Il racconto di una coppia: violenza, carcere e riconciliazione a roma

Il racconto di una coppia: violenza, carcere e riconciliazione a roma

Manuela Romagnoli e Gustavo raccontano la loro esperienza di violenza domestica, carcere e rinascita personale durante la veglia di preghiera a piazza San Giovanni in Laterano nel Giubileo delle famiglie a Roma.
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La storia di Manuela e Gustavo racconta un percorso di violenza domestica, denuncia, carcere e riabilitazione, culminato in una riconciliazione sostenuta dalla comunità Papa Giovanni XXIII e dalla fede, condivisa durante il Giubileo delle famiglie a Roma. - Gaeta.it

La storia di Manuela Romagnoli e Gustavo, protagonisti della veglia di preghiera a piazza San Giovanni in Laterano il 31 maggio, offre uno spaccato intenso sui prolungati problemi familiari legati alla violenza domestica. Tra ricordi dolorosi e un percorso di rinascita, questa coppia ha vissuto momenti drammatici, culminati nel carcere e in un lungo percorso di recupero individuale e di coppia. L’incontro pubblico che li riguarda rientra nelle iniziative del Giubileo dedicato a famiglie, bambini, nonni e anziani, a roma dal 30 maggio all’1 giugno 2025.

I primi anni di matrimonio e la spirale della violenza domestica

Manuela e Gustavo si sono sposati nel 2005, mettendo insieme due storie personali segnate da famiglie d’origine disgregate. Entrambi figli di genitori separati, si amano ma la vita coniugale diventa presto drammatica. Gustavo, cresciuto con un padre che manifestava comportamenti aggressivi, ripete quel modello e scatta spesso in comportamenti violenti durante le tensioni. Manuela racconta di aver subito queste violenze per 12 anni e di averle accettate per paura e amore. L’evento che spinge però alla denuncia arriva dopo tanto tempo, quando decide di fermare quel ciclo, per proteggere se stessa e i figli. Nonostante tutto, Manuela non vuole rinunciare al matrimonio, ma sentiva la necessità di cambiare pagina.

Una scelta che cambia tutto

Questa scelta di denunciare rappresenta un passaggio cruciale, che non solo spezza un silenzio difficile ma avvia una serie di conseguenze drammatiche: il carcere per Gustavo e la difficoltà per entrambi di confrontarsi con le ferite non solo fisiche ma anche emotive accumulate negli anni.

L’esperienza di carcere e il ruolo della comunità papa Giovanni xxiii

Dopo la denuncia, Gustavo viene trattenuto nel carcere di Rimini per 24 giorni. Racconta di un periodo segnato da smarrimento e senso di colpa, consapevole della gravità delle sue azioni. Questa fase fa emergere un vuoto profondo, che fa da sfondo a un cambiamento inatteso. Durante la detenzione, Gustavo incontra volontari della comunità papa Giovanni xxiii, un’organizzazione fondata da don Oreste Benzi che lavora con carcerati e persone emarginate.

Un percorso di riabilitazione

Grazie a questa esperienza, ottiene la possibilità di proseguire la detenzione in una struttura alternativa chiamata Comunità educante con i carcerati. Questo passaggio segna l’avvio di un percorso di riabilitazione basato sul sostegno, il lavoro e la riflessione personale. Qui Gustavo inizia a trovare un nuovo modo di guardare a se stesso e al futuro, accogliendo strumenti e relazioni utili a costruire un cammino diverso.

Il cambiamento di manuela nel percorso di recupero personale

Nel frattempo, Manuela affronta la sua sofferenza con un radicale cambiamento personale. Smette di lavorare per qualche tempo e si affida a un’associazione antiviolenza che la accompagna nel riflettere sui passi da compiere. Cresciuta in ambiente cattolico e con una forte fede, trova però grandi difficoltà a mantenere la fiducia, spesso arrabbiata con Dio. Un sacerdote le suggerisce che “il perdono richiede prima di lasciarsi amare e perdonare.” Questa parola si rivela per lei un punto di svolta.

Un cammino di apertura spirituale

Manuela comincia così un cammino di apertura spirituale che ancora oggi procede. Il percorso interiore la aiuta a superare rabbia e rancore, elementi fino a quel momento paralizzanti. La sua evoluzione si intreccia con quella di Gustavo, e la possibilità di ricominciare a dialogare nasce proprio da questi mutamenti interiori. Il loro percorso individuale si intreccia a una ricostruzione graduale del rapporto, che richiede tempo e costanza.

La riconciliazione e il racconto pubblico della rinascita

Dopo tre anni di lontananza, Manuela e Gustavo sono tornati a vivere insieme. Non si tratta di una ricostruzione semplice o immediata, ma di un cammino segnato da perdono e accoglienza reciproca. La loro storia andrà a essere condivisa in pubblico, sabato 31 maggio a piazza San Giovanni in Laterano, durante una veglia di preghiera inserita nelle iniziative del Giubileo delle famiglie.

In quell’incontro racconteranno le difficoltà vissute ma anche la loro esperienza di riconciliazione, accanto ad altre quattro coppie. Manuela spiega che “il perdono non è un fatto umano, ma un dono divino.” Dopo tanta rabbia e dolore, la possibilità di sentirsi amate consola e libera, aprendo nuove prospettive di serenità.

La loro vicenda rimane un esempio di come eventi dolorosi possano trasformarsi in una rinascita, anche quando tutto sembra perduto. Il lavoro di comunità come quella papa Giovanni xxiii gioca un ruolo decisivo, così come il legame con la fede, che qui assume una funzione di sostegno profondo a livello personale e familiare.

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