La situazione dello stabilimento Iveco di Atessa resta incerta. Nel corso di un question time alla Camera, il deputato abruzzese Giulio Sottanelli ha espresso forte preoccupazione sul destino dell’impianto produttivo e sull’intero settore automotive italiano. A destare ansia sono le voci riguardo un possibile passaggio di Iveco a Tata Motors, che al momento non trovano conferme ufficiali. Questo nodo industriale rappresenta un tema centrale per l’economia della Val di Sangro e per migliaia di lavoratori.
La mancata risposta del ministro urso sulla crisi di iveco ad atessa
Il deputato Sottanelli ha rivolto al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, una serie di domande sulle strategie del governo per sostenere l’industria automobilistica italiana, e in particolare lo stabilimento Iveco di Atessa. Le risposte ricevute, a detta del parlamentare, non hanno dissipato i dubbi o fornito certezze riguardo il futuro dell’impianto e quella che dovrebbe essere la visione governativa sul comparto.
Dopo mesi di cassa integrazione, che ha coinvolto i lavoratori della fabbrica, rimane a tutt’oggi una promessa non realizzata: la produzione di furgoni elettrici, vista come possibile rilancio per la struttura. La mancanza di un piano concreto alimenta il timore di un ulteriore declino industriale per una realtà già provata. La situazione è vista come critica non solo per i dipendenti ma anche per il territorio abruzzese, che fa affidamento su Iveco come centro produttivo strategico.
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La richiesta di confronto diretto con john elkann e i dubbi sull’approccio governativo
Un punto centrale dell’intervento di Sottanelli riguarda la critica all’approccio del governo e in modo specifico del ministro Urso. Il deputato si chiede “quale sia lo scopo della convocazione dei sindacati, prevista dal ministro, se questa non sarà accompagnata da un reale impegno verso la salvaguardia dell’occupazione e della produzione.”
Emerge quindi la richiesta di un coinvolgimento diretto di John Elkann, presidente di Exor e figura chiave nel settore automotive italiano. Chiamare a confronto Elkann significherebbe mettere sul tavolo questioni fondamentali per il futuro dello stabilimento e per la strategia produttiva di Iveco. Senza questo passaggio, il rischio è che si ripeta uno scenario di “funerali industriali” già visto in altre occasioni, con conseguenze negative per lavoratori e filiere correlate.
Produzione auto nazionale, l’accusa sulla distanza fra annunci e risultati
Un altro aspetto sollevato riguarda la discrepanza fra gli annunci del governo e le cifre reali della produzione automobilistica nazionale. Il ministro Urso aveva indicato l’obiettivo di raggiungere la produzione di un milione di auto in Italia entro il 2025. Ma i dati riferiti da Sottanelli mostrano come, nei primi sei mesi di quest’anno, siano state prodotte soltanto 121 mila vetture, un numero lontano dalle dichiarazioni.
Questa differenza fa emergere l’assenza di un piano concreto o di una strategia chiara per rilanciare il comparto. Senza una direzione definita e investimenti mirati, la capacità produttiva rischia di restare in calo, con effetti negativi sull’indotto e sull’economia locale. Il deputato sottolinea come queste lacune spieghino, in parte, il clima di incertezza che grava sull’intero settore.
La richiesta di informazioni urgenti al governo da parte di azione
Davanti a questa situazione, il partito Azione ha formalizzato la richiesta al governo di riferire davanti al Parlamento in tempi stretti. È stato chiesto un documento dettagliato che chiarisca l’effettiva posizione dell’esecutivo sulle prospettive di Iveco e del settore automotive.
Secondo Sottanelli, “il vero dovere delle istituzioni è offrire risposte precise e immediate a lavoratori, territori e all’intero paese.” La mancanza di trasparenza finora ha alimentato solo tensioni e ansie, specie in zone come la Val di Sangro dove l’industria automobilistica rimane il principale motore economico e occupazionale. Restano attesi sviluppi nelle prossime settimane, con attenzione alta sulla capacità del governo di costruire dialogo e piani concreti attorno a queste questioni.