La recente riapparizione della croce celtica nel quartiere Acca Larentia a Roma ha riacceso discussioni politiche e sociali sul trattamento dei simboli legati all’estrema destra. Nonostante una decisione presa a inizio 2024 dal Municipio VII per eliminarla insieme ad altre scritte fasciste, il simbolo è stato ripristinato davanti alla storica sede del Movimento Sociale Italiano. In questa zona si tengono ogni anno commemorazioni che attirano gruppi di estrema destra, accendendo ancora una volta il dibattito sulle attività e i messaggi di queste organizzazioni nella capitale.
Il ridisegno della croce celtica davanti alla sede del movimento sociale italiano
La mattina del 7 gennaio 2025 alcuni militanti di estrema destra si sono presentati nel piazzale del quartiere Tuscolano, proprio davanti alla sede che fu del Movimento Sociale Italiano . Qui hanno ripristinato un graffito con la croce celtica, simbolo storicamente collegato a ideologie di destra radicale e neofasciste. Il segno era ormai sbiadito e quasi cancellato dopo un lungo periodo di esposizione alle intemperie e alle azioni di rimozione sulle quali si era impegnato il Municipio VII. I militanti hanno ridipinto la croce, rilanciando un simbolo che si lega agli appuntamenti annuali del 7 gennaio in cui si ricordano i giovani del Fronte della Gioventù, gruppo giovanile affiliato all’MSI, uccisi in passato e oggetto di cerimonie con rituali come il saluto romano e il presente.
La scelta di agire in quel luogo non è casuale. La sede del MSI, attiva fino agli anni ’90, rappresenta un punto di riferimento per l’estrema destra romana. La riapparizione della croce celtica segna quindi una riaffermazione di identità e memoria politica da parte di gruppi che continuano a percorrere questa linea, anche dopo le diverse iniziative che miravano a cancellare tracce e simboli fachisti dalla capitale.
Il contesto delle decisioni del municipio vii e il mancato rispetto della mozione
Nel gennaio 2024 il Municipio VII, di cui fa parte il quartiere Tuscolano ed è amministrato dal Partito Democratico, aveva adottato una mozione a maggioranza che stabiliva di rimuovere la croce celtica e altre scritte a contenuto fascista o di estrema destra dalla zona. L’obiettivo era eliminare visivamente simboli che evocano ideologie che il tessuto democratico cittadino rigetta. In pratica però quella rimozione non è avvenuta in maniera concreta. La croce era rimasta lì anche se logorata dal tempo e dalla cancellazione parziale, fino a un recente intervento che l’ha riportata come nuova.
Il mancato rispetto di questa decisione ha sollevato critiche e richieste di intervenire con maggior rigore. L’episodio rende evidente quanto la presenza di simboli collegati all’estrema destra resti una questione aperta anche nelle aree amministrate da forze politiche contrarie a tali ideologie. La situazione indica anche che l’attività di controllo e di intervento sui luoghi storici e sulle scritte pubbliche richiede attenzione continua e strumenti adeguati per evitare che gesti come quello del ridisegno si ripetano.
La reazione politica e l’importanza del messaggio di Roma contro ogni forma di fascismo
La risposta politica più netta è arrivata da Enzo Foschi, segretario del Pd Roma, che ha definito il gesto un fatto inaccettabile e una vera e propria “vergogna” da cancellare immediatamente. Ha inoltre ribadito che Roma non sarà mai uno spazio permissivo verso gruppi fascisti o simboli riconducibili a tali ideologie. Questo punto di vista riflette un intento di evitare che la città si trasformi in un luogo dove tali immagini e celebrazioni trovino terreno fertile.
L’episodio del ridisegno della croce celtica si inserisce in un quadro più ampio di tensioni sociali e politiche in Italia, dove le manifestazioni di gruppi di estrema destra continuano a provocare attenzioni da parte delle amministrazioni e delle istituzioni. È un tema che riguarda non solo il simbolismo ma anche la memoria storica, la sicurezza pubblica e la convivenza civile all’interno di un contesto urbano complesso come quello romano.
La vicenda conferma propensione crescente a monitorare e contrastare ogni ritorno o rafforzamento di simboli fascisti e pratiche legate a essi, proprio perché rappresentano elementi divisivi e fonti di conflitti in una città che resta attenta a riaffermare i valori democratici e antifascisti.