Guardia Costiera ferma nave mercantile a Gaeta: ispettori rilevano gravi carenze di sicurezza

di Francesco Giuliani

Il cargo è rimasto fermo al molo con i fumaioli spenti e gli ispettori a bordo che controllavano ogni ponte. La nave mercantile, trattenuta il 21 ottobre, è diventata il centro di un’ispezione serrata dopo che il sistema di monitoraggio europeo ha segnalato anomalie. Sul banchina le procedure sono state lunghe, tecnici e ufficiali hanno annotato difetti e mancanze che hanno fatto scattare il blocco amministrativo. Qui si decide se una nave può ripartire o deve restare ferma fino a riparazioni e certificazioni.

Un dettaglio che molti sottovalutano: la presenza di controlli elettronici internazionali ha cambiato i tempi e le priorità delle ispezioni.

Ispezione e criticità emerse

Il team del Port State Control del Coordinamento regionale di Civitavecchia è salito a bordo dopo l’allarme inviato dall’European Maritime Safety Agency. Gli ispettori hanno svolto un controllo esteso che è durato più di dodici ore, passando in rassegna impianti, documenti e spazi di vita. Al termine dell’intervento sono state rilevate oltre 25 irregolarità, molte delle quali classificate come gravi perché incidono direttamente sulla sicurezza della navigazione e sulle condizioni di vita dell’equipaggio. La situazione è stata descritta come critica, con carenze funzionali ai sistemi di bordo e problemi logistici e igienici nei locali destinati al personale.

Durante l’ispezione è emerso che l’equipaggio, di nazionalità siriana, viveva in condizioni non conformi agli standard; per questo motivo si è reso necessario adottare il provvedimento di fermo amministrativo. I tecnici hanno evidenziato lacune operative e documentali che impedivano la navigazione in sicurezza. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: i controlli non avvengono solo alla vista, ma partono da dati e segnalazioni storiche, poi vengono confermati con verifiche puntuali.

La combinazione di elementi tecnici e di welfare ha dunque determinato il blocco. Gli operatori portuali ricordano che procedure di questo tipo mirano a evitare rischi immediati per il traffico e per l’ambiente marino.

Riparazioni, restrizioni e passi successivi

Nei 40 giorni successivi al fermo la nave ha effettuato lavori di riparazione per sistemare la maggior parte delle avarie riscontrate dagli ispettori. Gli interventi hanno riguardato impianti meccanici e aspetti legati alla sicurezza antincendio, oltre alla documentazione tecnica necessaria per dimostrare la conformità. Dopo queste operazioni, la nave è stata autorizzata a lasciare il porto di Gaeta con destinazione un cantiere estero, dove saranno completati i lavori più complessi. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è che le riparazioni spesso si concentrano in periodi di minor traffico, per non interferire con le rotte commerciali.

Prima di poter tornare a navigare liberamente nel Mediterraneo, la nave rimane bandita da gran parte dei porti della zona: il rientro sarà possibile solo dopo una nuova e approfondita re-ispezione che verifichi il ripristino di tutti i requisiti tecnici, operativi e di standard internazionali. I controlli di follow-up valuteranno anche la piena regolarità della documentazione di bordo e la corretta gestione ambientale.

È emerso inoltre, a seguito delle analisi storiche condotte dalle autorità, che lo stesso mercantile era già stato oggetto di detenzioni in passato. Questo elemento pesa nelle valutazioni di rischio e nella programmazione dei controlli futuri. Un aspetto che sfugge a chi non lavora nel settore: la cronologia degli interventi influenza le priorità operative delle autorità marittime.

Contesto istituzionale e prospettive operative

Il caso è stato seguito anche dall’Amministrazione comunale di Gaeta e dal Comando Interregionale Marittimo Centro e Capitale, mentre il Coordinamento nazionale Port State Control mantiene alta l’attenzione su tutte le navi che intendono sostare nei porti italiani. L’obiettivo dichiarato è ridurre la presenza di unità sub-standard che possano mettere a rischio la navigazione, la salute degli equipaggi e l’ambiente marino. Le autorità sottolineano che questo controllo intensificato tutela anche gli armatori che rispettano le norme e investono in sicurezza.

Un dettaglio che molti sottovalutano: quando una nave viene bloccata non solo si fermano operazioni e carichi, ma si attiva un meccanismo di revisione che coinvolge più enti e genera ricadute operative nei porti vicini. La prassi prevede che, oltre alle misure tecniche, vengano monitorati i percorsi amministrativi per la restituzione alla navigazione.

Alla fine, la vicenda lascia un’immagine concreta: una nave che deve dimostrare di aver colmato lacune tecniche e documentali prima di riprendere la rotta, e un sistema di controlli che tende a intensificarsi nel corso dell’anno per tutelare sicurezza e ambiente. È una tendenza che molti operatori portuali stanno già osservando e che influenzerà le scelte di manutenzione e gestione delle flotte.