Gli Stati Uniti hanno annunciato che al prossimo vertice Nato in programma il 24 e 25 giugno chiederanno a tutti i Paesi membri di aumentare la quota del Pil destinata alla Difesa, passando dall’attuale soglia minima del 2% a un impegno molto più alto: il 5%. L’Italia si trova davanti alla sfida di rispettare queste nuove richieste senza aggravare un debito pubblico già elevato. Il governo italiano ha avanzato una proposta per finanziare questi investimenti utilizzando le risorse residue del Pnrr, stimando la necessità di prorogarne la durata oltre il 2026. Nel frattempo alcune tensioni interne restano sul tavolo, in particolare sul ruolo del Mes nella politica economica e di difesa europea.
La proposta italiana per finanziare l’aumento della spesa militare utilizzando il pnrr
Nel corso della riunione dell’Ecofin del 13 maggio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha delineato un piano per far fronte all’esigenza di aumentare gli investimenti militari senza rimetterci sull’indebitamento pubblico. Il fulcro della strategia è rappresentato dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo Giorgetti, prorogare il programma oltre il termine del 2026 consentirebbe all’Italia di mobilitare ulteriori risorse utili agli scopi richiesti dalla Nato. L’idea è di utilizzare anche fondi provenienti dal settore privato, così da ampliare la capacità di spesa degli Stati membri senza aumentare il peso fiscale o il debito.
L’utilizzo delle risorse del Pnrr per la Difesa pone una questione non banale. Originariamente, il piano europeo è nato per sostenere la ripresa economica, investendo in infrastrutture, innovazione, e transizione ecologica. Il riadattamento delle risorse a scopi militari implica scelte politiche delicate, ma si inserisce in un contesto di crescente tensione geopolitica. L’Italia cerca quindi un equilibrio tra esigenze di sicurezza e sostenibilità economica.
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La strategia di giancarlo giorgetti per la difesa
Giorgetti ha sottolineato che il margine di bilancio da mettere a disposizione per la Difesa deve crescere. “Non si tratta di una semplice opera di incremento dei finanziamenti, ma di una risposta strutturale che permette all’Italia di rispettare i nuovi impegni Nato senza compromettere il quadro finanziario complessivo.” Insistere su strumenti capaci di estrarre risorse anche dal settore privato indica una strategia per diluire la pressione pubblica e mantenere gli equilibri macroeconomici.
Il mes resta un nodo difficile nel dibattito italiano e europeo sul riarmo
A rallentare la strada verso un aumento della spesa militare europea c’è il tema del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia, ad oggi, non ha ratificato le modifiche al trattato del Mes, in particolare quelle che ne affiderebbero un nuovo ruolo nella politica finanziaria comunitaria. La Lega, primo partito della coalizione di governo, è in netta contrarietà e ha ribadito la sua opposizione. Matteo Salvini ha ricordato come il Parlamento abbia già respinto iniziative tese a imprimere nuovi vincoli per l’Italia legati al Mes.
La posizione di matteo salvini sul mes
Salvini ha sottolineato che la trasformazione del Mes da fondo “salva Stati” a “salva banche” non porterebbe vantaggi concreti per il sistema bancario italiano, definito in buona salute. La sua proposta consiste nel liquidare la quota italiana versata al Mes, pari a circa quindici miliardi, per usarla altrove, come ridurre le tasse o aumentare pensioni e investimenti.* Questa linea indica una netta chiusura verso ulteriori integrazioni o vincoli con il fondo europeo.
Durante l’ultimo Eurogruppo, il dossier Mes è tornato al centro della discussione. Il ministro Giorgetti ha confermato che in Parlamento non esistono le condizioni politiche per una ratifica. Il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha apprezzato il contributo italiano al dibattito ma ha ricordato i rischi di uno stallo, ovvero la difficoltà a trovare soluzioni comuni tra i Paesi membri. Lo scontro politico interno frena quindi le ambizioni dell’Ue in termini di creazione di un fondo stabile per affrontare crisi economiche o finanziarie, complicando anche il discorso della difesa comune.
Il libro bianco della commissione europea considera il mes anche nel contesto della difesa
Il Mes non riguarda solo le crisi bancarie o l’equilibrio finanziario. Nel Libro bianco sulla difesa europea, pubblicato il 19 marzo da Commissione e Alta rappresentante per la politica estera, il Meccanismo europeo di stabilità compare come potenziale strumento finanziario. La Commissione ipotizza che, se le richieste di finanziamento da parte degli Stati membri per investimenti militari superassero le capacità del nuovo fondo Safe, il Mes potrebbe intervenire per garantire risorse.
Il Libro bianco sottolinea che questo potenziale utilizzo resta condizionato a un’approvazione formale del trattato Mes, che manca ancora soprattutto in Italia. La Commissione europea sta studiando strumenti innovativi per finanziare investimenti urgenti, ma senza un quadro giuridico chiaro potrebbero mancare garanzie efficaci.
Il nuovo strumento safe per finanziare la crescita delle capacità militari europee
Il Safe è un dispositivo creato dalla Commissione europea per facilitare l’incremento rapido di fondi destinati alla difesa. Attraverso l’emissione di titoli sui mercati finanziari, la Commissione punta a raccogliere fino a 150 miliardi di euro per fornire prestiti a lungo termine agli Stati membri.
Questi prestiti rappresentano risorse aggiuntive da impiegare nei programmi nazionali per la Difesa. Gli Stati devono presentare piani dettagliati per accedere ai fondi e rimborsarli in futuro. Il Safe opera sfruttando il margine di manovra del bilancio europeo e vuole evitare che i singoli Stati aumentino il proprio debito pubblico in modo eccessivo.
Un meccanismo di prestito per la difesa europea
Il meccanismo di prestito dovrebbe permettere ai Paesi Ue di rispondere rapidamente ai bisogni di sicurezza, soprattutto alla luce delle richieste Nato di aumentare le spese militari. Il Safe si inserisce in una strategia europea volta a migliorare le capacità difensive attraverso un coordinamento finanziario, ma resta dipendente dalla coesione politica e da accordi tra i governi. Al momento si lavora per definire i criteri di accesso e le condizioni di prestito, in un contesto complesso che vede ancora forti divergenze tra i membri dell’Ue.
Le prossime settimane saranno decisive per capire come si muoveranno Italia e gli altri Paesi Ue in vista del vertice Nato a giugno e della possibile estensione del Pnrr. Le risorse stanziate e le scelte politiche sul Mes e il Safe definiranno il livello di impegno verso la difesa europea nei prossimi anni.