La vicenda che coinvolge il comune di Ivrea e diverse società attive nel commercio al dettaglio si è conclusa con una sentenza del Tar Piemonte. La questione verteva sull’autorizzazione alla demolizione e ricostruzione di un edificio in corso Vercelli per realizzare un punto vendita Tigros, contestato da alcuni operatori commerciali locali. Il tribunale ha stabilito l’inammissibilità del ricorso, rigettando le accuse di irregolarità urbanistiche e danni economici paventati dai ricorrenti. Di seguito, si analizzano le motivazioni della decisione e il contesto urbanistico e commerciale legato a questa apertura.
I fatti: il progetto e il ricorso al tar
L’area interessata si trova in corso Vercelli 7 a Ivrea, su un immobile dismesso ex sede Enel. Il comune ha autorizzato la demolizione del vecchio edificio e la costruzione di una struttura commerciale di medie dimensioni destinata alla catena Tigros. Il procedimento urbanistico ha seguito l’iter previsto, con l’approvazione di un atto unico SUAP, il rilascio del permesso di costruire e un’autorizzazione commerciale di categoria M-SAM3. Inoltre, la giunta comunale ha sottoscritto un protocollo di valorizzazione dell’area e delle zone limitrofe come il lago San Michele, includendo nuovi spazi urbani tra cui una pista ciclabile.
Le società ricorrenti, AL.MA Market attuale gestore di un Carrefour Express nelle vicinanze, insieme a GS S.p.A. e IMPEX, proprietaria del fabbricato utilizzato da Carrefour, hanno contestato l’intero iter autorizzativo e la legittimità delle opere. Hanno sollevato presunte violazioni al piano regolatore, distanze prescrittive, e difformità edilizie, e hanno impugnato anche la sanatoria concessa a Polis SGR per interventi precedenti. Il ricorso, presentato nell’ottobre 2024 e integrato a dicembre, ha evidenziato soprattutto il timore di perdere clientela a favore del nuovo supermercato.
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Il contesto urbano e commerciale di Ivrea e il problema dei punti vendita di prossimità
La vicenda porta alla luce il tema più ampio della trasformazione delle aree urbane e dell’evoluzione del commercio. Ivrea si trova di fronte a una rapida espansione di strutture di vendita di medie dimensioni su terreni una volta destinati ad altri usi. Questi cambiamenti avvengono in modo puntuale, con permessi e protocolli, spesso senza che venga posta sufficiente attenzione agli effetti sulla rete dei negozi di quartiere. La crescita delle grandi catene rischia di alterare il tessuto commerciale tradizionale, fatto di relazioni quotidiane e scelte di prossimità.
Nel caso specifico, il nuovo supermercato sorgerà vicino a un sito archeologico di rilievo, l’anfiteatro romano di Ivrea. Malgrado questo, l’iter autorizzativo non ha visto ostacoli, poiché l’area viene considerata compatibile con l’intervento previsto. Ciò solleva interrogativi sulle priorità urbanistiche e culturali nel gestire gli spazi cittadini e le potenzialità di valorizzazione del patrimonio.
Le amministrazioni sembrano privilegiare le compensazioni tecniche – parcheggi, piste ciclabili, aree verdi – rispetto a scelte di tutela del commercio di prossimità e del decoro urbano. Il risultato è un modello che tende a omologare le offerte commerciali, facendo scomparire quella varietà che rende vivi i quartieri e le comunità. Non è più solo una questione di permessi o norme, ma una questione di visione del futuro delle città, spesso affidata più a interessi privati e tecnicismi che a decisioni partecipate.
Il giudizio del tar e le ragioni della bocciatura
Il tribunale amministrativo regionale ha rigettato il ricorso senza entrare nel merito tecnico delle contestazioni urbanistiche. La decisione si basa sulla mancanza di prove concrete che dimostrino un danno economico reale e significativo derivante dall’apertura del nuovo punto vendita Tigros. Per il Tar non è sufficiente la semplice paura di competere con un supermercato più grande, né bastano affermazioni generiche su presunti cali di fatturato o svalutazioni immobiliari.
I giudici hanno sottolineato che la concorrenza commerciale è tutelata dalla legge , che garantisce la libertà di insediamento degli esercizi, salvo casi eccezionali relativi a salute, ambiente, sicurezza o tutela di beni culturali. Le contestazioni urbanistiche avanzate non potevano essere usate come strumento per bloccare l’ingresso di un concorrente. La zona è classificata come area per attrezzature di interesse generale, ma questo non ha impedito al Comune di seguire un iter conforme alle normative vigenti, incluse quelle regionali della legge piemontese 16/2018 e successive modifiche.
Il Tar ha anche respinto i rilievi sulle difformità edilizie, le distanze dalla strada, e la monetizzazione dei parcheggi, dichiarando tali motivi inammissibili o infondati. Il fatto che l’edificio IMPEX fosse distante circa cento metri dalla nuova costruzione ha contribuito a smontare il nesso causale tra apertura del supermercato e danno subito dai ricorrenti.
Riflessioni sul modello commerciale e la governance urbana
La sentenza del Tar ribadisce un concetto importante: non si limita la concorrenza commerciale tramite ricorsi strumentali. Alla base dell’economia di un punto vendita ci sono fattori concreti, fatti di clientela, prezzi, servizi e differenze di offerta. Non basta una preoccupazione soggettiva per ottenere provvedimenti giudiziari.
Questo scenario stimola una riflessione più ampia sulla modalità di sviluppo urbano e commerciale. Le politiche pubbliche devono bilanciare la necessità di attrarre investimenti e offrire servizi moderni con la tutela della qualità della vita e dell’identità locale. Le decisioni su cambi di destinazione d’uso e aree di commercio dovrebbero coinvolgere maggiormente comunità e operatori locali, per evitare omologazioni e desertificazione commerciale.
L’esperienza di Ivrea ricorda che le città non sono solo spazi di vendita, ma luoghi di socialità e memoria. L’espansione delle grandi strutture non va affrontata solo con strumenti legali o tecnici ma richiede un confronto collettivo, per evitare che il commercio diventi solo consumo anonimo e standardizzato. Così si garantisce un futuro più equilibrato, dove la pluralità di offerte resta un valore sociale e culturale, oltre che economico.