Morso in classe a Racconigi, docente assolto per legittima difesa dopo lite con uno studente

di Sofia Greco

Un insegnante precario della scuola Arimondi-Eula di Racconigi ha morso uno studente durante una discussione, episodio che ha portato a un processo concluso con l’assoluzione per legittima difesa; il caso evidenzia le tensioni e le difficoltà nella gestione dei conflitti nelle scuole italiane. - Gaeta.it

La cronaca di un episodio avvenuto nella scuola superiore Arimondi-Eula di Racconigi, provincia di Cuneo, ha fatto discutere molte persone. Un insegnante precario ha reagito in modo inusuale durante una discussione con uno studente, scatenando una serie di eventi che si sono conclusi in tribunale. La sentenza ha stabilito l’assoluzione per legittima difesa, ma il caso rimane un tema aperto sul rapporto tra docenti e studenti e le difficoltà nella scuola oggi.

La vicenda: dal rifiuto alla reazione fisica

Tutto è cominciato con una richiesta semplice: uno studente ha chiesto al suo insegnante di poter andare in bagno. La risposta è stata un rifiuto, che ha acceso una discussione. Il tono dei due è rapidamente salito, la tensione è aumentata finché il professore, sotto pressione, ha afferrato lo studente e lo ha morso. Il dolore e il segno lasciato dai denti non sono sfuggiti agli studenti presenti, tanto che un compagno ha ripreso la scena con il cellulare. Il video è diventato immediatamente noto tra gli alunni e poi è finito nel fascicolo dell’indagine giudiziaria.

Testimonianze e clima in classe

Più testimonianze hanno raccontato che il clima in classe era piuttosto teso già da tempo. Lo stesso studente ha detto che non si trattava di un episodio isolato, ma che il docente tendeva a mantenere un ordine rigido, a volte percepito come eccessivo. L’aggressione fisica, però, è stata vista come un fatto straordinario e fuori dalle regole scolastiche, soprattutto considerando che dietro alla reazione c’era un adulto in carica di responsabilità.

La sentenza e la difesa legale del docente

Il tribunale di Cuneo ha preso una decisione che ha suscitato dibattito. L’insegnante è stato assolto perché il fatto, pur essendo avvenuto, non ha configurato un reato. La difesa ha sostenuto che il morso sia stato una reazione quasi automatica, dettata dal tentativo di liberarsi in una situazione di pressione emotiva e fisica estrema. Da parte sua, la procura ha concordato con la richiesta di assoluzione, anche perché la famiglia dello studente non ha mai presentato querela e questo ha reso non perseguibile l’accusa di lesioni.

La formula giuridica adottata è “il fatto sussiste ma non costituisce reato”, segno che seppure si riconosca la dinamica, mancano gli elementi per una condanna. Questo ha sollevato questioni sul confine tra una legittima difesa personale e comportamenti che in un contesto scolastico dovrebbero essere evitati a ogni costo.

Le conseguenze per il docente e l’impatto sul contesto scolastico

Nonostante l’assoluzione, l’episodio ha avuto ripercussioni importanti per il docente coinvolto. L’Ufficio scolastico regionale ha deciso di destituirlo dall’incarico precedente, dopo che il comitato valutatore dell’istituto ne aveva bocciato il periodo di prova. Il docente è stato trasferito temporaneamente in un’altra scuola nella stessa provincia, una scelta che può essere vista come una sospensione più che una promozione. Questo passaggio mette in discussione la sua carriera e lascia una scia di incertezza professionale.

Un caso noto tra i colleghi

Il “prof di Racconigi” è diventato un caso conosciuto tra i colleghi e nelle scuole della zona, uno dei tanti episodi che mostrano come la tensione tra insegnanti e studenti può diventare ingestibile. Le scuole spesso faticano a garantire un ambiente sereno, soprattutto quando mancano supporti adeguati per la gestione dei conflitti e per il sostegno psicologico ai docenti.

Riflessioni sul clima scolastico e le tensioni tra docenti e studenti

La storia di Racconigi offre uno spaccato su una realtà complessa. Le scuole italiane devono affrontare situazioni di crescente conflittualità, con studenti e insegnanti che spesso si trovano in una condizione di stress e isolamento. La difficoltà nel mantenere l’ordine e il rispetto reciproco si traduce in episodi di questo tipo, in cui la linea tra autorità e sopraffazione diventa molto sottile.

Il caso evidenzia la fragilità degli insegnanti precari, che si trovano da soli a gestire classi complicate senza avere a disposizione strumenti efficaci. Allo stesso tempo, i ragazzi, a volte provocatori, mettono in crisi quei confini necessari per un ambiente educativo sano. La gestione di questi conflitti richiede più di una semplice fermezza: servirebbero ascolto e supporti formativi per entrambe le parti, strumenti oggi difficili da reperire.

La scuola come luogo di tensioni che richiede attenzione e risorse

Dietro ogni episodio grave, ci sono segnali non intercettati o sottovalutati. La scuola è chiamata a essere non solo un luogo di apprendimento, ma anche un punto di riferimento per il benessere psicologico di studenti e docenti. Senza risorse adeguate, il rischio è che ogni aula diventi una zona di rischio dove lo stress prende il sopravvento su tutti.

Il caso di Racconigi, con la sua sentenza e le sue conseguenze, mette in luce la necessità di ripensare l’approccio all’educazione e alla gestione dei conflitti. Serve più attenzione a forme di prevenzione e interventi tempestivi, per evitare che episodi simili diventino routine e per restituire alla scuola il ruolo di comunità capace di accogliere e sostenere.