L’offensiva russa in Ucraina ha subito un rallentamento nel mese di agosto, segnando un cambiamento rispetto ai mesi precedenti. Il conflitto, ormai oltre il terzo anno, si avvicina a una fase in cui i progressi sul terreno sono limitati, accompagnati da perdite elevate per entrambe le parti. L’estate appena conclusa non ha portato la svolta decisiva che Mosca sperava. Le difficoltà logistiche e meteorologiche, insieme alla diminuzione degli attacchi con droni, indicano uno stallo destinato a proseguire con l’arrivo della stagione fredda, mentre il fronte si consolida in una lunga resistenza ucraina.
Rallentamento dell’avanzata russa e calo degli attacchi con droni
Nel mese di agosto, l’esercito russo ha conquistato circa 594 chilometri quadrati di territorio, meno rispetto ai 634 km quadrati di luglio. Questo rallentamento si concentra soprattutto nelle zone orientali, in particolare nella regione di Donetsk, dove le operazioni di terra restano ferme a causa delle controffensive ucraine. L’Institute for the Study of War stima che tra marzo e agosto 2025 la Russia abbia guadagnato circa 2.346 km², meno dell’uno per cento del territorio ucraino, un ritmo inferiore alle aspettative di una rapida avanzata.
La strategia russa ha subito un indebolimento anche per la riduzione degli attacchi aerei con droni a lungo raggio. Ad agosto Mosca ha lanciato 4.132 droni contro obiettivi ucraini, con un calo del 34% rispetto a luglio, mese che aveva segnato un record dall’inizio del conflitto. Questo calo potrebbe essere legato alle condizioni atmosferiche autunnali, che complicano le operazioni e rallentano i movimenti sul terreno, oltre a possibili limiti nelle risorse tecniche o logistiche.
Le piogge e il fango rendono difficoltosa la mobilità dei mezzi pesanti e le manovre di fanteria, elementi essenziali per operazioni offensive su larga scala. In queste condizioni, la Russia non è riuscita a sfondare il fronte in modo significativo, alimentando una situazione di stallo.
Perdite elevate per la Russia e combattimenti intensi lungo il fronte
Le avanzate russe, seppur limitate, hanno comportato costi umani molto alti. Secondo dati forniti dall’esercito ucraino, pur con limiti di verifica indipendente, da gennaio 2025 le forze russe avrebbero perso circa 210.000 militari nelle zone di Kharkiv, Luhansk e Donetsk. Su tutto il fronte, le perdite stimate raggiungerebbero 290.000 uomini, pari a una media di circa 36.250 morti o feriti gravi al mese.
Fonti indipendenti e media russi come Meduza e Mediazona riportano cifre simili o superiori, indicando che nel 2024 la Russia avrebbe perso circa 93.000 soldati, più del doppio rispetto al 2023. Le proiezioni per il 2025 parlano di almeno altre 50.000 perdite. Questa situazione esercita una forte pressione sulle forze russe, che faticano a mantenere linee continue e a spingere l’offensiva oltre posizioni limitate.
La regione di Donetsk resta il teatro dello scontro più intenso e costoso, con una pressione militare russa che non si traduce però in guadagni territoriali decisivi. La capacità ucraina di organizzare resistenza e contrattacchi limita le possibilità di avanzata per le truppe di Mosca, imponendo un prezzo elevato in vite umane.
Dubbi sugli annunci russi sulle conquiste territoriali
In questo contesto di avanzate modeste e perdite elevate, le dichiarazioni ufficiali russe, in particolare quelle del capo di stato maggiore Valery Gerasimov, appaiono spesso sovrastimate. Gerasimov ha affermato che le forze russe controllano quasi tutta la regione di Luhansk e ampie porzioni di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, con percentuali tra il 74% e il 79%. Ha inoltre dichiarato che da marzo Mosca ha conquistato 3.500 km quadrati di territorio e circa 150 villaggi.
Questi dati sono considerati esagerati anche da osservatori russi indipendenti e blogger militari che seguono il conflitto con attenzione. Secondo loro, le cifre sovrastimano il territorio effettivamente sotto controllo, probabilmente per ragioni propagandistiche o per mantenere alto il morale interno. Anche Kiev giudica tali numeri come esagerati.
La situazione sul terreno appare meno definita e spesso mutevole, con un fronte ancora dinamico ma senza conquiste sostanziali. Lo stallo rende difficile valutare l’effetto reale di queste dichiarazioni sul morale delle truppe o sulla popolazione.
La battaglia informativa: Mosca punta sul presunto sconforto ucraino
Oltre agli scontri militari, Mosca conduce una campagna mediatica volta a minare il fronte ucraino. Secondo fonti russe, i soldati ucraini avrebbero perso fiducia nella vittoria, con video che mostrerebbero comandanti ammettere pubblicamente l’impossibilità di vincere il conflitto. Diverse clip circolano online, in cui ufficiali e soldati lamentano carenze di uomini, armi e risorse, mentre le forze russe avanzano.
Un rappresentante delle forze di sicurezza russe ha dichiarato all’agenzia Tass che in questi video i comandanti criticano lo Stato maggiore ucraino, rivelando tensioni interne alla strategia militare nazionale. Questa narrazione contrasta con le dichiarazioni ufficiali di Kiev, che sostengono di avere la situazione sotto controllo e puntano sulla tenuta delle proprie forze.
Un soldato ucraino intervistato ha detto: “Non stiamo vincendo, stiamo perdendo, mentre le forze russe avanzano senza sosta”. Queste dichiarazioni mostrano come la dimensione psicologica e informativa resti un terreno delicato e conteso, con il morale delle truppe e la percezione pubblica che possono influire sull’andamento del conflitto.
Il quadro complessivo descrive una guerra che procede lentamente, con avanzate russe limitate, perdite elevate e uno stallo, mentre la lotta informativa cerca di riflettere l’instabilità operativa anche sul piano della fiducia delle parti in causa.