Missione salute pnrr: ritardi significativi nel raggiungimento degli obiettivi e spesa ancora limitata

Missione salute pnrr: ritardi significativi nel raggiungimento degli obiettivi e spesa ancora limitata

La missione salute del piano nazionale di ripresa e resilienza registra ritardi significativi nell’assistenza territoriale, nei posti letto in terapia intensiva e nella spesa dei fondi, mettendo a rischio il completamento entro il 2026.
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Il piano nazionale di ripresa e resilienza per la salute in Italia registra ritardi significativi nell’attuazione, con scarsa spesa delle risorse e lentezza nell’attivazione di case della comunità, ospedali di comunità e posti letto in terapia intensiva, mettendo a rischio il rafforzamento del sistema sanitario entro il 2026. - Gaeta.it

La missione salute del piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe rafforzare il sistema sanitario italiano con interventi su assistenza territoriale, posti letto in terapia intensiva e altre strutture. A metà 2025, il bilancio evidenzia ritardi in molte tappe strategiche e una lentezza nella spesa delle risorse disponibili. Il monitoraggio dell’osservatorio Gimbe segnala, a fronte di alcune scadenze rispettate, un arretrato preoccupante che potrebbe influire sull’impatto finale delle iniziative previste.

Stato di avanzamento dei progetti e utilizzo delle risorse

Al 30 giugno 2025, la missione salute ha rispettato quattro scadenze del secondo trimestre, di cui due imposte dall’Unione europea. Tuttavia, ben cinque su quattordici obiettivi europei risultano in ritardo, mostrando difficoltà nel completamento delle attività entro i tempi stabiliti. L’osservatorio Gimbe ha evidenziato che l’82% dei fondi stanziati resta ancora non speso, una quota molto rilevante che mette a rischio il successo complessivo del progetto.

Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, sottolinea che “il rispetto delle scadenze formali per lo sblocco delle rate non rispecchia il reale progresso delle iniziative”. Molti impegni restano dunque solo formali, senza tradursi in risultati sul campo. Questa discrepanza tra rendicontazione e avanzamento crea incertezza e potrebbe rallentare gli effetti attesi per i cittadini, specialmente ora che manca solo un anno alla rendicontazione finale del piano.

Le criticità principali emergono soprattutto nei programmi legati all’assistenza sul territorio e al potenziamento delle terapie intensive, settori chiave per rafforzare la risposta sanitaria italiana dopo l’emergenza pandemica. I segnali di rallentamento in queste aree mettono in dubbio la capacità di completare l’intervento entro il 2026, limite previsto per il completamento di molte attività.

Problematiche nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale

La riorganizzazione dell’assistenza territoriale rappresenta uno degli obiettivi più complessi e al momento meno rispettati. Il piano prevede la piena operatività di almeno 1.038 case della comunità entro giugno 2026. Queste strutture devono fornire servizi sanitari con personale dedicato per garantire cure più vicine ai cittadini.

A dicembre 2024 le case attivate in modo completo erano soltanto 164, appena il 15,8% del target. Ancora più grave è il dato sul personale: solo 46 strutture dispongono di medici e infermieri attivi, una condizione evidente di sottorganico che compromette la funzionalità reale delle sedi. La scarsità di risorse umane limita il ruolo di queste case, che dovrebbero alleggerire la pressione sugli ospedali.

Un altro traguardo previsto dal Pnrr riguarda gli ospedali di comunità, strutture intermedie pensate per gestire pazienti dimessi da reparti acuti e facilitare le cure territoriali. Il piano indica la loro operatività per 307 strutture entro il 2026, ma a dicembre 2024 solo 124 avevano almeno un servizio attivo, poco più del 40%. Non ci sono dati chiari sul personale disponibile in questi centri, elemento che rende difficile valutare l’effettiva capacità assistenziale offerta.

Questi numeri mostrano quanto il rafforzamento delle cure sul territorio rischi di fallire, con ripercussioni sull’intero sistema sanitario nazionale. Senza un impegno concreto nell’attivazione delle case e degli ospedali, l’obiettivo di una sanità più capillare e meno concentrata sugli ospedali rischia di restare incompleto.

Ritardi e criticità nei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva

Il piano sanitario del Pnrr prevede il potenziamento dei posti letto dedicati alle terapie intensive e semi-intensive, settore diventato prioritario dopo la pandemia da Covid-19. L’obiettivo è di raggiungere entro giugno 2026 un totale di 2.692 letti in terapia intensiva e 3.230 in semi-intensiva.

Al 21 marzo 2025, però, i posti attivati ammontano a 890 in terapia intensiva e a 1.199 in semi-intensiva . Il divario rispetto agli obiettivi indica un ritmo lento nelle realizzazioni. Rimane ancora lontano il completamento di una rete adeguata per affrontare emergenze future con una sufficiente capacità ospedaliera.

Cartabellotta ha definito “surreale che, a cinque anni dallo scoppio della pandemia, l’Italia non abbia ancora terminato tale infrastruttura vitale”. La mancata realizzazione completa dei posti letto compromette la resilienza del sistema sanitario e mette a rischio la gestione di eventuali nuove crisi sanitarie.

Il successo di questa parte del Pnrr dipende da interventi rapidi e mirati, che assicurino l’attivazione dei reparti e la disponibilità di personale specializzato. La difficoltà riscontrata nei cantieri, negli investimenti tecnologici e nell’assunzione di medici e infermieri limita la capacità di raggiungere gli standard previsti.

Gli sforzi fatti fino ad oggi risultano insufficienti per coprire la domanda prevista, lasciando aperte questioni sulla gestione sanitaria nei prossimi anni e sulla preparazione del sistema a rispondere a possibili nuove ondate epidemiche o altre emergenze di vasta scala.

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