La Casa Museo Olivettiana a Ivrea: un archivio vivo di architettura, informatica e socialità negli anni ’70

La Casa Museo Olivettiana A Iv

Casa Museo Olivettiana a Ivrea, simbolo di innovazione e vita sociale negli anni ’70. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

13 Settembre 2025

La Casa Museo Olivettiana si è aperta all’interno dell’Unità Residenziale Ovest, nota come Talponia, un edificio residenziale unico, sommerso nella collina vicino al centro storico di Ivrea. Realizzato nel 1969 dagli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola, questo complesso non è soltanto un museo ma un ambiente ancora abitato, inserito dal 2018 nella lista UNESCO come parte del patrimonio industriale legato ad Adriano Olivetti. Al suo interno, una collezione speciale conserva la memoria della cultura tecnologica italiana degli anni ’70 e ’80, proponendo un’esperienza immersiva che intreccia abitare, lavoro e design.

Un progetto architettonico all’avanguardia pensato per vivere la comunità

L’Unità Residenziale Ovest nasce come esperimento sociale e abitativo, con l’obiettivo di offrire agli impiegati e ai tecnici Olivetti un luogo che superasse la semplice funzione abitativa. La forma semicircolare, parzialmente interrata, crea un “grattacielo orizzontale” che si sviluppa intorno a una corte interna, regalando un’atmosfera che richiama più un rifugio collettivo che un condominio tradizionale. Le 85 unità abitative sono state progettate per ricercare un equilibrio tra praticità e dignità, accompagnate da spazi comuni capaci di stimolare la socialità e uno stile di vita coeso.

Questo progetto architettonico futuristico mantiene ancora intatto il suo fascino, grazie a elementi come la luce naturale che entra dall’alto e la presenza di aree verdi integrate nella collina. L’edificio, nel suo complesso, conserva il senso di comunità voluto da Olivetti, mettendo in dialogo spazi abitativi con luoghi di lavoro, cultura e svago. Il riconoscimento UNESCO nel 2018 sottolinea l’importanza storica e culturale dell’intero complesso, simbolo di un modello di vita industriale che considera la persona al centro, non solo come lavoratore ma come cittadino.

La collezione museale: una testimonianza concreta della cultura informatica italiana

All’interno della Casa Museo Olivettiana la collezione curata da Giovanna Faso raccoglie oggetti che raccontano una stagione di innovazione tecnologica e creatività industriale spesso dimenticata. Non si tratta soltanto di esposizioni di macchine, ma di un archivio domestico che riporta ogni pezzo al suo contesto quotidiano. Tra i reperti più significativi emergono i primi computer dell’azienda di Ivrea, come la Programma 101 del 1965, noto come “Perottina” in omaggio a Pier Giorgio Perotto, l’ingegnere che la progettò.

La Programma 101 fu il primo personal computer della storia, concepito come un oggetto compatto e accessibile per l’uso su scrivania. Accanto a essa si trova l’Elea 9003, il primo calcolatore completamente a transistor messo in commercio, sviluppato da Mario Tchou e dal suo team. Queste macchine rappresentano l’ingresso dell’Italia nel ristretto gruppo di Paesi capaci di realizzare computer elettronici avanzati. Completano il quadro riviste di design, manuali tecnici usurati, stampe originali e pezzi di arredamento d’epoca, oggetti che riflettono un’estetica e una cultura del progetto radicata nei vincoli ma fresca nella creatività.

La proposta museale ruota attorno a tre elementi chiave: architettura, informatica e cultura degli interni. Questa struttura di contenuti permette di apprezzare la storia non solo come una successione cronologica o tecnica, ma come un intreccio di esperienze e pensieri dove ogni oggetto racconta un modo di abitare, lavorare e innovare.

Il dialogo tra patrimonio abitato e storia industriale nel cuore di Ivrea

La Casa Museo Olivettiana si distingue per la sua capacità di vivere all’interno di uno spazio ancora residenziale e abitato. I visitatori si trovano a camminare tra corridoi attraversati da voci e rumori quotidiani, in un ambiente che non separa la storia da chi vive il presente. Il palazzo, con il verde circostante che filtra nella struttura, restituisce la sensazione di una continuità tra passato e contemporaneità.

L’intento è offrire non un museo tradizionale, ma una esperienza collettiva dove la memoria della cultura informatica italiana dialoga con la vita di tutti i giorni. Le stanze ospitano testimonianze di un’impresa che ha saputo coniugare eleganza, ricerca tecnica e impegno sociale. Dentro questo contesto emerge la visione umanistica di Olivetti, che voleva un’industria integrata nella vita, fatta di spazi aperti e inclusivi, non di stabilimenti isolati.

L’Unita Residenziale Ovest è un manifesto architettonico di quel pensiero, con case e fabbriche progettate per camminare assieme in un sistema urbano partecipato. Il museo che accoglie questa storia, incastonato nel luogo stesso del lavoro e dell’abitare Olivetti, sottolinea come il patrimonio culturale possa essere vissuto e respirato oltre la dimensione statica dei monumenti.

Oggi il percorso nella Casa Museo Olivettiana offre a turisti e cittadini l’opportunità di toccare con mano la storia di un’epoca segnata da progettualità e visione. Gli oggetti e gli spazi spingono a riflettere su un futuro che aveva posto la tecnologia al servizio della comunità e della bellezza del vivere. Resta così acceso il racconto di una realtà imprenditoriale italiana che ha lasciato un segno preciso nel racconto del ’900, e che continua a parlare dentro le mura di Talponia.