizzazione produttiva. Il rischio di transizione, cioè le conseguenze economiche e normative derivanti da politiche green più rigide, coinvolge circa la metà delle imprese. Molte hanno riportato preoccupazione per il crescente costo delle materie prime e servizi energetici, che gravano sui bilanci.
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Il quadro generale segnala una presa di coscienza diffusa. La maggioranza delle aziende identifica il cambiamento climatico come una realtà con cui confrontarsi ogni giorno, non più un tema da discutere in astratto. La disponibilità dichiarata ad aumentare gli investimenti ecologici entro il 2026 fa capire che la direzione è quella di una trasformazione vera, anche se si evidenziano limiti economici importanti.
Le sfide economiche e il ruolo delle camere di commercio nel supporto alle imprese
Andrea Prete, presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno, ha sottolineato che la consapevolezza è elevata, ma le difficoltà finanziarie rimangono il principale ostacolo. Le imprese puntano a investire nel green ma le risorse interne scarseggiano e i costi, specie quelli legati alle nuove tecnologie e alla transizione energetica, restano alti.
“L’intervento pubblico si fa necessario per offrire supporto e accompagnamento.” Prete ha evidenziato che il sistema camerale deve intensificare il proprio ruolo per favorire questa trasformazione. L’attività si concentra su tre fronti: formazione, per fornire le competenze utili a gestire la sostenibilità; incentivi, per stimolare scelte verdi; e accesso facilitato alla finanza sostenibile, ovvero strumenti economici dedicati a chi investe in modelli produttivi più attenti all’ambiente.
La collaborazione tra enti pubblici, università e associazioni di categoria, svolge un ruolo cruciale per garantire condizioni più favorevoli. L’obiettivo è evitare che le piccole e medie imprese, che costituiscono la maggioranza nel mezzogiorno, si trovino escluse da questa fase di ristrutturazione ambientale a causa delle difficoltà economiche.
Il dibattito e gli approfondimenti durante agrifood future research a salerno
L’evento Agrifood Future Research, promosso dalla Camera di Commercio di Salerno e Unioncamere, ha rappresentato un momento di confronto sul tema. Svoltosi alla Sala Pasolini di Salerno in occasione della Festa dell’Europa, ha ospitato una tavola rotonda nella mattinata dedicata alle pratiche di sostenibilità nelle imprese e alle strategie per gestire i rischi legati al clima.
I protagonisti e i temi affrontati
Tra i partecipanti figuravano esperti come Ermete Realacci della Fondazione Symbola, Albino Maggio dell’Università Federico II di Napoli ed Emanuela Russo dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari. L’incontro ha permesso di analizzare i dati del progetto Grins, con uno sguardo alle difficoltà incontrate dalle aziende e alle risposte adottate.
Nel pomeriggio l’attenzione è stata spostata sull’innovazione tecnologica applicata all’agricoltura. Intelligenza artificiale, open data e intelligenza collettiva sono stati al centro della discussione. Sono stati illustrati progetti sperimentali e casi concreti di applicazione che interessano i territori del Sud Italia, sottolineando il ruolo crescente delle tecnologie digitali per affrontare le sfide ambientali.
La manifestazione ha incluso anche la premiazione di giovani talenti con l’Agrifood Future Award, riconoscendo chi lavora sull’innovazione sostenibile. Infine, si è guardato oltre, analizzando la Vision for European Agri-Food Systems by 2040 elaborata da EIT Food e dalla Commissione Europea, che propone un settore equo, rigenerativo e con forte radice territoriale.
Le prospettive per il settore agroalimentare nel mezzogiorno e le politiche europee future
Il Mezzogiorno d’Italia si trova dunque in una fase critica, con un’agricoltura e un sistema alimentare che devono fare i conti con rischi ambientali immediati ma anche con sfide di medio termine legate alla transizione verso modelli più sostenibili. Le imprese si avviano a incrementare gli investimenti green, ma il peso dei costi limita la portata degli interventi.
L’adesione ai progetti europei e nazionali, come il Pnrr e le iniziative dell’EIT Food, apre la strada a un supporto strutturato, capace di offrire strumenti e risorse. Le linee guida europee tengono in conto la necessità di tutelare i territori e le comunità, puntando su produzioni che rispettano i cicli naturali e puntano a ridurre l’impatto ambientale.
In questo contesto, l’interconnessione tra innovazione tecnologica, formazione e politiche pubbliche assume un peso strategico. Il futuro del settore dipenderà dalla capacità delle imprese del mezzogiorno di adeguarsi velocemente a un quadro che richiede adattamento e resilienza, tenendo conto delle specificità locali.
Gli sviluppi di questi processi saranno monitorati nei prossimi anni per verificare in che misura la spinta agli investimenti sostenibili riuscirà a modificare in profondità l’agroalimentare del Sud Italia, avvicinandolo ai parametri richiesti da normative sempre più stringenti e dall’attenzione crescente dei mercati e dei consumatori.