La corte commerciale usa boccia i dazi trumpiani: no all’emergenza nazionale come giustificazione

La corte commerciale usa boccia i dazi trumpiani: no all’emergenza nazionale come giustificazione

La corte commerciale statunitense respinge i dazi imposti dall’amministrazione trumpiana, sottolineando il rispetto della Costituzione e la separazione dei poteri tra Congresso ed esecutivo nel commercio internazionale.
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Una corte statunitense ha respinto i dazi imposti dall’amministrazione Trump, giudicandoli illegittimi e non giustificati da un’emergenza nazionale, riaffermando il principio della separazione dei poteri tra Congresso ed esecutivo. - Gaeta.it

Le misure restrittive adottate dall’amministrazione trumpiana sui dazi doganali hanno subito una battuta d’arresto decisiva con la sentenza di una corte statunitense specializzata nelle controversie commerciali. I giudici hanno respinto le argomentazioni del presidente uscente che invocavano un’emergenza nazionale per giustificare le tariffe imposte sulle importazioni. La decisione segna un punto importante nella battaglia legale su questioni di potere tra esecutivo e legislativo in materia doganale, nonché un segnale nei confronti della politica protezionistica che ha caratterizzato quegli anni.

Dibattito economico e politico sui dazi imposti da trump

Dagli ambienti economici e finanziari statunitensi sono arrivate molte critiche sulle tariffe doganali introdotte da Donald Trump. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha espresso preoccupazione per le conseguenze durevoli generate dall’incertezza provocata dai dazi sulle economie dei settori coinvolti. Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha promosso la cooperazione tra paesi, ritenendo il confronto protezionista dannoso per i mercati globali. Diverse posizioni di economisti americani liberali hanno sottolineato il valore storico del libero scambio come motore della crescita americana, contrapposto al protezionismo. Questi giudizi non si limitano al piano economico ma toccano anche riflessioni politiche sugli effetti a lungo termine di scelte isolazioniste. La discussione ha trovato spazio anche su testate importanti, con appelli a favore del commercio aperto per sostenere la prosperità del paese.

Il contenzioso giuridico tra poteri esecutivo e legislativo

La questione centrale portata davanti alla corte commerciale riguarda il possibile abuso di potere da parte di Trump nell’imporre dazi ritenuti illegittimi. Non si tratta solo degli impatti economici, ma della legittimità dell’esercizio di quelli che sono poteri conferiti dalla Costituzione americana. La disputa si svolge in un quadro diverso da altri casi giudiziari recenti come quelli relativi ai diritti procedurali di funzionari licenziati o immigrati espulsi. A presentare il ricorso sono stati due gruppi distinti: alcuni stati come California e Oregon, e il Cato Institute, un think tank ispirato al pensiero libertario di Murray Rothbard. A guidare la parte legale è stato Ilya Somin, docente nella scuola di diritto intitolata ad Antonin Scalia alla University of Virginia. La corte competente ha giudicato favorevolmente i ricorrenti con una sentenza unanime, espressa da tre giudici nominati sotto presidenze diverse , il che rafforza il valore istituzionale del verdetto.

Argomenti giuridici a sostegno della sentenza di rigetto

Il primo motivo indicato dalla corte si basa sul principio della separazione dei poteri, sancito nel 1787 dalla Costituzione: spetta al Congresso, non al presidente, stabilire e riscuotere tasse, imposte, dazi . La norma va applicata severamente per evitare accumuli eccessivi di potere in capo all’esecutivo. Il secondo punto valuta le deleghe del Congresso all’esecutivo; la corte si è richiamata ai Federalist Papers, in particolare alle idee di James Madison, secondo cui il parlamento non può trasferire o rinunciare ai poteri che gli spettano. Per questo, misure illimitate come i dazi varati nel cosiddetto Liberation day non trovano legittimità. Il terzo argomento riguarda l’ambito d’azione autorizzato dalla legge invocata da Trump, che consente di regolare importazioni, ma non di imporre dazi arbitrari per motivazioni di ritorsione verso altri paesi. La tariffa su prodotti come il fentanyl, proveniente da Canada, Messico e Cina, risulta quindi fuori norma.

Il rifiuto delle argomentazioni sull’emergenza nazionale

Risulta particolarmente rilevante che la corte abbia respinto la tesi del governo secondo cui l’imposizione dei dazi fosse giustificata da un’emergenza nazionale e che la giustizia non dovesse intervenire su questioni considerate politiche. I giudici hanno stabilito che l’argomento non regge davanti alla legge e al sistema di controlli interni. Somin ha commentato l’esito come una vittoria per chi si opponeva a dazi ritenuti sia dannosi sia fuori dai limiti autorizzati. Restano aperti i passaggi successivi, soprattutto in vista dell’eventuale decisione della Corte suprema, che nel 2023 ha in parte limitato poteri dell’esecutivo in altra materia, quella della cancellazione dei debiti studenteschi, evidenziando la distinzione tra poteri congressuali e gestione ordinaria. Il tema della distribuzione dei poteri fra istituzioni resta dunque al centro delle prossime sfide politiche e giuridiche negli Stati Uniti.

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