La basilica di sant’agostino in campo marzio a Roma, un tesoro artistico e spirituale nel cammino giubilare

La basilica di sant’agostino in campo marzio a Roma, un tesoro artistico e spirituale nel cammino giubilare

La basilica di sant’agostino in campo marzio a Roma unisce arte e fede con capolavori di Caravaggio, Raffaello e Sansovino, ospitando la tomba di santa Monica e una lunga tradizione di devozione mariana e materna.
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La basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma è un luogo storico e spirituale che unisce arte rinascimentale, capolavori di Caravaggio e Raffaello, e devozione, custodendo opere sacre e la tomba di Santa Monica, meta di pellegrinaggio e preghiera. - Gaeta.it

La basilica di sant’agostino in campo marzio a Roma rappresenta un luogo dove arte e fede si intrecciano da secoli. Situata nel cuore della città, questa chiesa custodisce capolavori di pittura, scultura e architettura che accompagnano il visitatore in un viaggio spirituale unico. Inserita nei cammini giubilari, la basilica richiama pellegrini da tutta Europa che desiderano scoprire le radici profonde della spiritualità agostiniana attraverso opere storiche e ambienti suggestivi.

La storia e l’origine della basilica di sant’agostino in campo marzio

La basilica di sant’agostino in campo marzio sorge in una zona centrale di Roma, dove l’ordine degli agostiniani è presente dalla fine del XIII secolo. La chiesa fu inizialmente costruita tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, per poi essere ampliata e ricostruita nel corso del Quattrocento, diventando una delle prime chiese rinascimentali della città. In questo stesso luogo sostituì una piccola chiesa più antica, chiamata San Trifone iuxta posterulas, che era stata donata agli eremitani di sant’agostino da papa Onorio IV nel 1287.

Il complesso monastico ha subito varie trasformazioni nel tempo; intorno alla metà del XVIII secolo la chiesa antica venne distrutta per permettere l’ampliamento del convento agostiniano. Quel progetto fu affidato all’architetto Luigi Vanvitelli, celebre per aver progettato anche gli ambienti che oggi ospitano la biblioteca Angelica, considerata la prima biblioteca al pubblico in Europa. Il rapporto tra la basilica e i grandi nomi dell’arte e dell’architettura testimonia la sua centralità nella storia religiosa e culturale di Roma.

Particolarità della facciata e significato simbolico

La facciata della basilica è tra gli elementi più impressionanti dell’edificio. Secondo una tradizione consolidata, essa fu realizzata con blocchi di travertino provenienti dal Colosseo, grazie alla volontà e alla generosità del cardinale Guillaume d’Estouteville. Questo porporato commissionò la ricostruzione della facciata tra il 1479 e il 1483, conferendo all’edificio un aspetto monumentale e solenne.

Sopra il portale principale si trova un affresco che rappresenta la consegna della Regola agostiniana, un quadro fedele alla storia e all’identità dell’ordine. L’uso del travertino romano racconta una storia di continuità culturale e simbolica: il materiale prelevato dall’anfiteatro Flavio non solo arricchisce l’edificio dal punto di vista estetico, ma porta con sé connotazioni legate alla grandezza della città antica e al passaggio dal paganesimo al cristianesimo.

L’interno e le opere pittoriche dedicate alla vergine maria

L’interno della basilica si organizza in tre navate con una pianta a croce latina. Nel periodo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, gli spazi interni furono definiti con una nuova veste decorativa, in particolare con affreschi dedicati alla vergine maria. Il pittore romano Pietro Gagliardi realizzò queste opere in seguito alla promulgazione del dogma dell’Immacolata Concezione, celebrando la figura mariana in tutta la navata centrale.

L’altare maggiore spicca per lo stile barocco ed è sovrastato da un’icona bizantina risalente al IX secolo che proviene da Costantinopoli. Quest’immagine propone la Madonna come colei che indica Cristo, sottolineando il tema del pellegrinaggio e della guida spirituale che caratterizza questa basilica. Un tempo infatti la chiesa si trovava lungo la via sacra che portava direttamente a san Pietro, in Vaticano, rendendola un punto di riferimento importante per chi si dirigeva verso la tomba dell’apostolo.

