Abruzzo e aree montane italiane nel 2025: sfide, criticità e opportunità nel rapporto montagne italia

Abruzzo e aree montane italiane nel 2025: sfide, criticità e opportunità nel rapporto montagne italia

Il rapporto Montagne Italia 2025 di Uncem evidenzia spopolamento, fragilità economiche e carenze nei servizi nelle aree interne e montane italiane, con focus su Abruzzo, criticando le politiche nazionali e proponendo strategie di rilancio sostenibile.
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Il Rapporto Montagne Italia 2025 di Uncem analizza le sfide e le opportunità delle aree montane italiane, con focus su Abruzzo, evidenziando spopolamento, criticità infrastrutturali e amministrative, ma anche potenzialità in agricoltura e lavoro digitale, proponendo interventi per un rilancio sostenibile e inclusivo. - Gaeta.it

Il rapporto montagne italia 2025, pubblicato da uncem, mette in luce lo stato attuale delle aree interne e montane italiane, con un focus particolare sulle difficoltà e le potenzialità di territori come l’abruzzo. Il documento evidenzia dati chiari su spopolamento, economia e servizi, sottolineando problemi concreti ma anche segnali incoraggianti per il futuro. In questo contesto, le decisioni politiche e le risposte istituzionali giocano un ruolo decisivo.

Fragilità sociali ed economiche dell’abruzzo e delle aree interne

L’abruzzo presenta caratteristiche tipiche delle aree interne appenniniche italiane, con problemi diffusi come spopolamento, un pil pro capite inferiore alla media nazionale e carenze nei servizi essenziali. Le conseguenze di questi fattori si riflettono sulla qualità della vita e sulle possibilità di sviluppo dei territori, aggravando le difficoltà di chi abita in questi luoghi. I dati tra il 2019 e il 2023 mostrano un leggero incremento della popolazione , segno che politiche di integrazione e attenzione sociale hanno almeno un po’ frenato la fuga verso le città.

Nel campo economico, la vitalità di artigianato e cooperative si distingue come elemento positivo, accompagnato da un turismo ancora presente e da un’agricoltura resiliente. Quest’ultima contribuisce in modo significativo al valore aggiunto locale e si inserisce in un sistema di economia meno industrializzato, più legato alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti. Questi aspetti mettono in evidenza come l’area non sia un territorio da archiviare ma un contesto con risorse da valorizzare politicamente e socialmente.

Criticità delle politiche nazionali per le aree interne

L’approvazione nel 2024 del piano strategico nazionale delle aree interne per il 2021-2027 ha creato molte polemiche proprio perché non affronta in modo adeguato le cause profonde del declino dei territori montani. Al contrario, il piano classifica alcune aree come destinate a un «declino irreversibile», una visione che rappresenta una resa ufficiale e allontana ogni possibile ripresa.

Un elemento che aggrava la situazione è il taglio da 1,7 miliardi di euro destinati alla manutenzione delle strade nelle aree interne, decisione presa subito dopo l’approvazione del psnai. Quei fondi sono stati spostati verso la costruzione del ponte sullo stretto, in un contesto che in molte zone richiede invece investimenti fondamentali per infrastrutture di base, senza le quali la vita quotidiana diventa difficoltosa. Questo squilibrio tra priorità infrastrutturali incrementa la distanza tra le aree montane e i centri urbani.

Erosion of administrative capacity in mountain municipalities

I comuni delle aree montane soffrono di un progressivo indebolimento della capacità amministrativa e tecnica. Anni di tagli ai trasferimenti, blocco del turn-over e restrizioni alle assunzioni hanno lasciato molti enti senza personale sufficiente per gestire bandi, gare e rendicontazioni. Questo si traduce in un uso molto limitato delle risorse disponibili.

Secondo dati di openpolis, solo il 17% dei progetti finanziati nelle aree interne tra il 2014 e il 2025 è stato completato, mentre il 20% non è mai stato avviato. Questi numeri indicano non solo inefficienze ma anche problemi strutturali, con conseguenze dirette sul mancato sviluppo locale. Criticare i comuni per l’incapacità di spendere fondi appare dunque fuori luogo, se non si interviene per rafforzare l’apparato amministrativo e aumentare il personale necessario.

La popolazione locale: esigenze e nuovi arrivi

Chi abita nelle aree montane spesso lo fa per scelta o per necessità, con una presenza rilevante di persone anziane e pensionate. Chi cerca un costo della vita più basso e un ambiente più tranquillo trova in queste zone condizioni più favorevoli. Per mantenere questa popolazione è fondamentale garantire servizi sanitari di base, accesso a presidi territoriali e una rete sociale di supporto.

La mancanza di assistenza sanitaria di prossimità rischia di rendere impossibile restare a vivere nei piccoli centri. Il mantenimento di servizi sociali e sanitari è cruciale per la sopravvivenza demografica, perché queste aree si popolano in parte anche di persone che tornano o si trasferiscono proprio attratte dalle condizioni più calme e dai costi più contenuti.

Agricoltura e lavoro digitale come opportunità

L’agricoltura di montagna si presenta come un settore importante, fondato su qualità, sostenibilità e presidio del territorio. In un’epoca in cui i modelli agroindustriali mostrano limiti pesanti, questa filiera può dare lavoro e valore economico, se supportata da incentivi, accesso facilitato alla terra, credito agevolato e meno burocrazia. Questi elementi aprono una prospettiva concreta per uno sviluppo che rispetti l’ambiente e mantenga integri i paesaggi rurali.

Un potenziale importante viene anche dal lavoro da remoto, il cosiddetto south working. Spostare competenze e professionisti in luoghi più piccoli, dotati di buona connettività, contribuisce a contrastare lo spopolamento. Questo presuppone investimenti concreti sulla banda larga, da garantire anche nelle zone più isolate. Senza queste infrastrutture, il lavoro digitale rischia di restare inapplicabile e le opportunità perse.

Proposte per un rilancio sostenibile delle aree interne

Le aree montane non devono essere viste come un peso inutile ma come spazi da valorizzare attraverso un cambiamento di paradigma. Questo include la promozione di diritti, giustizia territoriale e un rafforzamento della coesione sociale. Tra le misure urgenti ci sono la fiscalità di vantaggio per chi investe nei comuni montani, tariffe speciali per energia e servizi essenziali, e incentivi che riconoscano il valore ambientale delle zone protette.

Altri interventi vitali comprendono politiche attive per ripopolare i territori, investimenti nelle infrastrutture sociali come scuole, asili, e trasporti, e un piano straordinario per aumentare le capacità amministrative dei comuni. Il personale tecnico e le risorse devono crescere per permettere una gestione efficace dei fondi e dei progetti indispensabili.

Le aree montane riflettono l’ingiustizia territoriale nazionale, e lavorare su queste significa affrontare anche temi come la crisi climatica e la distribuzione equa delle risorse. Servono scelte politiche coraggiose e precise, per affrontare la complessità di queste realtà e garantire un futuro possibile a chi ci vive.

Questo quadro mostra la gravità del momento, ma anche spazi per un cambiamento reale, dietro a una gestione attenta delle risorse e un’attenzione concreta alle necessità delle comunità. L’impegno delle istituzioni e della società sarà decisivo per evitare che il declino si trasformi in una condanna definitiva.

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