I timori per i dazi di trump pesano sul settore del lusso tra milano, parigi e londra

I timori per i dazi di trump pesano sul settore del lusso tra milano, parigi e londra

Il settore lusso europeo subisce l’impatto delle minacce tariffarie di Donald Trump con possibili dazi del 50% dall’Unione europea, causando vendite in calo e strategie di adattamento da parte di maison come Hermes, Kering ed EssilorLuxottica.
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Il settore del lusso europeo è sotto pressione per le minacce di dazi del 50% sulle importazioni USA, con impatti negativi sui titoli e strategie produttive in evoluzione per contenere i danni. - Gaeta.it

Il settore del lusso europeo risente delle tensioni legate alle nuove minacce tariffarie del presidente americano Donald Trump. Le indiscrezioni sulle possibili tariffe doganali del 50% sulle importazioni dall’Unione europea a partire da giugno 2025 hanno fatto scattare vendite su diverse piazze finanziarie e indebolito i titoli del comparto. L’attenzione si concentra sulle ripercussioni economiche e sui tentativi delle case di moda di mettere a punto strategie per limitare i danni.

Le strategie delle maison per affrontare l’incognita dazi

Diverse maison di moda di alto livello si sono già pronunciate sulle possibili conseguenze dell’aumento dei dazi. Hermes e François-Henri Pinault, a capo di Kering, hanno dichiarato di non considerare trasferimenti degli stabilimenti produttivi negli Stati Uniti. Questo perché molte lavorazioni basilari e di alta qualità richiedono competenze specifiche difficili da replicare rapidamente in altre sedi.

Francesco Milleri, amministratore delegato di EssilorLuxottica, ha sottolineato in occasione dell’assemblea degli azionisti che il gruppo sta valutando la possibilità di spostare alcune attività produttive oggi localizzate in Messico e Thailandia. Tuttavia, il trasferimento delle linee di produzione italiane e francesi è escluso in quanto legato a un particolare “savoir-faire” che interessa la qualità finale dei prodotti.

Spostare la produzione non è semplice. Richiede tempi lunghi e costi ingenti. Inoltre, potrebbe incidere negativamente su aspetti come l’immagine del brand e la fiducia dei consumatori. Il probabile rincaro dei dazi potrebbe anche ridurre i flussi turistici verso le città moda, che rappresentano una fonte importante di introiti per il settore.

Una fase di rallentamento confermata da dati e valutazioni recenti

L’andamento negativo del settore lusso, osservato in questi giorni e causato dal clima di incertezza commerciale, si inserisce in un contesto più ampio di rallentamento. Nel summit organizzato a Parigi da Morgan Stanley sono stati messi in evidenza segnali di frenata nei consumi cinesi, legati a una domanda più cauta verso beni di alta gamma.

Gli analisti hanno anche sottolineato che i consumatori sembrano più attenti ai prezzi, dopo l’incremento registrato nel post-pandemia. Il calo dei ricavi registrato da Chanel nel 2024, con un meno 5% attestatosi a 18,7 miliardi di euro, è un esempio concreto che conferma questa tendenza. Anche le società di investimento hanno corretto le previsioni di crescita per il 2025: Bernstein, che qualche giorno fa aveva rivisto da -2% a zero la crescita del settore, aveva ipotizzato un’intesa commerciale tra Stati Uniti, Cina e resto del mondo, ma le ultime dichiarazioni di Trump complicano ulteriormente lo scenario.

Le vendite sui titoli del lusso, provocate dalla prospettiva di aumento dei dazi, hanno ripercussioni immediate sui mercati finanziari e alimentano incertezza tra i protagonisti del comparto. Questi ultimi stanno monitorando con attenzione gli sviluppi politici e gli eventuali accordi commerciali che potrebbero modificare le prospettive attuali.

L’impatto delle minacce di trump sui principali titoli del lusso

Le parole di Donald Trump, diffuse soprattutto attraverso il social Truth, hanno creato un clima di incertezza tra gli investitori del lusso europeo. L’annuncio di un possibile dazio diretto del 50% sull’Unione europea a partire dal primo giugno 2025 ha messo pressione sui titoli delle aziende moda e accessori che guardano con attenzione al mercato americano. A Milano sono finiti in ribasso Brunello Cucinelli, Moncler e Salvatore Ferragamo. Lo stesso trend negativo si è registrato a Parigi, con Kering, Lvmh e Hermes in calo, e a Londra, dove Burberry ha fatto registrare un arretramento. Anche a Zurigo la maison Richemont ha mostrato segni di debolezza.

Questi gruppi hanno una presenza e una quota significativa sul mercato statunitense, che rappresenta un’importante voce di fatturato. L’eventuale aumento dei dazi potrebbe ridurre i margini e costringere i marchi a rivedere le loro strategie commerciali e di produzione. Le minacce di Trump sono arrivate in un momento in cui il comparto del lusso stava già fronteggiando un rallentamento nelle vendite a causa di altri fattori, come la flessione della domanda cinese e l’aumento dei prezzi al pubblico.

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