Le immagini catturate dal telescopio solare Daniel K. Inouye, gestito dalla National Science Foundation, segnano una svolta nello studio del Sole. Dal 2024, questo strumento all’avanguardia ha permesso di osservare per la prima volta filamenti di anelli magnetici nella corona solare mai visti prima, con larghezze inferiori a 50 chilometri. Questi dettagli offrono nuovi indizi sul complicato meccanismo che scatena i brillamenti solari più potenti, quelli di classe X, capaci di avere ripercussioni anche qui sulla Terra.
Il telescopio Inouye e la prima immagine nitida di un brillamento di Classe X
L’8 agosto 2024, il telescopio solare più avanzato del mondo, situato sull’isola di Maui alle Hawaii, ha immortalato un evento raro: un brillamento solare di classe X, la massima esplosione possibile dalla nostra stella. L’Osservatorio Solare Nazionale, che lo gestisce per conto della NSF, ha sottolineato come la qualità delle immagini ottenute superi di gran lunga ogni tentativo precedente. Si sono potuti osservare filamenti di anelli nella corona solare con dettagli fino a poche decine di chilometri, un livello di precisione mai raggiunto prima.
Questi anelli, formati da sottili strutture magnetiche, hanno una larghezza media di 48,2 km, con alcuni che scendono fino a 21 km. L’area osservata, pari a circa quattro volte il diametro terrestre, ha mostrato centinaia di queste formazioni durante l’evento, grazie al Visible Broadband Imager montato sul telescopio. Per la prima volta, il DKIST ha catturato un brillamento così potente con una nitidezza tale da rivelare strutture fino a ora invisibili.
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Questi anelli si trovano nella corona, la parte esterna dell’atmosfera solare dove le temperature sfiorano milioni di gradi e il plasma, carico di energia magnetica, si muove vorticosamente. Le strutture sottilissime fotografate, di pochi chilometri di spessore, sono le più minute mai osservate in questa zona. Prima d’ora, non era possibile distinguere anelli così piccoli, che si intrecciano formando una fitta rete magnetica.
La corona è fondamentale perché qui si creano le condizioni per le eruzioni note come brillamenti, che rilasciano radiazioni e particelle nello spazio. Queste nuove immagini permettono finalmente di vedere chiaramente la microstruttura magnetica del Sole, aprendo la strada a una comprensione più profonda di come si accumula e si libera energia nella corona.
I piccoli anelli: la chiave della riconnessione magnetica?
Alla base dei brillamenti solari c’è il fenomeno della riconnessione magnetica: le linee del campo magnetico si spezzano e si ricollegano, liberando grandi quantità di energia. Fino a oggi, però, molti dettagli di questo processo sfuggivano. La scoperta di questi piccoli anelli magnetici dà agli scienziati nuovi pezzi per costruire modelli più precisi del comportamento del Sole.
Questi anelli potrebbero essere i mattoni di un meccanismo in scala ridotta che governa i grandi eventi energetici. La loro presenza spinge a rivedere le dinamiche magnetiche che innescano e alimentano i brillamenti di classe X. Ora che sappiamo che esistono, si potrà lavorare per inserirli nelle simulazioni e nelle previsioni, basandosi su dati reali dell’atmosfera solare.
Queste scoperte non solo migliorano la nostra comprensione di come si generano questi eventi violenti, ma anche di quali effetti possono avere sulla Terra, in particolare sulla rete satellitare e le comunicazioni. Se prima le immagini erano come guardare una foresta da lontano, oggi possiamo distinguere ogni singolo albero, con l’obiettivo di capire meglio il paesaggio solare nella sua interezza.