l’earth overshoot day segna ogni anno il momento in cui il consumo umano di risorse naturali supera ciò che la terra riesce a rigenerare in 12 mesi. nel 2025 questa data è arrivata il 24 luglio, un segnale che evidenzia come l’attività dell’uomo continui a mettere forte pressione sugli ecosistemi del pianeta. a calcolare questa soglia è il global footprint network, che monitora da decenni la sostenibilità dell’impronta ecologica globale. capire le dinamiche dietro questo evento aiuta a cogliere la gravità del sovrasfruttamento delle risorse naturali e le conseguenze che ne derivano.
Cosa significa l’earth overshoot day e come viene calcolato
l’earth overshoot day indica il punto preciso durante l’anno in cui l’umanità consuma più risorse di quante la natura possa rinnovare nell’intero arco temporale. in pratica, se la terra potesse rigenerare un certo quantitativo di acqua, energia, materie prime e assorbire emissioni di carbonio, dal giorno dell’overshoot le attività umane vanno oltre questa capacità. il global footprint network utilizza dati raccolti a livello globale sull’uso delle risorse, sull’assorbimento di anidride carbonica da parte degli ecosistemi e sulla produttività biologica per stabilire questa data. rispetto allo scorso anno, il 2025 vede un anticipo di circa una settimana, indicando un aumento del consumo.
alla base del calcolo ci sono numeri legati a consumi energetici, disboscamenti, pesca, uso di acqua dolce e produzione di rifiuti. ad esempio, quando tagliamo alberi più in fretta di quanto la foresta riesca a rigenerarsi o emettiamo più CO₂ di quanto gli oceani e le foreste possono assorbire, contribuiamo a spostare l’overshoot day verso date sempre più ravvicinate all’inizio dell’anno. questi dati evidenziano che attualmente stiamo utilizzando risorse a un ritmo pari a circa 1,8 volte la capacità di rigenerazione del pianeta.
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Cause principali dello spostamento della data
il principale motivo dello spostamento dell’earth overshoot day è l’eccessivo impatto delle attività umane sugli ambienti naturali. emissioni di gas serra fuori controllo spingono la biosfera a livelli di stress che compromette sia la capacità di assorbimento del carbonio sia la salute degli ecosistemi. le industrie, i trasporti e le abitazioni restano tra i maggiori responsabili dell’aumento dei consumi energetici da fonti fossili. la deforestazione intensiva, a scopo agricolo o per ottenere legname, riduce le foreste primarie e secondarie, diminuendo la capacità di sequestrare CO₂.
lo sfruttamento idrico ha superato da tempo i limiti di reintegro naturale per molti bacini idrografici, creando tensioni in diverse regioni del pianeta, specialmente laddove la siccità e le crisi climatiche si fanno sentire. anche il prelievo eccessivo di popolazioni ittiche ha portato a un calo drastico di molte specie. questi squilibri non riguardano solo la quantità di risorse estratte, ma anche la loro distribuzione diseguale nel mondo. molte comunità continuano a soffrire per carenze di acqua potabile, cibo e materie prime nonostante l’abbondanza globale.
il risultato è una riduzione del capitale naturale globale, cioè delle riserve di risorse esistenti per le future generazioni. la situazione di sovrasfruttamento mette a rischio la capacità della terra di fornire servizi fondamentali come aria pulita, acqua, suoli fertili e biodiversità. ogni anno che l’overshoot day anticipa, indica una pressione crescente e la necessità urgente di interventi su larga scala per limitare gli sprechi e ripensare i modelli di consumo.
Le implicazioni per il futuro secondo gli esperti
il dottor paul shrivastava, professore alla pennsylvania state university, avverte che questo continuo debito ecologico rappresenta un rischio concreto per la stabilità ambientale e sociale del pianeta. la natura come “credito” di risorse non può essere indebitata indefinitamente senza conseguenze. “se non si modifica il modo in cui si consumano acqua, cibo, energia e materiali, si rischia un vero e proprio default ambientale”. questo comporterebbe una diminuzione drastica della qualità della vita e una crisi delle società umane, soprattutto nelle aree più fragili.
shrivastava sottolinea che la soluzione dipende da una volontà collettiva e politica forte, capace di mettere in pratica strategie che limitino lo sfruttamento e promuovano la capacità di riparazione degli ecosistemi. queste strategie devono coinvolgere sia le scelte di consumo individuali che le politiche pubbliche. ad esempio, ridurre gli sprechi alimentari, favorire l’efficienza energetica e puntare sulle energie rinnovabili sono azioni concrete. i governi devono elaborare piani che tengano conto delle emissioni complessive e dell’uso delle risorse, per evitare di compromettere il benessere futuro.
alla base di tutto ci deve essere una maggiore consapevolezza che la terra non è un magazzino infinito di materiali, ma un sistema delicato che richiede equilibrio. evitare il default ambientale significa rispettare i limiti naturali che ci sono stati dati e tradurre quella comprensione in comportamenti e leggi coerenti.
Quadro attuale del consumo globale delle risorse
oggi l’umanità dipende fortemente da combustibili fossili, risorse idriche e prodotti agricoli che spesso si ottengono a un ritmo più veloce di quanto l’ecosistema possa supportare. intere foreste vengono disboscate per fare spazio a colture o allevamenti, mettendo a rischio biodiversità e riducendo la capacità di assorbire CO₂. zone costiere e popolazioni di pesci sono sotto pressione continua per la pesca intensiva, causando squilibri negli habitat.
nei paesi industrializzati il consumo energetico e di materiali è superiore alla media globale, mentre in molte nazioni in via di sviluppo si assiste a una crescita rapida delle necessità, che rischia di peggiorare la situazione senza un’adeguata pianificazione. l’impronta ecologica è quindi una misura che evidenzia non solo il consumo, ma anche le disuguaglianze tra popoli e territori.
le emissioni di gas serra rimangono uno dei problemi più urgenti poiché oltre a ridurre la capacità della biosfera di assorbire anidride carbonica, alimentano i cambiamenti climatici che colpiscono direttamente le risorse idriche, agricole e naturali. lo spostamento dell’earth overshoot day verso date sempre più precoci evidenzia un problema sistemico che deve essere affrontato con decisione in ogni ambito, dalla produzione all’uso quotidiano. a questo si aggiungono questioni di gestione e accesso alle risorse, che complicano ulteriormente il problema globale del sovrasfruttamento.