L'evgenij onegin di Cajkovskij emoziona il pubblico della Scala: musica e regia a confronto

L’evgenij onegin di Cajkovskij emoziona il pubblico della Scala: musica e regia a confronto

L’interpretazione contemporanea di “Evgenij Onegin” alla Scala di Milano, diretta da Timur Zangiev e con la regia di Mario Martone, suscita emozioni contrastanti tra pubblico e critica.
L27Evgenij Onegin Di Cajkovskij L27Evgenij Onegin Di Cajkovskij
L'evgenij onegin di Cajkovskij emoziona il pubblico della Scala: musica e regia a confronto - Gaeta.it

L’evgenij onegin di Cajkovskij continua a far parlare di sé all’ di Milano, dove la rappresentazione ha attirato l’attenzione di un pubblico appassionato. La direzione musicale, guidata da Timur Zangiev, ha scelto un approccio mirato a enfatizzare l’elemento emotivo attraverso un tempo dilatato, mentre le voci del cast hanno saputo catturare l’attenzione degli spettatori. Tuttavia, la regia di Mario Martone ha sollevato qualche perplessità, poiché decide di trasporre l’amata opera russa dalla sua ambientazione ottocentesca a una realtà contemporanea, mantenendo però il nucleo narrativo originale intatto.

Una sinfonia di sentimenti e spazi moderni

L’evgenij onegin si presenta come un’opera poco eseguita in città, risalendo alla sua prima apparizione milanese nel 1900 ad opera di Arturo Toscanini, ventuno anni dopo quella di Mosca. La storia, basata sul romanzo in versi di Aleksandr Puškin, narra le avventure sentimentali di Tatjana, interpretata dall’incantevole Aida Garifullina, la quale cerca un modo per fuggire dalla monotonia della vita provinciale attraverso la letteratura. Il suo cuore batte per Evgenij Onegin, personaggio incarnato da Alexey Markov, al quale scrive una lettera d’amore che viene però respinta con una freddezza disarmante.

Il racconto si anima ulteriormente quando Onegin, per divertimento, decide di danzare con Olga, la quale è promessa sposa di Lenskij, applaudito dal pubblico come Dmitry Korkchar. La gelosia di Lenskij culmina in una sfida che viene trasformata in una roulette russa in questa nuova interpretazione, un evento drammatico che mette in evidenza tensioni e rivalità che superano le barriere tra l’amore e l’amicizia.

Il duello in chiave contemporanea

La regia di Martone si distingue per la sua scelta di rappresentare il duello tra Onegin e Lenskij con una roulette russa, un simbolo di rischio e pericolo che riflette le tensioni geopolitiche attuali fra Russia e Occidente. Questa scelta artistica è stata l’occasione per Martone di riflettere sulla divisione esistente tra “due popoli fratelli, due culture”, evidenziando come il conflitto abbia impattato sull’arte e sulla società.

Martone, in precedenza, aveva collaborato con Valery Gergiev per l’opera Covanscina, applaudita nel 2019. Purtroppo, il conflitto ha cambiato radicalmente le dinamiche della collaborazione, stravolgendo piani e aspettative. La drammaturgia si snoda attraverso scenografie di Margherita Palli e costumi di Ursula Patzak, lasciando uno spazio visivo che sottolinea il passare del tempo e l’inesorabile perdita dei sogni di Tatjana.

L’epilogo di un amore perduto

Tatjana, nel corso dell’opera, vive una metamorfosi. Le scene che la rappresentano chiusa nella sua stanza, circondata dai libri che la portano a sognare, vengono stravolte dal fuoco che distrugge la sua casa, un segno emblematico di una vita che si incendia tra speranze inascoltate e amare realtà. Dopo cinque anni, Onegin torna dall’estero e scopre che Tatjana, ora sposa del principe Gremin, incarna un amore impossibile.

Il contrasto tra i desideri di Onegin e le necessità di Tatjana culmina in un confronto carico di tensione emotiva, rappresentando i sogni perduti di una donna intrappolata in una realtà che non ha scelto. L’uso di un tendaggio rosso come sipario ha generato un po’ di confusione tra il pubblico, creando un gioco di ombre che non ha sempre soddisfatto le aspettative.

Applausi e contestazioni

I ritorni trionfali degli interpreti, tra cui Alina Kolosova nei panni della vedova Larina e Julia Gertseva come la nianja, sono stati accolti con applausi calorosi. Al coro, diretto da Alberto Malazzi, è stato tributato un plauso. Tuttavia, la regia di Martone ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni spettatori che hanno espresso il loro disappunto con dei ‘bu’, segno di una visione che, seppur audace, non ha trovato consenso unanime.

L’evgenij onegin alla Scala resta quindi un’opera che invita a riflessioni profonde, con interpretazioni che continuano a stimolare il dibattito su temi intramontabili, come l’amore, la perdita e le conseguenze della scelta.

Change privacy settings
×