La disputa sui dazi imposti dagli Stati Uniti sta vivendo una nuova fase dopo l’intervento della Corte suprema americana, che ha messo in discussione la base legale usata dall’ex presidente Donald Trump per applicare le tariffe al 10 per cento. Bruxelles osserva con cautela l’evolversi degli eventi, consapevole che gli sviluppi negli Usa possono influenzare l’atteggiamento delle istituzioni europee. L’attenzione è puntata sui negoziati in corso, che vedono protagonisti rappresentanti europei e americani impegnati a trovare una soluzione equilibrata, partendo dalla cancellazione o almeno dalla riduzione delle misure tariffarie.
La disputa legale sui dazi usa: il ruolo della corte suprema e le ripercussioni europee
Lo scorso aprile, in occasione del Liberation day, Donald Trump aveva imposto un dazio al 10 per cento su alcune merci europee. Questa misura è stata contestata in tribunale e, recentemente, la Corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato illegittima la base giuridica utilizzata dal presidente per imporre quei dazi. Il decreto si fondava sull’International Emergency Economic Powers Act , un provvedimento nato durante la Guerra fredda per motivi di sicurezza nazionale. Secondo i giudici, non è possibile utilizzare questa legge per stabilire nuove tariffe commerciali. Al contrario, per norme vigenti, sarebbe più appropriato il Trade Act del 1974, che però limita la durata delle imposizioni a 150 giorni e la percentuale tariffaria al 15 per cento.
Le implicazioni del pronunciamento
Questa decisione offre agli europei un margine di manovra in più. In effetti, il pronunciamento rallenta la pressione esercitata dalla parte americana e permette ai diplomatici di Bruxelles di rivedere la strategia, tenendo aperta la porta per possibili negoziati meno rigidi. La reazione in Europa è stata mista: da un lato si ricorda che i dazi attuali erano stati parzialmente sospesi a causa della riduzione dal 20 al 10 per cento, dall’altro si tiene pronta una lista di contromisure da attivare se la situazione non si evolverà verso un abbassamento delle tariffe.
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In questa fase, due delegazioni parallele affrontano la questione commerciale su due livelli distinti. La parte politica è rappresentata da Maros Sefcovic, commissario europeo al Commercio, e dal segretario di Stato americano Howard Lutnick. A livello tecnico, invece, il confronto vede coinvolti Sabine Weyand, direttrice della divisione Trade della Commissione europea, e Jamieson Greer, capo negoziatore Usa.
Lo stato dei colloqui
Questi incontri hanno permesso di definire una piattaforma di confronto ben precisa, un risultato che solo un mese fa sembrava ancora lontano. Ciononostante, restano molte divergenze da risolvere. Da una parte, Washington mantiene la posizione dura sul mantenimento del dazio del 10 per cento, visto come elemento simbolico per gli elettori. Dall’altra, Bruxelles spinge per un’abbattimento totale delle tariffe reciproche, auspicando un accordo di “zero dazi”. Nel frattempo, si valutano le contromisure europee che potrebbero essere reinserite a breve qualora gli Stati Uniti dovessero persistere nella loro rigidità.
Le posizioni di trump e le richieste europee sulle tariffe e gli standard commerciali
Donald Trump non intende rinunciare alla tariffa del 10 per cento, considerandola un simbolo da mostrare durante la campagna elettorale. Tuttavia, sul fronte del commercio di acciaio, alluminio e automobili, sembra aperto a trattative per una riduzione dei dazi dal 25 per cento attuale. L’altra richiesta americana riguarda un aumento degli acquisti di gas naturale liquido e armamenti statunitensi da parte dei paesi europei.
Le contromisure europee e le divergenze sugli standard
Il nodo più difficile riguarda le contromisure europee. Trump rifiuta che l’Ue risponda con tariffe proprie qualora venissero mantenuti i dazi Usa. La Commissione europea sta quindi valutando quali misure repressive potrebbero scattare, punto che resta uno dei più spinosi da sciogliere.
Bruxelles chiede inoltre modifiche agli standard che regolano le importazioni nel mercato europeo. L’esempio più noto riguarda il pollo disinfettato con cloro, procedimento utilizzato negli Usa ma vietato dall’Ue per motivi sanitari. Questa richiesta non trova alcuna apertura da parte europea, decisa a non derogare ai criteri di tutela del consumatore. A differenza di Londra, che ha concesso qualcosa agli Usa su questo fronte, Bruxelles mantiene la propria posizione senza compromessi.
Incontro imminente tra la segretaria di stato usa all’agricoltura e il governo italiano
Nei prossimi giorni, a Roma è atteso l’arrivo della segretaria di Stato Usa all’Agricoltura Brooke Rollins per una serie di colloqui con il ministro Francesco Lollobrigida. Sul tavolo dovrebbe esserci anche la questione dei dazi, visto il forte interesse dell’Italia nei rapporti transatlantici.
Nonostante la storica vicinanza del governo italiano alla linea trumiana, Lollobrigida ha chiarito che gli standard europei per il controllo delle importazioni non saranno modificati. Questo punto è considerato prioritario per la tutela della salute dei consumatori e il benessere degli animali. La posizione italiana riflette quella della maggior parte delle capitali Ue, che non intendono cedere su questioni che riguardano la sicurezza alimentare, pur restando aperti a discussioni su altre forme di squilibrio commerciale.
I prossimi sviluppi e l’attesa per l’incontro tra trump e von der Leyen
La pronuncia della Corte suprema americana crea un nuovo scenario per la trattativa. Mettere in dubbio la legittimità dei dazi potrebbe spingere l’amministrazione Usa verso una posizione più flessibile. Gli europei sperano che la questione legale spinga l’amministrazione statunitense a riconsiderare le proprie priorità.
Nel frattempo, proseguono i tavoli tecnici e politici in vista di un confronto diretto tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. I due leader non si sono mai incontrati di persona, ma negli ultimi tempi hanno scambiato diverse telefonate, soprattutto sui temi della crisi ucraina. L’appuntamento più atteso potrebbe tenersi verso la fine di giugno, in occasione della visita di Trump in Europa per il vertice Nato all’Aja. Bruxelles conta su questo incontro come momento decisivo per chiarire le posizioni e arrivare a un accordo stabile.