Nuove domus de janas a bonorva: tre tombe ipogee scoperte nell’area di sant’andrea priu in sardegna

Nuove domus de janas a bonorva: tre tombe ipogee scoperte nell’area di sant’andrea priu in sardegna

Nuove domus de janas scoperte a Sant’Andrea Priu, Bonorva, arricchiscono il patrimonio neolitico della Sardegna tutelato dall’Unesco, con reperti restaurati e studi in corso sul sito archeologico del Meiloglu.
Nuove Domus De Janas A Bonorva Nuove Domus De Janas A Bonorva
A Bonorva, Sardegna, sono state scoperte tre nuove tombe ipogee domus de janas nel sito di Sant’Andrea Priu, arricchendo lo studio delle pratiche funerarie neolitiche e romane e valorizzando il patrimonio archeologico locale tutelato dall’UNESCO. - Gaeta.it

Le recenti campagne di scavo nell’area archeologica di sant’andrea priu, a bonorva in sardegna, hanno portato alla luce tre nuove tombe ipogee appartenenti alle domus de janas. Questi ritrovamenti arricchiscono il patrimonio neolitico isolano, da poco inserito tra i siti patrimonio dell’umanità dell’unesco, offrendo spunti importanti per lo studio delle pratiche funerarie e della vita sociale delle comunità antiche. L’attenzione è concentrata sull’analisi dei reperti e la valorizzazione del territorio intorno al meiloglu, grazie alle iniziative del ministero della cultura.

La scoperta delle nuove domus de janas nel sito di sant’andrea priu

Le tre nuove domus de janas, indicate con i numeri xviii, xix e xx, sono emerse durante la campagna di scavo condotta nel 2025 sul pianoro vicino alle formazioni rocciose chiamate “campanile” o “toro”. L’indagine è stata motivata dalla particolare conformazione del terreno tra la tomba xii e la tomba xiii — quest’ultima nota come “tomba del focolare” — che ha suggerito la possibile presenza di altri ipogei inesplorati. L’esplorazione ha confermato l’ipotesi, mostrando una particolare disposizione a ventaglio delle tre strutture scavate nella roccia.

Le nuove tombe si collocano in un contesto già noto per la presenza di numerosi ipogei: con questa scoperta il totale sale a venti. Si tratta di elementi fondamentali per comprendere l’organizzazione delle sepolture neolitiche nell’area.

Caratteristiche architettoniche e reperti ritrovati nelle tre tombe

La tomba xviii è la prima venuta alla luce. Presenta un corridoio dromos scolpito accuratamente nella roccia, che introduce a una cella quadrangolare. Al centro di questa stanza si trova un focolare incavato, ricavato in rilievo. Da qui si accede a una cella rettangolare più ampia, sulla cui sinistra si apre un terzo ambiente più piccolo. Tra i reperti spiccano utensili di pietra, come picconi, un’accetta verde e frammenti di ossidiana, oltre a una fusaiola, utile a tessere filati.

La tomba xix si distingue per le dimensioni ridotte e la struttura più semplice. All’esterno fa mostra di un piccolo padiglione. All’interno ha una cella rettangolare collegata a una nicchia tondeggiante. Qui sono affiorati frammenti di ceramica e ossidiana, insieme a un vasetto in miniatura, che getta luce sulle pratiche rituali e sul valore simbolico degli oggetti.

La tomba xx è più complessa e articolata. La cella d’ingresso si apre su due rami laterali, contenenti complessivamente sette stanze. La particolarità più vistosa è una fascia dipinta conservata in una delle celle, motivo per cui l’intera struttura è soprannominata “tomba dei vasi romani”. Questo nome deriva dal ricco corredo ceramico ritrovato nell’ipogeo, comprendente più di trenta pezzi di epoca imperiale perfettamente conservati.

Il recupero dei reperti e gli sviluppi delle ricerche archeologiche

I materiali emersi dalle nuove domus saranno sottoposti a restauro presso il centro riconosciuto per la conservazione archeologica della soprintendenza di li punti. La fascia dipinta e i corredi ceramici rappresentano testimonianze preziose per ricostruire le fasi di vita e morte nelle popolazioni neolitiche e romane del meiloglu.

Proseguimento degli studi e valorizzazione del sito

Le ricerche continueranno anche nelle aree inferiori del sito, dove sono emersi indizi di un insediamento romano e altomedievale. Questi approcci multidisciplinari aiutano a mettere in relazione periodi diversi, offrendo un quadro più completo della storia locale.

Le tombe appena scoperte sono già state rese visitabili. Chi si trova in sardegna può visitare il sito di sant’andrea priu, per osservare da vicino queste testimonianze antiche che si aggiungono alla rete di domus de janas sarde, recentemente tutelate dall’unesco. L’interesse per questi luoghi resta elevato, essendo un tassello fondamentale per la conoscenza del passato mediterraneo.

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