Il recupero del veliero bayesian, affondato la notte del 19 agosto dello scorso anno davanti a Porticello, ha raggiunto una nuova fase. Dopo quasi un anno dalla tragedia, lo scafo è stato finalmente portato a galla grazie all’intervento delle gru hebò Lift 10 e 2. L’operazione segna un momento importante nelle indagini e nelle verifiche sull’imbarcazione. Attorno al luogo del recupero è stato predisposto un ampio controllo per prevenire danni ambientali.
Come è avvenuto il recupero del veliero bayesian
Il veliero bayesian è stato sollevato dall’acqua questa mattina, dopo una prima fase di messa a galla avvenuta ieri, che ha permesso di fissare ulteriori cime per assicurare la stabilità dello scafo. Le gru hebò Lift 10 e 2 hanno svolto un ruolo centrale in questa delicata operazione, necessaria per portare alla luce un’imbarcazione rimasta sommersa per oltre 10 mesi. La procedura è stata attentamente pianificata e realizzata con grande precisione per evitare nuovi danni alla struttura. Adesso lo scafo è visibile e pronto per le fasi successive.
Fase critica di svuotamento e analisi
Appena tirato fuori dall’acqua, il veliero sarà sottoposto a un processo di svuotamento dell’acqua accumulata all’interno dello scafo. Questa fase è cruciale per stabilire la resistenza dell’imbarcazione e il suo stato reale. Solo a quel punto sarà possibile comprendere gli effetti del naufragio sulla struttura e valutare eventuali interventi di recupero ulteriori o demolizione. L’intera operazione si distingue per la complessità e i tempi lunghi, legati proprio alla delicatezza del materiale e alla difficoltà di intervenire in mare.
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La presenza del pm e della capitaneria per le indagini
Sul posto sono arrivati il pm raffaele cammarano, a capo delle indagini relative al naufragio, accompagnato dai militari della capitaneria di porto. La loro presenza ha lo scopo di monitorare ogni aspetto di questa fase del recupero, raccogliendo dati e assicurandosi che tutte le procedure vengano rispettate secondo le normative vigenti. La capitaneria continua a condurre verifiche approfondite, rivolte soprattutto alla tutela ambientale della zona.
Controllo e sorveglianza nel tratto di mare
Intorno all’area del recupero sono state schierate diverse motovedette della capitaneria di porto. Queste unità pattugliano il tratto di mare per assicurarsi che non ci siano fuoriuscite di carburante o altre sostanze inquinanti dall’imbarcazione immersa. L’attenzione si concentra soprattutto sul rischio ambientale, vista la vicinanza a coste delicate e frequentate. Parallelamente, tecnici dell’Arpa si sono uniti all’intervento, mettendo in campo strumentazioni tecnologiche tra cui droni dotati di raggi infrarossi.
Tecnologia e strategie per prevenire l’inquinamento
Il rischio di contaminazioni durante il recupero di imbarcazioni sommerse è sempre alto. Per evitare danni alle acque costiere di Porticello, è stata messa in atto una sorveglianza continua. I droni impiegati dall’Arpa permettono di individuare con precisione e rapidità ogni possibile perdita di carburante o sostanza pericolosa. Le immagini a raggi infrarossi sono fondamentali per intercettare anche il minimo segnale che potrebbe indicare una contaminazione.
Questa attenzione alla tutela ambientale ha rappresentato un elemento chiave dell’intera operazione di recupero del bayesian. I monitoraggi non si limitano solo alle ore dell’estrazione dello scafo, ma sono organizzati per proseguire anche durante le fasi successive, in cui potrebbero emergere problematiche legate allo svuotamento dell’acqua o alla stabilità della struttura. Gli enti coinvolti confermano che ogni movimento è stato studiato per minimizzare l’impatto sull’ecosistema marino.
La squadra di controllo resta attiva fino alla conclusione di tutte le procedure, assicurando la sicurezza e la pulizia delle acque di Porticello. Questa attività segna un passo fondamentale per chiarire cosa sia successo al veliero e per garantire che le acque non subiscano danni che potrebbero avere ripercussioni per la fauna e gli abitanti locali.