Papa Leone XIV esprime cordoglio per l’attacco alla chiesa greco-ortodossa di Mar Elias a Damasco

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Papa Leone XIV, tramite un telegramma del cardinale Parolin, esprime cordoglio e preghiere per le vittime dell’attentato alla chiesa greco-ortodossa di Mar Elias a Damasco, sottolineando solidarietà e invocando pace in Siria. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

24 Giugno 2025

L’attentato alla chiesa greco-ortodossa di Mar Elias, a Damasco, ha provocato una serie di vittime e danni importanti. In seguito a questo episodio, papa Leone XIV ha manifestato il suo profondo dolore e la sua vicinanza a chi ha subito questa tragedia. Le parole del pontefice arrivano attraverso un telegramma firmato dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede.

Il telegramma di cordoglio inviato dal cardinale segretario di stato

Nel messaggio ufficiale, il cardinale Pietro Parolin trasmette il sentimento di tristezza del papa per le vittime causate dall’attacco alla chiesa. Il documento sottolinea la gravità delle perdite e i danni subiti dall’edificio sacro, un luogo importante per la comunità ortodossa e per la città di Damasco. Il papa, attraverso il segretario di Stato, esprime solidarietà “a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”, indicando chiaramente la portata dolorosa dell’evento nella sua dimensione umana e religiosa.

Un mezzo di comunicazione formale

La scelta del cardinale Parolin di affidare a un telegramma la comunicazione permette di rendere immediata e formale la presa di posizione della Santa Sede. Questo tipo di messaggio rappresenta uno strumento consueto per esprimere partecipazione a situazioni di crisi o lutto internazionale, facendosi portavoce diretto del pontefice. Il testo rivela un intento di conforto non solo verso le vittime, ma anche verso le famiglie, le comunità e l’intera nazione coinvolta.

La preghiera del papa per vittime e feriti dell’attentato

Nel telegramma, papa Leone XIV rivolge una preghiera intensa per chi piange le persone scomparse nell’attacco. La richiesta di protezione divina si estende ai feriti, con l’auspicio di una guarigione completa e rapida. Il pontefice invoca i “doni di consolazione, guarigione e pace dell’Onnipotente” per la Siria, colpita da un episodio che aggrava una situazione già difficile.

Un impegno spirituale nel dolore collettivo

Questa espressione di preghiera formalizza un impegno spirituale in un momento di dolore collettivo. Il papa ricorda che dietro le notizie di violenza ci sono vite spezzate e famiglie segnate dal lutto. È un gesto che sottolinea la dimensione umana della fede, capace di offrire sostegno interiore e speranza anche nei frangenti più complicati.

Ricordare pubblicamente le vittime e chi soffre significa mantenere alta l’attenzione internazionale sul conflitto e le sue conseguenze. In particolare, la scelta di pregare per la pace collega l’atto violento alle speranze di stabilità che molte comunità attendono da anni in Siria.

Il contesto dell’attacco alla chiesa di Mar Elias a Damasco

La chiesa greco-ortodossa di Mar Elias è un punto di riferimento storico e religioso nel cuore di Damasco, capitale della Siria. L’attacco subìto rappresenta non solo una ferita fisica ma anche simbolica per la convivenza delle diverse comunità in una città che ha vissuto, già da tempo, tensioni legate a diversi conflitti.

Tensioni e conflitti in Siria

Eventi simili non sono isolati: il paese ha affrontato anni di guerra e di attentati che hanno colpito in particolare siti religiosi, considerati centri di rifugio e spiritualità. L’assalto alla chiesa è una manifestazione di come lo scontro si rifletta anche nel tessuto civico e culturale, con ripercussioni sensibili sulle relazioni tra gruppi etnici e confessioni religiose diverse.

L’attacco riporta all’attenzione mondiale le difficoltà della Siria nel preservare i suoi patrimoni culturali e religiosi. La chiesa di Mar Elias, oltre al valore spirituale, rappresenta un elemento importante per la memoria e l’identità locale. Per questo motivo il dolore espresso da papa Leone XIV assume un significato che va oltre la pietà religiosa, diventando una denuncia implicita al rispetto delle minoranze e dei luoghi sacri.

Le reazioni internazionali e il ruolo della santa sede

Il gesto della Santa Sede si inserisce in un clima internazionale che monitora attentamente la situazione siriana. L’attentato ha suscitato riscontri e condanne da varie parti, ma la presa di posizione del papa assume un rilievo particolare per il suo peso morale e simbolico.

Un messaggio di protezione e pace

La Santa Sede, con il telegramma affidato a Pietro Parolin, chiede attenzione e compassione. In un momento di crisi, la voce del pontefice vuole richiamare la comunità internazionale alla tutela dei civili e dei luoghi di culto. Non è solo un messaggio di empatia, ma anche un invito a non lasciare isolata una nazione ancora lacerata da anni di lotte interne.

L’impegno della Santa Sede in questo contesto nasce anche dalla presenza storica e da relazioni che la chiesa cattolica mantiene con diverse confessioni orientali. Il pontefice si pone così come mediatore morale, capace di far sentire una parola di pace e di protezione in una terra martoriata da conflitti e divisioni.

Il telegramma appare quindi come segno tangibile di attenzione verso le comunità colpite, ma anche come monito per la comunità globale ad affrontare con serietà le conseguenze umane e sociali di qualsiasi forma di violenza.