Missile iraniano colpisce beersheva ignorando il cessate il fuoco mediato dagli stati uniti e scatena nuove tensioni

Missile iraniano colpisce beersheva ignorando il cessate il fuoco mediato dagli stati uniti e scatena nuove tensioni

A Beersheva un missile balistico iraniano ha colpito un palazzo residenziale causando morti, feriti e danni gravi, mentre Israele e Stati Uniti reagiscono alla violazione del cessate il fuoco con tensioni crescenti.
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A Beersheva un missile balistico iraniano ha colpito un edificio residenziale, causando morti e feriti e violando il cessate il fuoco con Israele, alimentando tensioni regionali e politiche tra Israele, Iran e Stati Uniti. - Gaeta.it

A Beersheva, città israeliana nel sud dello stato, l’attacco con un missile balistico iraniano ha lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione. Tra le vittime ci sono giovani cittadini come Noa Boguslavsky, 17 anni, ed Eitan Zacks, 18, uccisi nel loro appartamento mentre credevano la guerra fosse finita. Il lancio del missile, avvenuto la mattina del 12 febbraio 2025, ha violato il cessate il fuoco annunciato poco prima, suscitando una nuova ondata di tensioni tra Israele, Iran e Stati Uniti.

L’attacco del missile su beersheva: morte e devastazione in una città colpita nel cuore

I fatti che hanno colpito beersheva si sono svolti in piena notte, poco dopo le cinque del mattino, quando un missile balistico ha superato le difese aeree israeliane e ha centrato un palazzo residenziale di cinque piani in boulevard Joanna Jabotinsky. Nonostante la legge israeliana preveda che ogni appartamento abbia una stanza-rifugio antisfondamento, l’esplosione ha causato la morte di quattro persone, tra cui due giovani adolescenti, oltre a venti feriti. L’edificio è stato praticamente sventrato e le auto parcheggiate sono ridotte a rottami anneriti.

Danni e reazioni immediate

La deflagrazione ha frantumato vetri e sparso detriti per decine di metri: case e palazzi lontani dal punto d’impatto hanno riportato danni significativi. I residenti locali, come Itzik, si sono ritrovati spaventati e disorientati, soccorsi da paramedici volontari. Reazioni simili sono arrivate da intere famiglie costrette a lasciare le proprie case. Questa è la seconda volta negli ultimi giorni che un missile colpisce l’area urbana cittadina: pochi giorni prima un razzo aveva centrato un quartiere vicino all’ospedale Soroka, causando feriti e danni materiali.

La realtà di beersheva: una città vicina al deserto e alle comunità beduine dimenticate

Beersheva si trova alla frontiera del deserto del Neghev ed è considerata una roccaforte del sostegno politico a Netanyahu e alle sue azioni militari. Eppure la città si trova a poca distanza da piccoli villaggi beduini non riconosciuti dallo stato di Israele, dove comunità abbandonate vivono senza elettricità e servizi essenziali. Questo contrasto tra un centro urbano moderno e luoghi ai margini resta evidente e segnala un divario profondo.

Testimonianze della popolazione

Gli abitanti di beersheva, come testimoniato da una donna al centro delle riprese di una televisione estera, vivono quotidianamente la paura e la distruzione senza possibilità di riflessione sul dolore dei palestinesi a Gaza, coinvolti da mesi in un’offensiva militare israeliana. Questa distanza emotiva e culturale si percepisce nelle reazioni dopo l’attacco del missile iraniano. La guerra si fa sentire, ma non ancora capita nel suo complesso dagli abitanti.

La rottura del cessate il fuoco e le reazioni politiche di israele e stati uniti

Il missile lanciato verso beersheva è caduto pochi minuti prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco negoziato tra israeliani e iraniani con la mediazione degli Stati Uniti. Poco dopo un altro razzo ha raggiunto il nord di Israele, ma l’Iran ha negato ogni responsabilità. Il governo israeliano, guidato da Netanyahu, ha accusato Teheran di violazione deliberata, denunciata dal ministro della difesa Israel Katz e dal capo di stato maggiore Eyal Zamir.

La minaccia di una risposta militare

Le autorità israeliane avevano preparato una risposta militare decisa, mobilitando decine di cacciabombardieri verso obiettivi iraniani come ripetitori radar e depositi di munizioni. A bloccare l’attacco è stato Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti e uomo influente nella politica americana, che tramite la piattaforma Truth Social si è rivolto duramente sia a Tel Aviv sia a Teheran, esortando a fermare ogni azione che rompesse la tregua. Trump, con un linguaggio netto e diretto, ha ordinato a Israele di riportare a casa i piloti e di non bombardare l’Iran. Netanyahu ha dovuto attenersi a queste direttive, anche se dietro le quinte si è registrato malumore.

La tregua e le contraddizioni dell’accordo con l’iran tra speranze e realtà militari

Da una parte Netanyahu ha dichiarato alla popolazione israeliana che la guerra di 12 giorni contro l’Iran è stata una «vittoria storica» e che le attività nucleari iraniane si troveranno paralizzate. Dall’altra il New York Times ha diffuso un report riservato degli Stati Uniti secondo cui i danni ai siti nucleari iraniani si limitano a una temporanea battuta d’arresto del programma, con edifici sotterranei intatti e strutture operative ancora in piedi. Il ritardo sarebbe solo di pochi mesi.

Prospettive militari limitate

Il risultato militare appare più limitato rispetto alle ambizioni israeliane, che speravano in un cambiamento radicale del regime di Teheran. La guerra, anzi, sembra avviata verso una lunga fase di logoramento, con continue provocazioni iraniane e contrattacchi israeliani. Intanto, l’Iran si sta già adoperando per ricostruire i danni inflitti e potrebbe accelerare verso la produzione di un ordigno atomico — scenario già temuto da molti analisti. Nel frattempo cresce in Israele il malcontento verso la rapidità con cui il governo ha accettato di fermare l’offensiva sotto la pressione americana.

La prospettiva di un nuovo conflitto e la difficile strada verso un accordo definitivo

Ron Ben Ishai, analista militare israeliano noto per le sue valutazioni rigorose, ha anticipato che questa tregua non sarà l’ultima parola. L’analisi delle conseguenze e le trattative per un nuovo accordo nucleare con l’Iran richiederanno tempo, forse anni. Se i risultati non risponderanno alle aspettative di Israele e se le trattative si trascineranno senza risultati concreti, si dovrà tornare al conflitto militare.

Impatto sulla regione

Questa prospettiva getta un’ombra sulle relazioni internazionali e sul prossimo futuro nella regione. Non solo: fa emergere il rischio di nuove ondate di violenza e una fase di instabilità prolungata. La complessità del confronto tra Israele e Iran, messa in evidenza dalle continue violazioni del cessate il fuoco, resta una delle sfide più delicate per la pace mediorientale e globale.

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