Il festival di Cannes 2025 si è chiuso con un clima d’emozione e riconoscimenti che hanno messo sotto riflettori la resistenza culturale e la varietà di storie raccontate nel cinema mondiale. Tra i protagonisti principali, Juliette Binoche, presidente di giuria, ha espresso pieno sostegno a Jafar Panahi, regista iraniano al centro di un film che racconta il desiderio di vendetta contro un torturatore. Il palmares della 78ª edizione ha premiato opere diverse, segnando una selezione che ha messo in luce tensioni politiche, scelte artistiche e percorsi molto diversi rispetto alle precedenti edizioni.
Cannes 2025, tra tensioni e indecisioni il palmares si delinea tardi
La serata finale del festival ha registrato una selezione dei premi particolarmente complicata. La giuria presieduta da Binoche ha dovuto confrontarsi con una rosa di film estremamente valida e diversificata. Le discussioni sono andate avanti ben oltre i tempi previsti, e solo nel primo pomeriggio di ieri il quadro completo del palmares è stato ufficializzato. Tali ritardi hanno causato difficoltà nel richiamare registi e attori sparsi tra città diverse.
Un blackout tecnico ha aggravato la situazione generando momenti di disorientamento nell’organizzazione, aggiungendo tensioni a un già complicato lavoro decisionale. Questi imprevisti hanno amplificato la pressione sulla giuria e sul team organizzativo, rendendo ancor più delicata la fase finale della manifestazione.
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Il cocktail di chiusura, uno sguardo sulle relazioni tra cineasti e culture diverse
Il tradizionale cocktail di chiusura si è trasformato in una festa che ha evidenziato il senso di comunità tra i cineasti provenienti da tutto il mondo. Il concetto di cinema come linguaggio universale è stato al centro degli scambi tra registi, attori e produttori, un aspetto più volte rimarcato nel corso della cerimonia.
Oliver Laxe, vincitore del premio della giuria con il suo Sirat, ha rappresentato questa apertura. Il suo film indaga su una scomparsa tra comunità nomadi del Marocco. Alla festa, i fratelli Dardenne hanno ricevuto congratulazioni per la migliore sceneggiatura, mentre le giovani protagoniste di Jeunes Meres si sono mescolate agli attori iraniani, creando immagini di confronto culturale e convivialità.
Nadia Melliti, premiata come migliore attrice, e Hafsia Herzi hanno discusso intensamente del film La Petite Derniere, che affronta temi di amore e fede in un contesto difficile. L’attore svedese Stellan Skarsgard ha firmato autografi in mezzo a un’atmosfera rilassata, mentre Joachim Trier ha condiviso momenti con le protagoniste del suo Sentimental Value, film vincitore del Grand Prix.
Il ruolo di cannes come trampolino per gli oscar e le aspettative disattese
Thierry Fremaux, delegato generale del festival, ha espresso sensazioni miste riguardo al palmares. Lo scorso anno, la Palma d’oro americana Anora aveva anticipato successi agli Oscar. Quest’anno, invece, l’assenza di film statunitensi dal palmares principale sembra rendere improbabile la loro corsa agli Oscar tramite Cannes.
Jennifer Lawrence ha ottenuto la miglior attrice per Die My Love, ma senza il riconoscimento della Croisette. Joaquin Phoenix, con il film Eddington, non è riuscito a far breccia nella giuria, così come altri titoli attesi come The Mastermind e The History of Sound sono usciti senza premi. Sul fronte internazionale, registi come Jafar Panahi, Joachim Trier e il brasiliano Kléber Mendoca Filho, premiato per due riconoscimenti tra cui il migliore attore Wagner Moura, restano comunque ben posizionati grazie alle loro distribuzioni.
Il cinema italiano in concorso a cannes 2025 senza premi ma con segnali di attenzione
L’Italia ha partecipato con un titolo in concorso e due in Un Certain Regard. Purtroppo non sono arrivati premi, come spesso accade negli ultimi anni. Eccezioni recenti erano arrivate nel 2018 e 2022 con riconoscimenti per la sceneggiatura e la Giuria. Nonostante l’assenza di premi, le opere italiane hanno suscitato interesse.
Il western Testa o croce? di Matteo Zoppis e Alessio Rigo De Righi ha attirato le attenzioni della giuria di Un Certain Regard. Invece Città di pianura di Francesco Sossai, con temi prevalentemente maschili, ha incontrato meno riscontro, forse per il contrasto con le sensibilità femminili emerse, in particolare da Molly Manning Walker, presidente inglese della giuria.
Alba Rohrwacher, giurata, ha sottolineato la soddisfazione per aver potuto incontrare Mario Martone, pur senza un ingresso in cinquina. Il festival ha mostrato un panorama internazionale molto competitivo, con il cinema italiano che, seppure fuori dal palmarès, non manca di attrarre attenzione per qualità e contenuti.
Il contesto culturale e politico del festival e l’assenza di certi titoli
Il festival ha dato spazio a molte opere che riflettono i tempi difficili attraversati dal mondo. Film come quello di Jafar Panahi, che denuncia le violenze del regime iraniano, hanno acceso dibattiti sul ruolo del cinema come mezzo di testimonianza e denuncia.
L’assenza di Nouvelle Vague di Richard Linklater, titolo cinefilo atteso, è stata notata. Il film racconta in modo giocoso un’epoca fondamentale per il cinema europeo, quella di Godard e della Nouvelle Vague.
Cannes 2025 ha mostrato la complessità delle storie e delle culture da cui il cinema prende origine. I premi riflettono una selezione che non si limita solo ai grandi nomi o alle produzioni più attese, ma premia anche opere capaci di coinvolgere riflessioni politiche e sociali, in un evento che resta un punto di riferimento tra cinema e attualità.