Investì e uccise una donna a Milano, la responsabilità genitoriale di tre minori affidata al Comune

Investc3Ac E Uccise Una Donna A M

Investito e ucciso una donna a Milano, tre minorenni affidati al Comune. - Gaeta.it

Laura Rossi

27 Agosto 2025

L’incidente avvenuto a Milano che ha portato alla morte di Cecilia De Astis ha aperto una complessa vicenda giudiziaria sui minori coinvolti nell’investimento. La gestione della responsabilità genitoriale è passata al Comune di Milano, che si occuperà dei tre ragazzi identificati. Il caso evidenzia tensioni sul piano sociale e legale legate all’ambiente dei minori e alle famiglie disgregate.

Il giudice affida la responsabilità genitoriale al Comune Di milano

Il giudice delegato per i Minori di Milano, Ciro Iacomino, ha deciso di assegnare al Comune la responsabilità genitoriale di tre minori coinvolti in un grave incidente stradale in cui ha perso la vita Cecilia De Astis. La scelta riguarda due fratellini di 11 e 13 anni e una ragazzina di 11 anni che si trovavano nell’auto al momento dell’investimento fatale. Il tredicenne, fra questi, era alla guida del veicolo. Il provvedimento mira a garantire una tutela più diretta dei minori, considerando le condizioni complessive di famiglia e la posizione legale dei genitori.

La decisione del giudice comporta che il Comune prenda in carico i ragazzi, affidandoli a comunità protette dove possano ricevere la protezione e il supporto necessari. L’intervento delle istituzioni pubbliche si inserisce in un quadro di controllo e gestione di minori privi di un sostegno familiare adeguato, con l’intento di evitare ulteriori situazioni di rischio. Questo passaggio coinvolge la presa in carico diretta da parte di servizi sociali e strutture dedicate, sottraendo temporaneamente a figure genitoriali assenti o non idonee la responsabilità educativa e legale sui giovani.

Situazione dei minori e dettagli Sull’incidente mortale

Al momento, tre dei quattro minori coinvolti sono stati rintracciati dalle forze dell’ordine. Due fratelli e una ragazzina che si trovavano sull’auto rubata durante l’incidente sono stati portati in comunità dopo essere stati fermati mentre tentavano di allontanarsi dall’insediamento di nomadi dove abitavano. Il quarto bambino risulta ancora irreperibile. L’auto era guidata dal ragazzo più grande dei fratelli, 13 anni, che ha travolto Cecilia De Astis, causandone il decesso.

La vicenda richiama la delicata questione del coinvolgimento di minori in attività illegali o pericolose, spesso legate a contesti familiari e sociali fragili. Di solito, questi ragazzi provengono da ambienti vulnerabili, come insediamenti nomadi, e vivono situazioni di scarso controllo e poche garanzie. L’adozione di misure protettive come le comunità rappresenta per loro l’unica alternativa a condizioni familiari fragili e alla mancanza di tutela.

Le condizioni familiari e gli sviluppi processuali in tribunale

Durante l’udienza odierna, in tribunale sono state ascoltate due figure genitoriali: la madre di due dei minori coinvolti e due padri, che attualmente si trovano in carcere e sono stati accompagnati in aula sotto scorta della polizia penitenziaria. Entrambi i padri rispondono a procedimenti penali separati e la loro detenzione impedisce un ruolo attivo nella gestione dei ragazzi.

Per quanto riguarda la madre della ragazzina di undici anni, non è stata rintracciata e il provvedimento di affidamento al Comune sarà notificato appena possibile. È atteso per domani l’ascolto in tribunale anche del padre del quarto minore scomparso, sul quale sarà adottato un provvedimento analogo.

La complessità di questa situazione giudiziaria evidenzia il legame tra problematiche familiari, interventi penali e responsabilità legali sui minori. Le condotte genitoriali risultano carenti o assenti, portando l’autorità giudiziaria a trasferire allo Stato, rappresentato dal Comune, il compito di tutela e sorveglianza. Questo processo mira a garantire protezione e sorveglianza ad un gruppo di minori in situazione di forte insicurezza e rischio sociale.

Collocamento in comunità protette e prospettive per i minori coinvolti

I tre minori individuati dalla Polizia locale sono stati affidati a strutture residenziali protette. Questi centri hanno il compito di offrire sicurezza ai ragazzi, monitorare il loro percorso educativo e intervenire in casi di necessità. La permanenza in comunità protette serve anche a limitare i contatti con ambienti a rischio, aiutando i minori a distaccarsi da situazioni di marginalità sociale.

La decisione del Comune e del giudice punta a consentire un recupero del percorso di crescita di questi giovani, sottraendoli alla mancanza di controllo familiare e a possibili influssi negativi provenienti dagli ambienti di provenienza. La presa in carico pubblica assicura un quadro più organico di tutela e sorveglianza, necessario dati i precedenti e i contesti di provenienza.

Restano comunque aperti interrogativi sulla situazione del quarto minore, ancora non rintracciato, e sulle dinamiche familiari che hanno permesso a questi ragazzi di trovarsi in una condizione estrema, fino a causare un grave incidente con conseguenze fatali. L’evoluzione della vicenda giudiziaria nelle prossime settimane chiarirà come si procederà per la tutela a lungo termine dei minori.