Nel 2024 il panorama delle imprese in italia conferma la marginalità delle cooperative, che rappresentano appena l’1,07% del totale delle aziende attive nel paese. Il quadro emerge dall’ultimo rapporto statistico curato dal Consiglio nazionale del Notariato, che concentra l’attenzione anche sulle caratteristiche delle trasformazioni aziendali e sulle regioni dove si concentra la maggior parte delle nuove iniziative imprenditoriali. Le società mostrano movimenti più vivaci, in particolare nelle operazioni straordinarie come fusioni e scissioni, riflettendo un contesto economico in lenta evoluzione dopo gli anni segnati dalla pandemia.
La marginalità delle cooperative italiane nel mercato delle imprese
Secondo i dati notarili ufficiali, le cooperative nel 2024 costituiscono una quota minima dell’intero tessuto imprenditoriale italiano. Su un totale di circa 137 mila imprese nate nell’anno, solo 1.468 sono state cooperative, corrispondenti all’1,07%. Questo numero segna un leggero aumento rispetto al 2023, ma resta molto contenuto rispetto ad altri modelli societari. Il saldo tra nuove costituzioni e scioglimenti mostra un lieve miglioramento, con 668 cooperative cessate e più di 1.400 nate, evidenziando però un fenomeno che resta marginale rispetto all’economia complessiva del paese.
L’esiguità del fenomeno cooperativo si spiega anche con le scelte degli imprenditori e con le condizioni economiche che prediligono altre forme di organizzazione societaria. Le cooperative sono spesso legate a settori specifici, e la loro quota limitata indica un contesto in cui il modello cooperativo non si espande né si trasforma in modo significativo. Questi aspetti sono cruciali per capire l’evoluzione delle imprese in italia, dove le forme societarie più diffuse restano le società di capitali e le ditte individuali.
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Le regioni con il maggior numero di nuove aziende nel 2024
Il rapporto del Consiglio nazionale del Notariato evidenzia anche la distribuzione geografica delle nuove imprese iscritte nel 2024. A guidare la classifica si trovano Lombardia, Lazio e Campania, con rispettivamente 26.247, 19.823 e 15.580 nuove aziende. Seguono Veneto ed Emilia Romagna, con 9.996 e 9.564 nuove realtà imprenditoriali rispettivamente. Questi numeri mostrano come le regioni più industrializzate e con economie consolidate continuino ad attrarre investimenti e iniziative di business.
La Lombardia si conferma il principale motore economico del paese, grazie alla presenza di grandi centri urbani come Milano e a un tessuto produttivo diversificato. Nel Lazio, la concentrazione di aziende è sostenuta dalla capitale Roma, e in Campania emerge un trend di crescita legato a iniziative locali e a settori tradizionali che resistono. Il Veneto e l’Emilia Romagna funzionano da poli nel nord-est, specializzati in manifattura e servizi. L’area geografica gioca un ruolo fondamentale non solo nelle nuove costituzioni ma anche nello sviluppo e nella trasformazione delle imprese attive.
Le operazioni societarie straordinarie tra fusioni, trasformazioni e scissioni
Un aspetto che caratterizza il 2024 è la conferma di un livello elevato di operazioni societarie “straordinarie”. Queste includono trasformazioni, fusioni e scissioni, pratiche che indicano un adattamento delle aziende alle nuove condizioni di mercato e alle strategie di crescita o riorganizzazione. Il numero totale di questi interventi si è mantenuto vicino ai livelli del 2023, con 21.710 atti, un valore stabile dopo un progressivo aumento iniziato prima della pandemia.
Nel dettaglio, gli anni recenti hanno visto oscillazioni con 18.200 operazioni nel 2019, un calo a 16.200 nel 2020 e poi una risalita graduale fino agli oltre 21 mila atti del 2023 e 2024. Questi numeri segnalano come le imprese abbiano ripreso a modificare la propria struttura organizzativa in modo significativo, scegliendo spesso la via di fusioni o scissioni per meglio rispondere ai mutamenti del mercato o per rafforzare la propria posizione competitiva.
L’andamento delle trasformazioni societarie e il boom delle scissioni
Nel 2024 si è fermata la crescita delle trasformazioni “regressive”, cioè quelle che portano società di capitali a diventare società di persone. Questi passaggi erano aumentati negli anni precedenti, probabilmente per ragioni fiscali o di flessibilità organizzativa, ma nel corso dell’anno si sono ridotti da 2.858 a 1.832 casi. Questo cambio di rotta indica una stabilizzazione nelle scelte aziendali in questo ambito.
Un elemento che invece ha catturato l’attenzione è stato l’incremento delle scissioni, con un aumento del 17,77%. Queste operazioni comportano la divisione di una società in più entità distinte, spesso per concentrarsi su attività più specifiche o per esigenze di gestione e strategia. La concentrazione maggiore di queste scissioni si riscontra in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, regioni dove l’industria è più sviluppata e le aziende più attive nello sfruttare operazioni societarie per modellare la propria struttura.
Le scissioni, così come le fusioni, rappresentano manovre legate allo sviluppo e a cambiamenti interni alle imprese. La loro presenza in numeri elevati suggerisce una fase di profondo adattamento e riorganizzazione delle attività imprenditoriali italiane, soprattutto nelle zone economicamente più dense.
L’analisi del Consiglio nazionale del Notariato conferma il ruolo chiave delle regioni più industrializzate nel guidare queste dinamiche, sottolineando come la vitalità imprenditoriale italiana si concentri su alcune aree ben definite. In quest’ultimo anno le cooperative restano un fenomeno marginale mentre le trasformazioni e le scissioni indicano invece un tessuto aziendale impegnato a rinnovarsi e a gestire le sfide di un contesto complesso.