Un gruppo di giovani provenienti da Tahiti, Guam e Tonga ha affrontato un lungo viaggio di oltre 18 mila chilometri per raggiungere Roma e partecipare al Giubileo dei Giovani. Incontri, preghiere, musica tradizionale e momenti di condivisione hanno caratterizzato questo pellegrinaggio, sottolineando il legame tra culture lontane e l’universalità della fede cattolica. Dal racconto dei protagonisti emerge la forza di un cammino spirituale comune che unisce continenti opposti.
Un viaggio importante per giovani di isole lontane verso il centro della cristianità
Partecipare a un evento come il Giubileo dei Giovani a Roma per molti giovani di questi territori significa affrontare un’impresa non indifferente. La distanza geografica è enorme: da Tahiti, per esempio, occorrono due voli con durate di 8 e 11 ore, attraversando fusi orari e scali. Questa è la prima esperienza in aereo per diversi ragazzi, un dettaglio che evidenzia la portata unica di questo viaggio. Allo stesso tempo, la partecipazione assume un significato profondo per chi ambisce a incontrare “casa nostra”, cioè Roma, dove risiede il Papa, figura centrale della Chiesa cattolica.
Il gruppo da Tahiti comprende circa 40 persone tra giovani e adulti; da Guam sono arrivati sei giovani, mentre da Tonga e Niue sono presenti tre pellegrini. La preparazione al pellegrinaggio è stata accompagnata da momenti di preghiera, catechesi e iniziative collettive, a conferma dell’importanza che ogni comunità attribuisce a questo evento. Non si tratta solo di un viaggio fisico ma di un cammino spirituale che aiuta a rinsaldare la fede e a condividere un’esperienza comune con coetanei di ogni angolo del mondo.
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L’esperienza di frankie da guam: un ritorno alle radici spirituali
Frankie Casill, 32 anni, studente di criminologia e volontario nella pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Agaña a Guam, descrive l’arrivo a Roma come un rito di ricarica spirituale fondamentale dopo anni. Ricorda con emozione la sua prima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nel 2011, un momento difficile ma carico di grazia e ispirazione. La vista di Papa Benedetto XVI e l’adorazione del Santissimo Sacramento nonostante la pioggia sono immagini che gli hanno dato forza per tornare a servire la Chiesa locale.
Quest’anno Frankie affronta questo nuovo pellegrinaggio con la consapevolezza di un bisogno interiore di rinnovamento. La sua arcidiocesi ha favorito la preparazione dei partecipanti organizzando Messe e rosari in spiagge differenti, segno di un legame stretto tra spiritualità e ambiente naturale dell’isola. Frankie si aspetta di portare a Guam idee fresche e messaggi di speranza per rinvigorire la presenza giovanile nelle attività ecclesiastiche. Il suo impegno nasce dal desiderio di aiutare la comunità a camminare insieme, appoggiandosi sulla fede che si rinnova proprio in eventi come questo pellegrinaggio.
La fede universale spiegata da latu di tonga
Latu Malupo, 28 anni, funzionario pubblico di Tonga, racconta con orgoglio l’opportunità di sperimentare la forza della propria fede in una dimensione globale. Il suo viaggio a Roma, prima esperienza all’estero, la mette a contatto con culture diverse e con la storia della Chiesa cattolica, arricchendo la sua visione del cristianesimo. A Tonga la comunità cattolica è piccola e strettamente legata, e Latu sottolinea che questa appartenenza definisce in modo netto la vita religiosa locale.
Momenti di confronto e incontro
A Roma ha preso parte anche al Forum per i Giovani di Caritas Internationalis, un’occasione per aprirsi ad altre esperienze spirituali e culturalmente distinte. La sua speranza è che questa esperienza la aiuti a tornare a Tonga con strumenti e ispirazioni utili a guidare i giovani del suo Paese. La fede, spiega, non si ferma ai confini nazionali ma si estende all’interno della Chiesa universale.
Latu evidenzia il tema della speranza, motore del pellegrinaggio e filo rosso del Giubileo. La preparazione della diocesi ha incluso rosari e liturgie che hanno accompagnato i credenti verso questo momento di riflessione e comunione. L’intenzione è diffondere una fede che si radica nella cultura locale ma abbraccia un panorama globale senza distinzioni.
Marevareva da tahiti e la musica che unisce la fede durante le liturgie
Il gruppo da Tahiti ha portato con sé strumenti musicali simbolo della loro cultura, come ukulele e tamburi, per animare le celebrazioni liturgiche. Marevareva Teuira, che accompagna i pellegrini, racconta come la musica viva dentro loro la messa in modo particolare, differenziandoli nelle forme ma non nella sostanza della fede. Per loro, la preghiera resta la stessa di ogni cattolico nel mondo: Padre Nostro, Ave Maria e l’amore per Gesù.
Una comunità unita dalla fede e dalla musica
Questa esperienza a Roma rappresenta un motivo di orgoglio e un segno tangibile della loro appartenenza alla Chiesa. L’evento giubilare è atteso come un’opportunità per incontrare il Papa, definito come “il nostro Pastore”, e rafforzare così il legame spirituale con la Chiesa universale. Dietro questo viaggio c’è un lavoro di oltre un anno per raccogliere fondi; in tanti hanno contribuito vendendo pasti o organizzando iniziative comunitarie.
La preparazione alla partenza ha coinvolto momenti di catechesi e preghiera, per “preparare il cuore” dei giovani. Marevareva sottolinea come la speranza e la forza della fede siano cruciali per affrontare questo viaggio impegnativo e per portare al ritorno nuove energie per la comunità locale. Il desiderio è che questa esperienza tocchi molte persone e rinvigorisca la fede soprattutto delle nuove generazioni, a scuola e in famiglia.