Devozione e maternità: la madonna del parto

Sant’agostino in campo marzio è conosciuta anche come “la basilica delle mamme”, per la lunga storia di devozione legata alla maternità e alle donne in attesa. La chiesa custodisce numerosi ex voto appesi lungo le pareti, testimonianze concrete delle grazie ricevute da molte donne. Tra queste, una scultura molto venerata è la Madonna del Parto, opera di Jacopo Tatti detto il Sansovino, scolpita tra il 1516 e il 1521 in un unico blocco di marmo.

Questa statua è passata alla storia anche grazie alla sua fama di protettrice delle partorienti: la madre del beato Alfredo Ildefonso Schuster pregò davanti a questa immagine e nel XIX secolo ottenne la guarigione del figlio. Papa Pio VII nel 1822 concesse un’indulgenza a chi baciasse il piede della Vergine, cosa che provocò un flusso così intenso di pellegrini da consumare la scultura che dovette essere sostituita con un piede in argento. A tutt’oggi molte donne visitano la basilica per affidare i loro timori e desideri legati alla maternità.

Santa monica, le sue spoglie e il legame con sant’agostino

Un punto centrale per la spiritualità della basilica è la tomba di santa monica, madre di sant’agostino. Le sue spoglie furono portate nella basilica per volontà di papa Martino V nel XV secolo, provenendo dalla cattedrale di sant’aurea a Ostia antica, dove monica morì nel 387. Inizialmente conservate in un sarcofago quattrocentesco realizzato dallo scultore Isaia da Pisa, successivamente vennero traslate sotto l’altare dell’ultima cappella della navata sinistra.

Santa monica rappresenta un simbolo per tante madri che si rivolgono alla basilica con la speranza di vedere i propri figli tornare alla fede. Padre Pasquale Cormio, rettore della chiesa, sottolinea come “l’amore che sant’agostino nutrì per la chiesa derivi proprio dal rapporto con la madre”. Monaca non solo nella vita biologica ma soprattutto nella crescita spirituale, monica raccoglie le preghiere della comunità riguardo ai figli lontani dalla fede. Accanto alla tomba è conservata terra di Tagaste, la città natale di monica e agostino, entro un vaso che è divenuto un luogo di preghiera toccante anche per papa Francesco, che si fermò lì nel 2013.

Capolavori di caravaggio e raffaello custoditi nella basilica

La basilica di sant’agostino in campo marzio custodisce anche opere di grandi maestri dell’arte italiana. Tra queste spicca la madonna dei pellegrini di Caravaggio, realizzata all’inizio del Seicento e donata dall’artista alla chiesa in segno di ringraziamento per l’asilo ricevuto durante la sua fuga dalle autorità. L’opera ritrae la madonna e il bambino in braccio, mentre due pellegrini, vestiti di stracci e con piedi malandati, sono inginocchiati ai loro piedi. Il gioco di luci e ombre accentua il dramma della scena e il tema della misericordia.

Il messaggio di questa opera riflette la spiritualità agostiniana: “il passaggio verso Dio non è solo frutto della volontà umana, ma nasce dalla grazia divina che sostiene e precede il cammino di fede”. Nella basilica è presente anche il profeta Isaia di Raffaello, dipinto nel 1512. L’immagine, influenzata dagli affreschi della cappella Sistina di Michelangelo, raffigura il profeta con un cartiglio in ebraico che invita ad entrare nella famiglia di Cristo, cioè la chiesa. Sotto questo dipinto si trova una scultura di Andrea Sansovino dedicata alla vergine maria con sant’anna, che completa il ciclo artistico dedicato alla rivelazione e alla famiglia cristiana.

Il crocifisso di san filippo neri e la devozione nello studio agostiniano

Nel complesso di sant’agostino si incontra infine un crocifisso del XVI secolo legato alla figura di san Filippo Neri. Questi trascorreva molto tempo in preghiera davanti a questo crocifisso, durante gli studi teologici che seguiva nello studio agostiniano, parte integrante del complesso. Il crocifisso rappresenta un ulteriore tassello nella storia di devozione che anima la basilica, luogo non solo di arte, ma di vita spirituale e pratica.

Sant’agostino in campo marzio si conferma così un luogo dove la fede si rivela attraverso le forme dell’arte e dove la storia delle persone si intreccia con la costruzione quotidiana della spiritualità. Chi visita la basilica scopre un percorso ricco di testimonianze capaci di parlare al cuore e alla mente, lungo un cammino di preghiera e riflessione.

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