Morto sul lavoro nel Verbano-Cusio-Ossola: giovane colpito da scarica elettrica in cantiere

Morto sul lavoro nel Verbano-Cusio-Ossola: giovane colpito da scarica elettrica in cantiere

Un uomo di 31 anni muore fulminato a Villadossola, mentre in Italia nel 2025 si registrano 873 morti sul lavoro, con un aumento legato a modifiche legislative e carenze nelle misure di sicurezza.
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Nel 2025 in Italia si registra un allarmante aumento di morti sul lavoro, evidenziato dall'ultimo incidente fatale a Villadossola, con 873 vittime nei primi sette mesi dell'anno, a causa di carenze nelle misure di sicurezza e di modifiche legislative. - Gaeta.it

Un altro incidente mortale ha travolto il mondo del lavoro in Italia nel 2025. Un uomo di 31 anni è deceduto sul colpo dopo essere stato fulminato mentre lavorava su una piattaforma a Villadossola, in piazza della Repubblica. Il caso rientra in un contesto allarmante di incidenti che continuano a mietere vittime nei cantieri e nei luoghi di lavoro, mettendo in luce le contraddizioni di una sicurezza ancora insufficiente nonostante le regolamentazioni in vigore.

La tragedia a villadossola: dinamica e prime indagini

Il fatto è avvenuto in un cantiere nel cuore di Villadossola, nel Verbano-Cusio-Ossola. La vittima si trovava su una piattaforma elevata a circa sei metri da terra, impegnato presumibilmente in un’attività vicina a dei cavi elettrici. Una scarica lo ha colpito direttamente, causando la morte immediata. Sul posto sono intervenuti i soccorsi, ma ogni tentativo di rianimazione si è rivelato inutile, come spesso accade in questi casi drammatici.

Le autorità hanno aperto un’inchiesta che dovrà chiarire le cause precise dell’incidente, verificare eventuali responsabilità e accertare il rispetto delle normative sulla sicurezza. Il fatto si inserisce in un trend preoccupante di decessi sul lavoro registrati in Italia nell’ultimo anno. Non si tratta di un episodio isolato, ma di un dato ricorrente che sottolinea lacune sostanziali nelle misure di tutela per i lavoratori sul campo.

Il bilancio delle morti sul lavoro in italia nel 2025

L’osservatorio indipendente di Carlo Soricelli, con sede a Bologna, registra quotidianamente le vittime degli infortuni sul lavoro in Italia. Dal primo gennaio fino al 31 luglio 2025, il numero di morti ha raggiunto la cifra di 873. Di questi, 621 sono deceduti direttamente sul luogo del lavoro. La media si attesta su un decesso ogni poco più di sei ore.

Questi dati fanno del 2025 l’anno più tragico degli ultimi decenni per la sicurezza sul lavoro. Un’onda nera che non si arresta, sottolineata anche da episodi recenti come l’incidente a Napoli dove tre operai sono morti cadendo da un carrello elevatore rovesciato. A seguire, altri incidenti gravi hanno coinvolto lavoratori precipitati da impalcature tra Cagliari e Bari.

Questo continuo susseguirsi di tragedie suggerisce una realtà inquietante: la scarsissima efficacia delle misure di prevenzione e controllo. I numeri sono soltanto un riflesso delle vite spezzate e della mancata applicazione di standard di sicurezza fondamentali.

Fattori e responsabilità alla base delle morti sul lavoro

Tra le cause principali del peggioramento della sicurezza sul lavoro, ci sono modifiche legislative citate da Soricelli. Il cosiddetto codice Salvini, entrato in vigore a giugno 2023, ha favorito la catena di appalti a cascata. Secondo dati osservati, questo meccanismo ha prodotto un incremento del 15% dei decessi soprattutto nei cantieri pubblici. A questo si aggiunge il Jobs Act, che con la cancellazione dell’articolo 18 nel 2015 ha portato a un ulteriore incremento del 43% delle morti.

Non si tratta solo di norme, ma di scelte politiche che hanno inciso direttamente sulle condizioni lavorative, abbassando gli standard di sicurezza contro la pressione della produttività. Come sottolinea Soricelli, “lavorare senza le protezioni minime, come agganciarsi a una fune, resta una prassi diffusa come sessant’anni fa.”

Profilo delle vittime: età, mestiere e condizioni

I dati raccolti mettono in luce diversi aspetti del problema. Il 30% delle persone decedute aveva oltre 60 anni, con una quota significativa sopra i 70. Le morti riguardano vari mestieri: i braccianti agricoli schiacciati da macchinari sono stati 94, gli autotrasportatori 88, mentre altrettante vittime si registrano per collassi da superlavoro tra infermieri e operai. Le donne muoiono meno nei cantieri, ma spesso subiscono incidenti durante gli spostamenti casa-lavoro, affrontando turni pesanti e impegni familiari.

Le vittime straniere rappresentano circa un terzo del totale, un dato che lascia intendere anche fragilità legate a condizioni occupazionali precarie. Non manca chi perde la vita con lavori domestici: 48 gli incidenti registrati in questa categoria, e 11 per potatura alberi.

Un osservatorio che non tace

Carlo Soricelli e il suo osservatorio continuano a tenere un registro dettagliato di ogni vittima, con dati precisi come età, nazionalità, mestiere e luogo dell’incidente. Non ci sono edulcorazioni o silenzi: ogni nome rappresenta un fatto concreto e drammatico che accende i riflettori su una realtà negata dalla politica e dalle istituzioni.

Il richiamo è all’urgenza di rivedere strategie e applicazioni delle norme, per evitare che la lista di morti continui a crescere senza sosta. Lo stato attuale del fenomeno testimonia ancora una volta il rischio a cui sono esposti milioni di lavoratori in Italia, un problema che richiede interventi rigorosi e controllo stringente.

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