Il tema dell’uso dei cellulari a scuola continua a far parlare. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha ribadito con decisione che il divieto di usare questi dispositivi durante le lezioni deve restare. Dietro questa scelta, spiega, c’è soprattutto la tutela della salute degli studenti e la qualità dell’apprendimento, confermata da studi e posizioni di esperti internazionali.
Valditara: “Niente passi indietro sul divieto dei cellulari”
Nel corso dell’incontro “Connecting to the future” a Confindustria ad Ancona, il ministro ha risposto alle domande sulla petizione che chiede di abolire il divieto dei cellulari a scuola. Valditara ha chiarito che questa decisione è stata presa con convinzione e senza alcuna voglia di fare populismo. È una scelta ferma, a cui non intende rinunciare. Per lui, vietare i telefoni in classe è una linea netta, necessaria per proteggere la salute e la concentrazione degli studenti.
L’opinione pubblica e gli studenti d’accordo: l’80% sostiene il divieto
Secondo il ministro, l’80% degli italiani è a favore del divieto dei cellulari a scuola. Anche tra gli studenti c’è una larga maggioranza che appoggia questa misura. Questi numeri mostrano un consenso diffuso, che non arriva solo dalla politica o dalle istituzioni, ma direttamente da chi vive la scuola ogni giorno. Questo sostegno rafforza la posizione del ministero, che punta sull’efficacia di questa regolamentazione.
Esperti e modelli internazionali: l’Italia segue una strada condivisa
Valditara ha ricordato che la scelta italiana si allinea alle raccomandazioni di psicologi, neurologi e pedagogisti di fama internazionale. Secondo questi esperti, vietare i cellulari in classe aiuta a proteggere la salute mentale degli studenti, riduce le distrazioni e migliora l’attenzione durante le lezioni. Diverse nazioni occidentali hanno già adottato misure simili, inserendole nel loro sistema scolastico per garantire condizioni di apprendimento più efficaci. L’Italia, quindi, si muove in linea con una tendenza globale che mette al primo posto la qualità della formazione, più che la semplice accessibilità alla tecnologia durante le lezioni.