I nove anni dal terremoto: Arquata Del Tronto attende ancora una ricostruzione che tarda a decollare

A nove anni dal terremoto che ha causato 52 morti ad Arquata Del Tronto e Pescara Del Tronto, la ricostruzione procede lentamente mentre la comunità mantiene viva la memoria delle vittime e chiede urgenza nei lavori.
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Arquata Del Tronto, nove anni dopo il terremoto la ricostruzione è ancora ferma. - Gaeta.it

Il 24 agosto 2016 Arquata del Tronto e la sua frazione Pescara del Tronto furono travolte da un terremoto devastante, che causò la morte di 52 persone solo in questo comune, concentrando gran parte del dolore in Pescara del Tronto con 48 vittime. Nove anni dopo, quel trauma resta vivido nella memoria della comunità, che però si confronta con un percorso di ricostruzione ancora incompleto e segnato da lunghe attese. Il sindaco Michele Franchi ha richiamato l’attenzione sull’urgenza di accelerare i lavori soprattutto nella frazione più colpita, sottolineando il legame profondo fra le famiglie delle vittime e il territorio nonostante il trascorrere del tempo.

La tragedia che ha segnato Arquata Del Tronto e Pescara Del Tronto

Il sisma del 24 agosto 2016 ha sconvolto quattro regioni italiane – Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio – generando un cratere sismico di circa 8.000 chilometri quadrati. Arquata del Tronto, nel cuore del terremoto, ha subito perdite pesantissime: 52 morti solo in questo comune, con 48 decessi concentrati a Pescara del Tronto, la frazione più colpita. Complessivamente, la sequenza ha causato 299 vittime nella vasta area del Centro Italia, oltre a danni estesi a edifici, infrastrutture e beni pubblici, lasciando circa 41.000 persone senza una casa.

La forza distruttrice di quelle scosse ha cambiato per sempre il volto di Arquata e dei suoi dintorni, con interi insediamenti rimasti inagibili o distrutti. Pescara del Tronto, in particolare, ha visto la perdita di quasi tutta la sua popolazione e la cancellazione fisica di molte abitazioni storiche e luoghi simbolici. Una tragedia che, anni dopo, continua a pesare sulla comunità sia dal punto di vista emotivo che materiale.

La lentezza della ricostruzione che ancora frena la rinascita

A nove anni dal terremoto, la ricostruzione di Arquata del Tronto procede a rilento. Il sindaco Michele Franchi ha evidenziato come, nonostante alcuni progressi e l’accelerazione riconosciuta sotto i recenti commissari, molte aree fondamentali, specie Pescara del Tronto, siano ancora bloccate e prive di cantieri attivi. La sensazione diffusa è quella di un percorso faticoso e troppo dilatato nel tempo, che non restituisce né sicurezza né vita ai luoghi devastati.

La frazione di Pescara del Tronto, esempio tragico e simbolico, rappresenta il punto più critico. Molti edifici restano ancora abbandonati nella zona rossa, dove l’assenza massiccia di cantieri alimenta frustrazione fra chi ha perso tutto in quel giorno drammatico. Il primo cittadino ha manifestato la sua preoccupazione rispetto a questa situazione, chiedendo un maggiore impegno da parte delle autorità competenti, definendo necessario uno “sguardo di riguardo” verso questa frazione che ha sopportato il prezzo più alto.

Le difficoltà nella ricostruzione si riflettono anche sulla popolazione locale e sulle famiglie delle vittime, che da anni vivono nell’incertezza, spesso lontane dalle proprie case. Il timore è che passino ulteriori anni senza un ritorno concreto alla normalità e senza che le ruspe ridiano forma e calore a quei paesi distrutti.

Il valore della memoria e il legame con le famiglie delle vittime

Nonostante il dolore profondo, la comunità di Arquata del Tronto mantiene viva la memoria delle persone scomparse e il legame con le loro famiglie, molte delle quali non risiedono stabilmente nel territorio ma ne conservano un attaccamento forte. Il sindaco Franchi è intervenuto proprio su questo punto, ricordando che quelle vittime non avevano case di villeggiatura o seconde residenze ma luoghi di affetti, di ricordi familiari legati a genitori, nonni e radici solide.

Questa continuità affettiva emerge nelle commemorazioni annuali, dove i familiari si fanno presenti per condividere il dolore e, al tempo stesso, per esprimere la volontà di andare avanti. Il rapporto fra le famiglie delle vittime e la comunità locale tiene insieme l’intero tessuto sociale, rappresentando una spinta morale a non fermarsi e a continuare a lavorare per il recupero dei territori. Il sindaco ha riferito una frase significativa detta proprio in questi incontri: “Sindaco, mettiamocela tutta”. parole che incarnano la sfida di ricostruire non solo case, ma anche speranze e identità.

Il legame con il passato si lega anche al ricordo degli anziani che non ce l’hanno fatta a vedere ridata forma alle loro abitazioni. Tra loro, l’ex sindaco Aleandro Petrucci, scomparso nel 2020, che rappresenta una figura simbolica del tempo trascorso e della responsabilità urgente di completare la rinascita di questi luoghi.


Da Arquata del Tronto arrivano voci di attenzione e sollecitazione a rilanciare la ricostruzione, a più di nove anni da un sisma che ha spezzato vite, case e comunità. Il tempo sembra scorrere lento, mentre la memoria delle vittime e il vincolo con le loro famiglie continuano a richiamare impegno e rapidità. La strada per restituire vita e normalità a questi territori rimane una delle sfide più delicate e pressanti del Centro Italia.