La crisi in Ucraina resta al centro dell’attenzione della politica internazionale. L’Italia conferma la sua posizione chiara: nessun militare italiano entrerà nel territorio ucraino finché non si raggiungerà un cessate il fuoco stabile. Nel frattempo, si discute di soluzioni di garanzia per Kiev, sulla base di un impegno collettivo simile all’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico. Il governo italiano partecipa ai negoziati internazionali e mantiene una linea prudente, attendendo il freno alle ostilità per ogni possibile passo. Intanto, le diplomazie di Parigi, Londra e Washington si attivano su nuove strategie di supporto politico e militare.
Il cessate il fuoco: condizione imprescindibile per le iniziative internazionali Sull’ucraina
Ogni proposta o iniziativa che riguardi l’Ucraina si basa sul fermo presupposto del cessate il fuoco. Questo è il punto primo e imprescindibile per aprire qualsiasi discussione, militare o politica, sulla situazione del paese. Attualmente le ostilità continuano lungo il confine est e nel Donbass, con combattimenti che proseguono senza tregua e causano danni umani e materiali. Le cancellerie europee si confrontano sul da farsi, ma nessuna azione significativa può partire prima che si fermi la violenza.
Lo stop dei combattimenti è visto come prerequisito per mettere in campo strumenti di negoziazione di lungo termine. Senza la pace sul terreno, qualsiasi tentativo di coinvolgimento diretto o indiretto rischia di alimentare ulteriori tensioni e rendere instabili le trattative. Per l’Italia, il messaggio è netto: nessuna presenza militare diretta finché non si concretizza un cessate il fuoco reale.
Garanzie di sicurezza per kiev: il modello ispirato all’articolo 5 della Nato
Una delle soluzioni che l’Italia sta valutando riguarda l’adozione di un sistema di garanzie simile all’articolo 5 del Trattato nordatlantico. Secondo questa norma, un attacco armato contro uno Stato membro è considerato un attacco contro tutti, che obbliga gli alleati a intervenire in difesa con ogni mezzo necessario. Roma propone di trasferire questo modello alla sicurezza dell’Ucraina, garantendo una difesa collettiva senza però impiegare truppe italiane direttamente sul terreno.
L’idea è di creare un quadro politico e di sicurezza che protegga Kiev da ulteriori aggressioni, senza però trasformare il paese in un campo di battaglia per le forze europee. Ciò si tradurrebbe in un impegno diplomatico e militare indiretto, con possibili accordi bilaterali e supporti materiali non offensivi. La discussione su questa ipotesi rimane aperta e i nodi riguardano la reale capacità europea di sostenere tali garanzie e la volontà politica di affrontare un impegno così serio.
Italia e coalizione internazionale: la partecipazione a Parigi e la linea prudente di Roma
Il 4 settembre si terrà a Parigi un vertice della cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi”, che vede la partecipazione dei principali attori europei e internazionali schierati a favore dell’Ucraina. Il summit sarà copresieduto dal presidente francese Macron e dal primo ministro britannico Starmer, in presenza del presidente ucraino Zelensky. La premier italiana Giorgia Meloni seguirà l’incontro da remoto, dopo aver cancellato un viaggio nell’Indo-Pacifico per rimanere aggiornata sul processo diplomatico.
L’Italia mantiene una posizione rigida sulla questione militare, opponendosi a invii di uomini sul territorio ucraino ma pronta a fornire altri tipi di supporto, come addestramento o unità per sminamento. Meloni ha seguito in prima persona buona parte degli appuntamenti della coalizione, dimostrando l’attenzione italiana sul dossier. Sul tavolo restano aperti diversi temi: capacità di sostegno non armato, strategie per la fine del conflitto e modalità di garanzia per la sicurezza di Kiev.
Le discussioni si sviluppano in un contesto delicato, con forti pressioni da parte di alcuni leader europei, inclusa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’Alta rappresentante dell’UE Kaja Kallas, che hanno aperto a un possibile invio di truppe dai paesi volenterosi. Roma fa muro contro questa ipotesi, sottolineando la necessità di rispettare i limiti posti dal governo italiano e l’importanza di attendere un vero cessate il fuoco.
Il percorso diplomatico intorno all’Ucraina resta quindi complicato e in evoluzione, con la coalizione internazionale che prova a trovare un equilibrio tra sostegno a Kiev e rischi di un coinvolgimento militare diretto. L’Italia si conferma un attore attento a non oltrepassare la linea del confronto armato diretto.