Il comune di monfalcone è diventato ufficialmente proprietario del centro culturale islamico darus salaam, situato in via duca d’aosta 28. La decisione arriva dopo una sentenza del Tar Friuli Venezia Giulia che ha respinto il ricorso presentato dalla comunità islamica contro la decisione del comune. Il caso ha suscitato attenzione politica e amministrativa, legata al rispetto delle norme urbanistiche e della destinazione d’uso degli immobili nella città.
La sentenza del tar e il ricorso del centro islamico
La vicenda ha avuto una svolta definitiva il 15 luglio 2025, quando il Tribunale amministrativo regionale di Trieste ha pronunciato il verdetto sulla disputa legale tra il comune di monfalcone e il centro islamico darus salaam. Il centro, rappresentato dall’avvocato La Torraca e guidato da Bou Konate, aveva contestato la decisione del comune che disponeva l’acquisizione forzata dell’immobile. Il motivo principale era un’accertata inottemperanza all’ordine di ripristino della destinazione d’uso dell’edificio.
Decisione del tar e relative conseguenze
Il Tar ha stabilito che la legge regionale consente al comune di procedere con l’acquisizione dell’immobile in caso di violazione di tali ordinanze, rigettando così il ricorso del centro islamico. Questa sentenza conferma il potere dell’amministrazione locale nel garantire il rispetto delle normative sul territorio e sulle costruzioni. L’avvocato Tara Billiani, legale del comune, ha difeso con successo la posizione dell’amministrazione durante l’udienza.
Leggi anche:
L’iter amministrativo e la posizione del comune
L’acquisizione dell’immobile parte da un verbale notificato al centro islamico dopo la rilevazione della violazione legata alla destinazione d’uso del locale. Questa irregolarità ha attivato le procedure previste dalla legge regionale del Friuli Venezia Giulia che regolano la tutela del territorio e degli spazi urbani, imponendo al comune di agire per ripristinare lo stato dei luoghi.
L’ex sindaca di monfalcone e attuale europarlamentare Anna Maria Cisint, che segue da vicino la questione in qualità di consigliera delegata alla legalità e alla lotta alla radicalizzazione, ha chiarito che l’amministrazione ha agito nel rispetto delle norme e della sovranità locale. Il caso ha rappresentato un punto di confronto difficile ma necessario per far valere l’ordine pubblico sul territorio cittadino.
La rilevanza politica e sociale della vicenda
Il caso del centro darus salaam ha rapidamente assunto una valenza politica. Anna Maria Cisint ha commentato la sentenza definendola “una vittoria per chi difende la legalità e la costituzione”. Il dibattito ruota attorno al ruolo delle istituzioni locali nel contrastare fenomeni considerati di natura politica o sociale, come quelle che alcuni interpretano come richieste di imposizione di normative senza rispettare le regole italiane.
Tensioni tra comunità e funzioni pubbliche
Queste tensioni rispecchiano un più ampio confronto che riguarda la convivenza tra comunità diverse, i limiti della libertà religiosa e le funzioni delle amministrazioni pubbliche nella gestione di spazi di culto e associazioni culturali. Nel comune di monfalcone, questa decisione ha marcato un punto fermo sulla gestione degli immobili pubblici e privati legati a organizzazioni religiose sul territorio.
Il ruolo del diritto regionale e comunale nella gestione degli immobili
La normativa regionale ha un ruolo chiave in questa vicenda. Nel Friuli Venezia Giulia esistono regole precise che disciplinano la destinazione d’uso degli immobili, soprattutto in contesti urbani come quello di monfalcone. Quando un immobile non rispetta tali regole, la legge prevede che l’amministrazione possa intervenire con modalità rigide, incluso l’acquisto forzato.
Sentenza tar e responsabilità
La sentenza del Tar ha ribadito questa prerogativa e ha chiarito anche le responsabilità di chi gestisce immobili destinati a funzioni specifiche. Tale provvedimento punta a garantire l’ordine e la sicurezza all’interno della comunità cittadina, evitando modifiche non autorizzate che possano compromettere la vivibilità degli spazi pubblici o privati.
Le conseguenze immediate per il centro culturale islamico darus salaam
Con l’acquisizione dell’immobile, il centro darus salaam perde la disponibilità dell’edificio sito in via duca d’aosta 28 e dovrà interrompere le attività nella sede attuale. La decisione segna un cambiamento importante per la comunità islamica presente a monfalcone. La sentenza implica l’osservanza delle prescrizioni legali discriminanti, fissando limiti netti alle attività che non rispettano le destinazioni d’uso approvate.
L’esito della vicenda non esclude la possibilità di future iniziative da parte della comunità per garantire spazi regolari per le proprie attività culturali e religiose. Tuttavia, dovranno inevitabilmente tenere conto delle normative urbanistiche e amministrative vigenti. L’amministrazione comunale continuerà a monitorare la situazione per evitare nuove irregolarità e mantenere l’ordine sul territorio locale.