La mattina di martedì all’Università di Pisa ha visto una protesta degenerare in un episodio di aggressione fisica all’interno del dipartimento di scienze politiche. Studenti pro Palestina, legati a collettivi universitari di sinistra, hanno interrotto una lezione generando scompiglio. Il docente coinvolto ha subito ferite e ha presentato denuncia, mentre l’ateneo e le autorità hanno reagito con prese di posizione nette sulla tutela della libertà accademica e l’ordine pubblico.
Irruzione e violenza durante la lezione di diritto costituzionale a Pisa
Martedì mattina circa venti studenti affiliati a gruppi pro Palestina hanno fatto irruzione in una lezione del dipartimento di scienze politiche dell’Università di Pisa. L’azione, inizialmente una protesta “dimostrativa”, ha rapidamente portato a scontri fisici con un docente titolare della materia, costretto ad intervenire per fermare i manifestanti.
Il professore Rino Casella, associato di diritto costituzionale comparato, ha raccontato di essere stato accusato ingiustamente di sionismo per la sua posizione critica verso i movimenti pro Palestina. Durante la confusione, alcuni studenti presenti hanno tentato di sottrarre la bandiera palestinese ai manifestanti. Da quel momento, sono scoppiate le violenze. Il docente si è frapposto per proteggere uno studente ma entrambi hanno subìto calci e pugni.
Il pronto soccorso ha attestato un referto con sette giorni di prognosi per il professore Casella. La calma in aula ha ceduto il passo a un episodio che ha subito attirato l’attenzione delle autorità universitarie e politiche, vista la gravità dell’aggressione in un contesto accademico.
Reazioni ufficiali dell’ateneo e appelli al rispetto della libertà di insegnamento
Il rettore di Pisa, Riccardo Zucchi, ha espresso solidarietà al docente aggredito e condannato ogni forma di violenza. Ha ricordato le decisioni recenti prese dall’università, come il rifiuto assoluto a finanziare ricerche con finalità militari e nel contempo una posizione di empatia nei confronti della popolazione palestinese, considerata vittima di gravi violazioni.
Zucchi ha sottolineato come interrompere una lezione e passare alla violenza rappresenti un comportamento intollerabile. L’ateneo ha quindi ribadito la necessità di garantire il diritto allo studio e alla libera espressione in un ambiente sicuro per tutti, senza che la tensione politica scavalchi i confini del rispetto reciproco tra studenti e docenti.
Le prese di posizione politiche sulla violenza e il caso Università Di Pisa
La vicenda ha scatenato prontamente reazioni dalle forze politiche di diversa fazione. Matteo Salvini, vicepremier e ministro, e Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, hanno condannato in modo bipartisan l’aggressione. Anche Simona Bonafè, vicepresidente dei deputati del Partito Democratico, ha espresso una valutazione netta contro l’uso della violenza in ambito accademico.
Una telefonata della ministra dell’Università Anna Maria Bernini al rettore pisano, al docente ferito e al prefetto di Pisa ha ribadito che le università non possono diventare “zone franche” dove sono permessi comportamenti violenti o l’interruzione forzata delle lezioni. Bernini ha definito gli eventi intollerabili e incompatibili con i principi di democrazia e libertà che dovrebbero caratterizzare gli atenei italiani.
La posizione della comunità ebraica italiana Sull’escalation di episodi violenti
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, ha commentato l’episodio definendolo una “escalation” che temeva da tempo. Ha collegato l’aggressione alla diffusione di una narrazione politica vicina a gruppi come Hamas, che rischia di legittimare atti di terrorismo e intolleranza.
I giovani della comunità ebraica hanno parlato di un attacco alla libertà accademica e alla sicurezza degli spazi universitari, ricordando anche fatti similari accaduti in altri atenei, come la rimozione dal campus torinese dei rappresentanti dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. L’episodio pisano si inserisce nel dibattito più ampio sulle collaborazioni tra università italiane e enti coinvolti nel conflitto a Gaza.
Manifestazioni e flashmob alla sapienza di Roma contro la complicità con Israele
Nel frattempo all’Università La Sapienza di Roma si è svolto un flashmob davanti al Rettorato, a poco tempo dalla riapertura dopo lavori di restauro. Decine di studenti hanno agitato fischietti e chiavi, scandendo slogan come “Palestina libera” e “siamo tutti antisionisti”.
Gli attivisti hanno esposto striscioni contro presunte complicità con Israele, accusando l’ateneo di supportare una “macchina bellica”. Dopo l’azione simbolica, il gruppo si è diretto verso il piazzale Aldo Moro per partecipare a un corteo a favore di Gaza, evento replicato in altre città italiane come Milano, Napoli e Bologna.
Queste manifestazioni mostrano l’alto livello di partecipazione e tensione negli ambienti universitari, dove le questioni geopolitiche continuano a provocare scontri e proteste. La situazione nelle università italiane resta al centro del confronto tra garanzia della libertà di espressione e rispetto delle regole su ordine e sicurezza.