L’obbligo di segnalare la riduzione di quantità nei prodotti mantenendo lo stesso prezzo, noto come shrinkflation, subirà un nuovo slittamento in Italia. La novità riguarda un emendamento al ddl Semplificazioni attualmente in esame al Senato. La norma originaria prevedeva di informare i consumatori a partire dal 1° aprile 2025, ma la scadenza è stata già spostata più volte. L’ultimo rinvio porta la data entro cui i produttori dovranno applicare questa etichetta almeno a luglio 2026, dopo dialoghi con la Commissione Europea e altri soggetti coinvolti.
L’obbligo di etichettatura shrinkflation: cosa prevede la legge italiana
La pratica commerciale della shrinkflation consiste nel diminuire quantità o dimensioni di un prodotto senza ridurre il prezzo. In Italia, la legge sulla concorrenza ha imposto ai produttori di segnalare ai consumatori qualsiasi riduzione visibile tramite un’etichetta ben visibile, che deve indicare la quantità minore rispetto a quella precedente. Questo obbligo sarebbe dovuto scattare dal 1° aprile 2025. In particolare, un’azienda che commercializza un prodotto col contenuto ridotto ma col medesimo packaging deve avvisare per almeno sei mesi dall’immissione sul mercato. Tale etichetta doveva comparire sul fronte della confezione o su un adesivo facilmente leggibile. Successivamente la data è stata prorogata al 1° ottobre 2025, ma l’ultima bozza legislativa ha previsto un nuovo spostamento a luglio 2026, proprio per tener conto delle discussioni con l’Unione Europea e le parti interessate.
L’intervento della commissione europea e le critiche alla normativa italiana
Nel marzo 2025 la Commissione Europea ha apertamente contestato la misura italiana per la trasparenza della shrinkflation. Pur riconoscendo l’importanza di informare i consumatori su cambiamenti nelle quantità, Bruxelles ha ritenuto che chiedere l’indicazione obbligatoria sulla singola confezione sia una misura troppo severa. Trova tale obbligo un ostacolo alla libera circolazione delle merci nell’Unione e un freno al mercato interno. La Commissione ha infatti sottolineato la sproporzione tra l’adempimento richiesto e i vantaggi ottenibili per i consumatori, suggerendo che altri metodi meno invasivi avrebbero potuto garantire la stessa trasparenza.
La procedura di infrazione e la violazione della direttiva sul mercato unico
La Commissione Europea ha avviato nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione per la mancata conformità della legge shrinkflation con le regole del mercato unico. Tra i motivi principali la mancanza di prove che la misura fosse proporzionata alla tutela dei consumatori, e l’adozione della normativa non rispettando i tempi previsti per la notifica alla Commissione. In particolare il regolamento della trasparenza del mercato unico impone che tutti i progetti di legge siano comunicati e sospesi in attesa di un parere dettagliato. Nel caso italiano la norma è stata varata oltre tale periodo, senza tener conto del parere negativo espresso da Bruxelles. Questo ha spinto l’Unione a inviare la lettera di costituzione in mora, cioè l’avvio formale verso la sanzione, e ha reso necessario un ulteriore rinvio dell’entrata in vigore di questa disposizione.
L’iter normativo sulla segnalazione della shrinkflation in Italia prosegue tra modifiche e trattative con Bruxelles. La data ultima per l’applicazione di questa etichetta rimane al momento luglio 2026, in attesa di eventuali ulteriori sviluppi legislativi o accordi.