Intesa tra Usa e Ue sui dazi: tariffe fisse al 15% su farmaci, auto e semiconduttori

Intesa tra Usa e Ue sui dazi: tariffe fisse al 15% su farmaci, auto e semiconduttori

L’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea introduce dazi del 15% su automobili, farmaci e semiconduttori, segnando una svolta nelle relazioni commerciali transatlantiche con impatti su energia e politica interna europea.
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Stati Uniti e Unione Europea hanno siglato a Turnberry un accordo che introduce dazi del 15% su automobili, farmaci e semiconduttori europei, con impatti sulle relazioni commerciali transatlantiche e critiche politiche in Europa. - Gaeta.it

L’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi doganali è stato ufficialmente siglato a Turnberry, in Scozia, durante un incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. L’intesa prevede l’introduzione di tariffe del 15% su una vasta gamma di prodotti europei destinati al mercato americano, tra cui automobili, farmaci e semiconduttori. Le dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti dei due blocchi fanno chiarezza sui termini e sulle implicazioni di questa intesa commerciale, che segna una svolta nelle relazioni economiche transatlantiche.

Dettagli dell’accordo sui dazi tra usa e ue

Il cuore dell’intesa riguarda l’applicazione di dazi al 15% su numerosi beni europei importati negli Stati Uniti. Ursula von der Leyen ha evidenziato che la tariffa riguarda principalmente automobili, semiconduttori e farmaceutica, settori fondamentali per l’export europeo. Secondo la presidente della Commissione europea, quella percentuale costituisce il limite massimo che è stato possibile negoziare, messo a punto dopo mesi di confronto. Il provvedimento porterà quindi all’imposizione di tariffe per i prodotti europei, con l’obiettivo di riequilibrare alcuni squilibri commerciali.

Tariffe su comparti strategici

I dazi non colpiranno solo merci tradizionalmente esportate ma interesseranno anche comparti strategici come la farmaceutica e la tecnologia, in particolare i semiconduttori. Dall’incontro è emerso che questa misura riflette un compromesso ottenuto grazie al lavoro diplomatico di entrambe le parti, che hanno scelto di evitare aumenti tariffari più pesanti mantenendo allo stesso tempo una posizione ferma sui diritti commerciali.

Impatto dei dazi su farmaci e semiconduttori

Sempre a margine dell’accordo, un alto funzionario europeo ha confermato che i dazi su farmaci e semiconduttori applicati dagli Usa saranno del 15%, coerenti con la quota stabilita per gli altri prodotti. La decisione americana si basa su indagini ancora in corso relative alla sicurezza nazionale, regolate dall’articolo 232 del Trade Expansion Act del 1962. In pratica, gli Usa restano liberi di concludere i loro accertamenti, ma per ora l’Ue riceverà tariffe contenute rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.

Questa misura influisce in modo diretto su due comparti fondamentali per l’industria europea. Nel settore farmaceutico la tariffa agisce sulle esportazioni destinate agli Usa, mercati in cui molti gruppi europei hanno una forte presenza. Per i semiconduttori, queste tariffe prenderanno piede proprio mentre la domanda globale di componenti tecnologici resta alta, con ricadute anche sulle catene produttive internazionali.

L’accordo con gli Stati Uniti rappresenta quindi una novità rilevante per le aziende europee. Permette alle imprese di impostare nuove strategie commerciali, tenendo conto di questa tassazione supplementare, ma evita incrementi tariffari più gravosi che avrebbero potuto rallentare il commercio tra le due sponde dell’Atlantico.

Energia nelle relazioni transatlantiche

Un altro tema rilevante trattato nel vertice riguarda il commercio di commodities energetiche, in particolare gas, petrolio e nucleare. L’amministrazione Usa ha infatti prospettato la vendita all’Europa di beni energetici per un valore stimato in 750 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Va specificato che si tratta di una previsione basata su analisi di mercato e sui fabbisogni europei, e non di un impegno formale da parte dell’Unione.

Secondo un alto funzionario europeo, gli acquisti non saranno gestiti direttamente dalla Commissione europea, quanto dalle società private europee, ciascuna con le proprie esigenze e contratti sul mercato. La cifra indicata riflette la necessità dell’Europa di ridurre la dipendenza dalle forniture energetiche russe, cercando alternative su più fornitori.

Questa dinamica dipende anche da fattori come la capacità delle infrastrutture, i tipi di contratti adottati e l’effettivo andamento della domanda. Le cifre riferite sono dunque legate a previsioni realistiche e non a proposte rigide, e rappresentano un possibile incremento degli scambi energetici tra Usa e Europa nel medio termine.

Critiche politiche all’accordo: la posizione di bayrou

Il primo ministro francese François Bayrou ha espresso una netta critica all’intesa firmata a Turnberry, definendo la giornata «triste» per l’Europa. Bayrou ha lamentato una scelta di subordinazione, spiegando che un’alleanza che si fonda su valori comuni e difesa degli interessi dovrebbe restare ferma sulle proprie posizioni commerciali.

La dichiarazione sottolinea una frattura politica interna al Vecchio Continente, dove parte dell’opinione pubblica e di alcune leadership si mostrano contrari all’accettazione delle tariffe Usa, viste come un cedimento rispetto a pressioni esterne. A fronte di un patto che modula i dazi, si apre dunque anche un dibattito sulle strategie future dell’Unione e sull’indipendenza economica rispetto agli Stati Uniti.

Resta quindi da vedere come si svilupperanno le successive fasi di relazione e confronto tra Washington e Bruxelles, e se questo compromesso rappresenterà un punto stabile o una tappa verso nuovi negoziati tra i due blocchi.

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