Un recente lavoro scientifico propone una revisione delle idee tradizionali sui buchi neri. Secondo questa ricerca, la materia non attraverserebbe l’orizzonte degli eventi ma si accumulerebbe attorno ad esso, a causa di una trasformazione del tempo al confine del buco nero. Le implicazioni di questa teoria coinvolgono concetti profondi legati alla natura del tempo, della gravità e della struttura dello spazio-tempo vicino a questi oggetti cosmici estremi.
Il concetto di tempo immaginario dentro i buchi neri
La teoria della relatività generale descrive la gravità come una curvatura dello spazio-tempo, ma il modo in cui il tempo scorre dentro un buco nero resta un mistero ancora senza conferma sperimentale. Salvatore Capozziello, fisico all’università federico ii di napoli, insieme a colleghi dell’università statale di milano, ha illustrato un’idea che rivoluziona questa lettura. Una volta superato l’orizzonte degli eventi, il tempo non si muove più come un parametro reale nelle tradizionali coordinate fisiche. Qui il tempo diventerebbe “immaginario”, una quantità matematica che non si interpreta con il normale scorrere degli eventi.
Un nuovo limite per la materia
Questo cambiamento rende impossibile concepire l’ingresso effettivo della materia all’interno del buco nero. Secondo Capozziello, il tempo non consensisce più un percorso reale da compiere oltre questa soglia, facendo sì che la materia resti bloccata lungo l’orizzonte. Questa idea spiega anche la mancanza di dati osservativi diretti sugli interni dei buchi neri: non c’è una dimensione temporale valida per descriverli.
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Il problema delle singolarità nella relatività generale
Nel contesto della gravità e dell’universo, le singolarità rappresentano punti problematici in cui le leggi della fisica classica smettono di valere. Sono già note nel big bang, ma anche nei buchi neri assumono un ruolo centrale. Nello scenario convenzionale, queste aree segnano un collasso completo dello spazio-tempo con densità infinite e comportamenti non descrivibili dalle equazioni di einstein.
Il problema si estende anche al confronto fra osservatori: mentre per chi guarda da lontano un oggetto sembra congelarsi dopo aver raggiunto l’orizzonte degli eventi, l’oggetto stesso cadrebbe in un tempo finito all’interno del buco nero. Questo paradosso resta irrisolto nella fisica classica, e non esistono prove dirette per capire cosa avviene effettivamente nei dettagli.
Concetto di tempo e osservazione
La nuova interpretazione basata sulle coordinate fisiche e le onde gravitazionali
Per indagare l’interazione della materia con i buchi neri, i ricercatori hanno adottato uno schema di coordinate considerate “fisiche” per esaminare le caratteristiche delle onde gravitazionali nell’intorno del buco nero. Da questa analisi emerge che la velocità con cui la materia cade verso il buco nero diminuisce progressivamente fino ad annullarsi all’orizzonte degli eventi.
Quel che più conta è che la curvatura dello spazio-tempo in quel punto rimane limitata, senza degenerare verso valori infiniti come previsto dalle teorie tradizionali. Questa condizione è stata definita “atemporalità”, un fenomeno dove il tempo smette di funzionare come dimensione reale. La conseguenza è che la materia non entra davvero nel buco nero, ma si ferma e rimane attorno a quella soglia.
Una fisica che esclude la singolarità e la caduta della materia
La ricerca apre la strada a una visione alternativa: i buchi neri non presentano più singolarità nel senso usuale. L’idea chiave è che il collasso infinito dello spazio-tempo non si verifica perché tra le proprietà del tempo immaginario e la curvatura limitata dello spazio si impone un limite invalicabile.
In questo modello la materia orbiterebbe e accumulerebbe intorno all’orizzonte degli eventi, senza sparire in un punto senza dimensioni. La teoria potrebbe anche integrarsi agli sviluppi della meccanica quantistica, dove il trattamento di singolarità resta una sfida fondamentale.
Effetti e implicazioni ancora da esplorare
Il ruolo dell’orizzonte degli eventi e la reinterpretazione delle immagini recenti
Con questa nuova visione, l’orizzonte degli eventi si configura come un confine reale e definitivo di separazione. Non si tratta più solo del punto in cui la luce e le informazioni smettono di uscire, ma di una barriera dove il tempo stesso si trasforma e impedisce il passaggio.
L’immagine celebre del buco nero ottenuta nel 2019 dal progetto event horizon telescope andrebbe rivista alla luce di questa idea. Quel che si vede non sono particelle inghiottite, bensì materia ammassata e intrappolata proprio in prossimità dell’orizzonte. Quindi i buchi neri potrebbero non essere divoratori infiniti ma punti di accumulo stabile di materia nello spazio.