Due uomini considerati elementi chiave di un gruppo criminale operante ad Aprilia sono stati colpiti da una sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, decisa dal Tribunale di roma, sezione per le misure di prevenzione. La misura segue una vasta indagine e sottolinea come il legame con l’organizzazione non si sia interrotto neanche durante la detenzione.
La persistenza dell’influenza mafiosa dopo il carcere
Secondo la sentenza, il carcere non ha bloccato i rapporti dei due con l’ambiente criminale di Aprilia. Gli elementi raccolti evidenziano come abbiano continuato a esercitare controllo sul territorio. Sono stati capaci di mantenere legami con figure di spicco di clan storici, imponendo la loro presenza tramite intimidazioni e violenza. L’effetto è stato quello di creare un clima di omertà e assoggettamento tra la popolazione locale, ostacolando la libertà e la legalità.
La decisione giudiziaria punta a spezzare questa continuità. Con la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno si cerca di impedire ogni attività illecita prima che si concretizzi nuovamente, intervenendo su responsabilità che non si limitano al singolo reato ma riguardano una pericolosità sociale persistente.
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Il ruolo del questore di latina nella prevenzione contro i clan
Il Questore di latina ha richiesto la misura come parte dell’attività di controllo e anticipazione delle minacce per la sicurezza pubblica. Oltre agli arresti e alle indagini penali, la sorveglianza speciale si pone come strumento supplementare per ostacolare la presenza sul territorio di soggetti pericolosi.
Questa azione preventiva mira a tutelare la quiete sociale in un’area segnata da fenomeni criminali radicati. Il Questore ha indicato che “solo agendo in modo complesso e continuo è possibile limitare l’influenza di organizzazioni mafiose che contano su strutture ramificate anche durante e dopo periodi di detenzione.”
La decisione del tribunale di roma e il profilo dei soggetti coinvolti
Il Tribunale di roma, su proposta del Questore di latina, ha disposto la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per due uomini ritenuti al vertice del sodalizio mafioso sgominato con l’operazione “Assedio” nei mesi scorsi. Entrambi sono sotto regime detentivo ma l’autorità giudiziaria ha ritenuto necessario un ulteriore strumento per limitare i loro spostamenti e le attività criminali. Il primo soggetto avrà una misura della durata di quattro anni, il secondo tre anni, da applicarsi una volta terminato il periodo di carcere.
Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa. Uno aveva il ruolo di coordinatore delle attività del clan e fungeva da reggente in assenza del capo, mentre l’altro si occupava di azioni operative di rilievo, come estorsioni e minacce. Entrambi mantenevano una posizione di comando nel gruppo, fungendo da punti di riferimento per l’organizzazione criminale sul territorio.
L’operazione assedio: arresti e colpi al clan di aprilia
L’operazione “Assedio”, svolta nei mesi passati dall’Arma dei Carabinieri, ha portato all’arresto di numerose persone ritenute parte di questo sodalizio mafioso attivo ad Aprilia. Le accuse riguardano traffico di droga, estorsioni e gestione illecita di risorse economiche sul territorio comunale.
Questa attività investigativa ha permesso di colpire la rete criminale nella sua struttura organizzativa più profonda. Ora con la sorveglianza speciale si intende garantirne il definitivo isolamento, riducendo le possibilità per i capi di condizionare le dinamiche criminali o sociali della zona.
Roma e Latina, nel 2025, continuano a mettere in campo misure di contrasto dirette a spezzare il potere mafioso, seguendo piste diverse ma complementari tra azioni giudiziarie e interventi di sicurezza pubblica.