Violenza sessuale di gruppo a Stresa: chiesti otto anni per quattro imputati

Violenza Sessuale Di Gruppo A

Processo a Stresa per violenza sessuale di gruppo, chieste otto anni per quattro imputati. - Gaeta.it

Armando Proietti

16 Settembre 2025

La Procura di Verbania ha chiesto otto anni di carcere per ciascuno dei quattro imputati accusati di aver violentato una ragazza di 19 anni sulla spiaggia di Stresa, nella notte tra il 24 e il 25 giugno 2022. Il processo, che si svolge con rito abbreviato, prova a fare luce su una vicenda che ha scosso la comunità locale e riporta al centro il tema della violenza sessuale nei luoghi di svago notturno. La giovane ha denunciato l’accaduto dopo alcune settimane, fornendo una testimonianza che ha indirizzato le indagini.

La ricostruzione dell’accusa e i fatti

Secondo la Procura, la ragazza aveva passato la serata con un gruppo di conoscenti in un pub di Stresa, tra cui i quattro poi imputati: tre uomini di 19, 34 e 36 anni e una donna di 31, tutti originari del Centro e Sud America. Dopo qualche ora di bevute e chiacchiere, il gruppo si è spostato su una spiaggia isolata del lago Maggiore, lontano dal centro. È lì che, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuta la violenza.

La Procura sostiene che gli imputati abbiano approfittato dello stato di vulnerabilità fisica e mentale della ragazza, aggravato dall’abuso di alcol. In quelle condizioni, la giovane non avrebbe potuto opporsi agli abusi commessi da più persone insieme. Questo è il nodo centrale dell’accusa di violenza sessuale di gruppo, un reato con aggravanti specifiche quando sono coinvolte più persone.

Testimonianze e indagini dopo la denuncia

La ragazza ha trovato il coraggio di denunciare solo dopo qualche giorno, rivolgendosi ai Carabinieri. Ha raccontato con dettagli la notte, dalla serata insieme al gruppo fino alla presunta aggressione sulla spiaggia. La sua testimonianza è stata il fulcro dell’inchiesta, supportata da verifiche tecniche e raccolta di altre testimonianze nelle settimane successive.

Le indagini hanno trovato elementi a sostegno della versione della giovane, ma non prove schiaccianti che escludano del tutto le contestazioni difensive. Questo ha alimentato il confronto in aula, con la difesa che contesta la ricostruzione dell’accusa e chiede una diversa lettura dei fatti.

La difesa: rapporti consensuali

Gli imputati, assistiti dai loro avvocati, respingono ogni accusa. Dicono che i rapporti sono stati consensuali e che la situazione era diversa da quella descritta dalla Procura. La loro strategia punta a mettere in dubbio la versione della ragazza, sottolineando la mancanza di prove concrete oltre al suo racconto. Sostengono inoltre che non ci sia stata alcuna costrizione o abuso della volontà della giovane.

Il processo si svolge con rito abbreviato davanti al giudice Mauro D’Urso, che prevede uno sconto di pena del 30% in caso di condanna, ma velocizza anche il dibattimento. L’accusa, guidata dal pubblico ministero Fabrizio Argentieri, è decisa a dimostrare la colpevolezza degli imputati, sostenendo che la ragazza fosse incapace di opporsi e che la violenza sia stata commessa da più persone insieme.

Sentenza attesa per il 30 settembre

Il giudice ha fissato per il 30 settembre la fase finale del processo, con le repliche della difesa e la lettura della sentenza. Quel giorno sarà decisivo, chiudendo questa prima fase e stabilendo il valore delle prove contro i quattro imputati. Da subito, la vicenda ha colpito l’opinione pubblica per la gravità delle accuse e la giovane età della vittima.

Il caso si inserisce in un quadro più ampio di episodi simili che continuano a far discutere, soprattutto sul confine tra consenso e violenza nei locali e nei luoghi di ritrovo notturno. Un ruolo chiave lo gioca il consumo di alcol, che spesso rende difficile capire qual è la volontà reale delle persone coinvolte. Ora tocca alla magistratura stabilire se quella notte sulle rive del lago Maggiore abbia segnato una ferita profonda per la ragazza e se i quattro imputati dovranno rispondere alle accuse.