Il tribunale amministrativo regionale della Campania ha annullato l’ordinanza del prefetto di Napoli che prorogava il divieto di stazionamento nelle cosiddette “zone rosse” della città. La decisione riguarda un provvedimento adottato sulla base di una direttiva firmata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il ricorso era stato promosso da associazioni e consiglieri locali, che contestavano la legittimità dell’uso continuativo di poteri speciali da parte dell’ufficio prefettizio. Il Tar ha riconosciuto l’assenza di motivazioni straordinarie e ha evidenziato come queste misure abbiano violato i principi della Costituzione.
Un ricorso contro il divieto nelle zone rosse di napoli
Il divieto di stazionamento nelle “zone rosse” era stato introdotto con l’obiettivo dichiarato di contrastare fenomeni di degrado e sicurezza urbana. Questa misura è stata prorogata più volte dal prefetto di Napoli, seguendo una direttiva ministeriale emessa dallo stesso Piantedosi. I ricorrenti, assistiti dagli avvocati Andrea Chiappetta e Stella Arena, hanno sostenuto che tali ordinanze non fossero fondate su nuove emergenze o situazioni aggravate che giustificassero la prosecuzione del divieto. In particolare, hanno sottolineato come l’uso ripetuto di poteri straordinari di ordine pubblico rappresenti una deviazione dai limiti imposti dalla legge e dai principi costituzionali.
Criticità della misura e diritti fondamentali
Il ricorso ha inoltre messo in luce l’assenza di valutazioni di proporzionalità e di tutela dei diritti fondamentali come la libertà di movimento e di riunione. L’ordinanza era stata criticata per il carattere generalizzato delle restrizioni, che imponevano limiti alla presenza di persone in specifiche aree urbane senza distinzioni individuali o contestualizzazioni precise. Questo ha portato il Tar a considerare la misura come eccessiva e priva di giustificazioni concrete, tanto da invalidarla.
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La sentenza del tar sulla legittimità del potere prefettizio
Il Tar della Campania ha definito illegittimo l’esercizio del potere prefettizio nel caso specifico, sostenendo che non esisteva alcuna emergenza eccezionale o motivo nuovo capace di supportare l’adozione ripetuta di ordinanze restrittive. La sentenza sottolinea come l’uso abituale di strumenti straordinari possa ledere i diritti e valori tutelati dalla Costituzione, quali la tutela della libertà personale, il principio di uguaglianza e la presunzione di innocenza.
Limiti e richiami del verdetto
Nel testo del verdetto si legge che il potere prefettizio deve sempre rispettare i limiti di proporzionalità e la normativa vigente, evitando di trasformare una misura eccezionale in prassi amministrativa ordinaria. La pronuncia rappresenta un richiamo chiaro alle istituzioni a mantenere l’azione nell’ambito del diritto e della tutela costituzionale, concentrandosi su interventi circoscritti e motivati da condizioni eccezionali effettive.
Il team legale ha evidenziato come la sentenza riaffermi la superiorità della Costituzione rispetto a ogni direttiva di natura ministeriale e contrastanti presupposti applicativi. Nessuna disposizione, neanche quella emanata dal ministero dell’Interno, può mettere da parte i principi fondamentali del diritto, ne’ trasformare lo stato di emergenza in uno stato permanente limitativo di libertà fondamentali.
Reazioni di associazioni e consiglieri municipali a napoli
I legali che hanno promosso il ricorso hanno definito la decisione una vittoria in nome dello Stato di diritto e della tutela costituzionale. Andrea Chiappetta e Stella Arena hanno affermato che la sentenza sancisce un principio imprescindibile: il potere straordinario non può sostituirsi alla normale regolazione democratica e diventare norma di comportamento. Hanno inoltre rimarcato che l’ordinanza prefettizia violava più principi costituzionali, comprimendo libertà individuali senza giustificazioni nuove o precise.
Commenti dei consiglieri locali
Anche i consiglieri municipali di Napoli Chiara Capretti e Pino De Stasio, tra i firmatari del ricorso, hanno commentato la decisione sottolineando come l’uso dello stato di emergenza fosse stato uno strumento per evitare il confronto con le istituzioni locali e per escludere i territori dalla gestione delle politiche di sicurezza. Secondo loro, la sentenza restituisce centralità al diritto e riapre spazi di discussione pubblica, rimettendo in circolo la parola e il controllo dei cittadini sulle scelte che incidono sulla loro città.
Il pronunciamento del Tar potrebbe avere ripercussioni sulle modalità di intervento delle autorità negli spazi urbani, ridisegnando i limiti delle ordinanze prefettizie e rilanciando un confronto più diretto tra istituzioni locali e governo centrale su gestione e controllo del territorio napoletano.