Più di 6 miliardi di pianeti simili alla terra nella Via Lattea, secondo un nuovo studio

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Oltre 6 miliardi di pianeti simili alla Terra nella nostra galassia, rivela uno studio. - Gaeta.it

Sofia Greco

20 Settembre 2025

Uno studio dell’Università della Columbia Britannica, basato sui dati della missione Kepler della NASA, stima che nella Via Lattea possano esistere oltre sei miliardi di pianeti simili alla Terra. La ricerca si concentra su corpi rocciosi con dimensioni analoghe a quelle del nostro pianeta, che orbitano attorno a stelle come il Sole e si trovano nelle cosiddette zone abitabili, dove la temperatura consente la presenza di acqua liquida.

Le caratteristiche dei pianeti simili alla terra nella nostra galassia

Per definire un pianeta “simile alla Terra”, i ricercatori hanno considerato diversi requisiti precisi. Uno di questi è la composizione rocciosa del corpo celeste, escludendo quindi pianeti gassosi o troppo massicci. La dimensione deve essere vicina a quella terrestre, poiché un diametro simile implica condizioni geologiche e atmosferiche potenzialmente comparabili. Questi pianeti devono orbitare attorno a stelle di tipo G, analoghe al Sole, ovvero con temperatura e luminosità che permettono temperature adatte nello spazio circostante.

Un elemento cruciale riguarda la distanza orbitale. I pianeti individuati devono trovarsi nelle “zone abitabili” delle proprie stelle, cioè in un intervallo di distanza che consente di mantenere l’acqua allo stato liquido sulla superficie. Questo criterio diventa centrale perché l’acqua liquida è considerata un prerequisito fondamentale per lo sviluppo di forme di vita simili a quelle sulla Terra.

La stima della frequenza di pianeti terrestri nella Via Lattea e le difficoltà di osservazione

Le cifre emerse dallo studio indicano una frequenza di circa un pianeta simile alla Terra ogni cinque stelle come il Sole nella Via Lattea. Le stime precedenti mostravano valori molto variabili, da uno ogni cinquanta a uno per stella, motivo per cui questa nuova valutazione rappresenta un passo importante nella comprensione della distribuzione di pianeti abitabili.

Individuare questi corpi celesti si rivela complesso. I pianeti rocciosi di dimensioni comparabili alla Terra tendono ad orbitare più lontano dalle loro stelle e sono più piccoli rispetto ad altre tipologie di esopianeti più facili da rilevare. Per questo motivo, i cataloghi planetari raccolti fino a oggi includono una frazione limitata di pianeti effettivamente esistenti. Gli scienziati sono ricorsi a tecniche avanzate, come la “modellazione in avanti”, che consente di superare le lacune osservative stimando la presenza di pianeti non direttamente rilevati.

La scoperta e il significato del “radius gap” tra i pianeti vicini alla stella

Lo studio ha approfondito un fenomeno già noto nella scienza degli esopianeti: il cosiddetto “radius gap”, ovvero il vuoto nella distribuzione delle dimensioni di alcuni pianeti. Questo divario si manifesta per corpi con periodi orbitali inferiori a 100 giorni, nei quali non si trovano spesso pianeti con dimensioni comprese tra 1,5 e 2 volte quelle della Terra.

I ricercatori hanno chiarito che questo divario nelle dimensioni riguarda un intervallo di periodi orbitali più ristretto di quanto si pensasse in passato. Questa scoperta ha significato per capire come si formano e si evolvono i pianeti vicini alle loro stelle, un aspetto fondamentale per valutare la possibilità di trovare mondi abitabili.

La ricerca sull’esistenza e la frequenza di pianeti simili alla Terra avanza, mentre rimangono aperte indagini importanti su come questi pianeti si formano, sulle loro caratteristiche fisiche precise e sulle condizioni che potrebbero rendere possibile la vita fuori dal nostro sistema solare.