Giulianova, progetto scout sulle povertà: esperienza diretta e dati sul disagio sociale in città

Giulianova, progetto scout sulle povertà: esperienza diretta e dati sul disagio sociale in città

Il gruppo Scout Agesci Giulianova 1 ha coinvolto i giovani in esperienze dirette con persone senza dimora e suore di Sant’Atto, approfondendo la povertà materiale e spirituale a Giulianova.
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Il gruppo Scout Agesci Giulianova 1 ha concluso un progetto sulla povertà, unendo esperienze sul campo con persone senza dimora e riflessioni sulla povertà spirituale, supportato dall’amministrazione locale e associazioni, per sensibilizzare i giovani sul disagio sociale nel territorio. - Gaeta.it

Un’iniziativa promossa dal gruppo Scout Agesci Giulianova 1 si è conclusa con una serata pubblica nel salone parrocchiale della chiesa di San Pietro Apostolo, alla presenza di Lidia Albani, assessore alle Politiche Sociali. I ragazzi hanno affrontato il tema della povertà attraverso esperienze pratiche e incontri con realtà del territorio. L’iniziativa ha voluto mettere a fuoco le diverse forme di povertà presenti nel territorio di Giulianova, offrendo dati significativi sulla situazione sociale locale.

L’esperienza sul campo tra clochard e povertà spirituale

Il clan e il noviziato del gruppo Scout hanno vissuto momenti intensi visitando Pescara, dove l’associazione On the Road si occupa di persone senza fissa dimora. Questa esperienza ha permesso ai giovani di confrontarsi direttamente con la realtà degli homeless, portando alla luce le difficoltà quotidiane che questi affrontano. Il contatto con queste persone, scandito da testimonianze e incontri, ha aperto uno sguardo diretto sulla marginalità urbana, spesso invisibile.

Approfondimento con le suore del convento di Sant’Atto

Parallelamente, il percorso ha previsto un approfondimento diverso, condotto con le suore del convento di Sant’Atto. Lì è stato esplorato il lato meno visibile della povertà, quella spirituale, fatta di vuoti interiori e disagi non solo materiali. Questo aspetto ha aiutato i ragazzi a comprendere la complessità della povertà, che non riguarda soltanto le risorse economiche, ma investe i legami umani e il senso di comunità. Il lavoro con i religiosi ha favorito una riflessione profonda, stimolando una percezione più sfumata del disagio sociale.

L’intero progetto ha combinato così due approcci concreti: la vicinanza alla sofferenza delle persone senza casa e alla solitudine spirituale, aspetti che spesso si intrecciano nella vita di tanti individui. Le attività hanno permesso di mettere in contatto i giovani con contesti diversi, ma con un filo comune: la mancanza e il bisogno di sostegno.

Il contributo dell’amministrazione e i dati sul disagio locale

Lidia Albani, assessore alle Politiche Sociali, ha incontrato i ragazzi per illustrare la reale condizione della povertà a Giulianova attraverso dati ufficiali e iniziative concrete dell’amministrazione comunale. Ha spiegato che attualmente circa 30 nuclei familiari nella città sono supportati nel pagamento delle bollette e dell’affitto. Il Comune ha attivato collaborazioni con enti e associazioni del territorio per rispondere ai bisogni più pressanti.

Tra queste collaborazioni si segnalano la Croce Rossa, impegnata nella gestione di un emporio solidale dove le famiglie in difficoltà possono ricevere generi di prima necessità. La Piccola Opera Charitas si occupa della mensa San Francesco, uno spazio fondamentale per chi non riesce a garantire il pasto quotidiano. Inoltre, l’associazione ‘Dono di Maria’ gestisce un centro aggregativo, dedicato soprattutto ai giovani e alle famiglie bisognose.

Focus sul disagio giovanile e le dipendenze

L’assessore ha inoltre sottolineato che il disagio coinvolge anche i minori. Sono 70 i ragazzi seguiti per problemi legati a necessità materiali o questioni psicologiche. I fattori più diffusi che compromettono la serenità familiare sono le dipendenze: da droghe, alcool e gioco d’azzardo. Queste situazioni provocano spesso la rottura dei legami familiari e un isolamento significativo.

La solitudine rappresenta una delle problematiche più complesse, soprattutto tra le persone anziane o con disabilità. Albani ha evidenziato che il rapporto virtuale, generato dalla diffusione delle tecnologie digitali, finisce per alimentare una distanza vera, confermando questa sensazione di isolamento anziché lenirla.

Le riflessioni dei ragazzi scout e l’impatto del progetto

I giovani coinvolti nel progetto hanno espresso le proprie impressioni attraverso un messaggio condiviso a conclusione delle attività. Raccontano di aver vissuto emozioni forti, incontrando mondi prima sconosciuti e mettendo a confronto le loro idee con situazioni reali e concrete. La vicinanza alle persone in difficoltà ha fatto emergere una consapevolezza più profonda della povertà.

Spogliandosi di dubbi e pregiudizi, questi ragazzi hanno avuto modo di ascoltare storie che difficilmente passano attraverso i media o nei discorsi comuni. L’incontro con chi vive in povertà ha evidenziato anche chi dedica le proprie energie agli ultimi. Questi momenti hanno aperto un “orizzonte” nuovo ai giovani, incoraggiandoli a immaginare un futuro che vada oltre le apparenze e i modelli dettati dalla società contemporanea.

Hanno citato un invito di papa Francesco, rivolto proprio ai giovani: “sognare una bellezza che superi l’estetica superficiale e le mode passeggere, per rivolgersi agli altri, alla società e ai poveri con uno sguardo più profondo.” Quel messaggio ha chiuso il percorso con uno stimolo a mantenere accesa quella finestra aperta sulla realtà, senza dimenticare le persone incontrate e le loro storie di vita.

Il progetto, conclusosi a Giulianova, lascia aperta la possibilità che queste esperienze si traducano in un impegno concreto sul territorio, alimentando una volontà di solidarietà radicata nelle esperienze dirette e nella conoscenza dei fatti.

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