Gli agricoltori di trento affrontano cambiamenti climatici con modelli di cooperazione e tutela delle risorse

Gli agricoltori di trento affrontano cambiamenti climatici con modelli di cooperazione e tutela delle risorse

Gli agricoltori del Trentino affrontano gelate tardive, siccità, alluvioni e malattie delle piante; cooperative e istituzioni collaborano per sostenere l’agricoltura montana e proteggere le risorse idriche.
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Gli agricoltori montani del Trentino affrontano crescenti difficoltà dovute a eventi climatici estremi e malattie delle piante; cooperative e istituzioni giocano un ruolo chiave nel sostenere il settore e garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche. - Gaeta.it

Gli agricoltori nelle zone montane del trentino stanno vivendo un’impennata di fenomeni climatici estremi che mettono a rischio le colture e la redditività. Gelate tardive, alternanza tra periodi di siccità e alluvioni, insieme alla diffusione di malattie delle piante, rappresentano sfide crescenti. Nel contesto della ventennale edizione del Festival dell’economia a Trento, si è parlato delle strategie sviluppate dal mondo agricolo per affrontare questi ostacoli, con un focus sulle cooperative e sul ruolo delle istituzioni nel sostegno al settore.

I cambiamenti climatici e l’impatto sul lavoro agricolo in territori montani

Le zone agricole montane del trentino si confrontano da anni con oscillazioni climatiche imprevedibili, che si sono accentuate negli ultimi tempi. Il periodo primaverile, un tempo sinonimo di rinascita delle coltivazioni, è ora segnato da gelate tardive che compromettono i raccolti in fase di germogliatura. Simultaneamente, si alternano lunghi intervalli di siccità con precipitazioni intense, spesso sotto forma di bombe d’acqua, capaci di provocare alluvioni e danni alle infrastrutture agricole. A questo si aggiunge il problema delle fitopatie, malattie vegetali che stanno diventando sempre più diffuse, complicando ulteriormente la gestione del ciclo produttivo.

Questi eventi non solo riducono direttamente i raccolti, ma influenzano anche la stabilità economica degli agricoltori. Le piccole aziende, in particolare, soffrono la mancanza di risorse e strumenti per mettere in atto contromisure efficaci. Perciò, la necessità di un approccio condiviso diventa evidente, specialmente in contesti come la Val di Non, dove la produzione di mele è una delle attività agricole principali e simbolo del territorio.

Il valore delle cooperative per l’agricoltura di montagna

Ernesto Seppi, presidente del Consorzio Melinda e dell’Associazione dei produttori ortofrutticoli trentini, ha evidenziato durante il Festival dell’economia la centralità delle cooperative nel rispondere a queste nuove sfide. Le cooperative raccolgono piccoli e medi produttori, favorendo l’adozione di pratiche comuni e la commercializzazione coordinata dei prodotti. L’esperienza della Val di Non, con le sue cooperative di melicoltori, costituisce un modello funzionante e replicabile.

Il ruolo delle cooperative come risposta concreta alle difficoltà del settore

Attraverso queste forme di aggregazione, gli agricoltori possono unire risorse e competenze, migliorare la gestione del rischio climatico e ampliare la capacità di investimento in tecnologia o pratiche agronomiche innovative. Le cooperative garantiscono un supporto reciproco tra soci, permettendo di distribuire meglio gli eventuali danni della siccità o delle gelate sulle diverse aziende associate. Questo approccio, se esteso anche ad altri territori e colture, può costituire un argine efficace ai problemi legati al cambiamento meteorologico.

Iniziative istituzionali e la tutela delle risorse idriche per la sopravvivenza dell’agricoltura

Al centro del dibattito promosso durante il panel ‘Titani dell’impossibile: le cooperative tengono la rotta tra le onde del caos‘, è stato sottolineato il ruolo delle istituzioni nella difesa dell’agricoltura locale. Le autorità, dai livelli comunali a quelli provinciali, devono garantire accesso adeguato e sostenibile alle risorse idriche. L’acqua è elemento vitale non solo per la produzione agricola ma anche per il tessuto sociale che dipende da questa risorsa.

La scarsità idrica ha effetti diretti sulla capacità di irrigazione e sulla fertilità dei terreni, mentre la gestione eccessivamente rigida può generare conflitti sociali e limiti nella conduzione aziendale. Gli agricoltori chiedono quindi un intervento coordinato e tempestivo delle istituzioni per salvaguardare l’equilibrio tra uso produttivo e tutela ambientale, evitando che le restrizioni impattino negativamente sulle attività agricole.

A quel punto, garantire la continuità produttiva diventa indispensabile per la sopravvivenza stessa delle cooperative e per la tutela delle economie locali legate all’agricoltura. Il mantenimento della marginalità economica dei soci rimane al centro delle strategie, prevenendo così il rischio di abbandono delle terre e conservando un patrimonio agricolo prezioso per il trentino.

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