Gaeta, cella troppo piccola a Cassino: il Ministero della Giustizia condannato a risarcire un detenuto

Gaeta, cella troppo piccola a Cassino: il Ministero della Giustizia condannato a risarcire un detenuto

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Il Ministero della Giustizia è stato condannato a risarcire oltre 2.800 euro

Il Ministero della Giustizia è stato condannato a risarcire oltre 2.800 euro a un detenuto del carcere di Cassino, costretto per 351 giorni in una cella inferiore a 3 mq, in violazione delle norme europee sulla dignità umana.

È una sentenza destinata a fare giurisprudenza quella emessa dal Tribunale Civile di Roma, che ha condannato il Ministero della Giustizia a risarcire un ex detenuto per le condizioni disumane di detenzione subite nel carcere di Cassino. L’uomo, 50enne romano, recluso tra il 2018 e il 2023 anche per reati commessi nel Golfo di Gaeta, ha trascorso 351 giorni in una cella inferiore ai 3 metri quadrati, violando apertamente gli standard europei che prevedono almeno 4 mq di spazio vitale netto per ogni detenuto.

Per ogni giorno trascorso in condizioni ritenute inumane, il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 8 euro, per un totale di 2.808 euro oltre interessi e spese legali. Una cifra simbolica, ma che rappresenta un importante riconoscimento giuridico e umano, come sottolineato dai suoi legali, Vincenzo e Matteo Macari.

Violato l’articolo 3 della CEDU: lo Stato deve garantire la dignità dei detenuti

La vicenda è stata portata in aula dagli avvocati del detenuto, che hanno fatto leva sull’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che vieta trattamenti inumani o degradanti. La documentazione fornita dallo stesso Ministero della Giustizia ha confermato quanto denunciato: per quasi un anno l’uomo ha vissuto in spazi ristretti e insufficienti, privato del minimo spazio necessario a garantire condizioni di detenzione dignitose.

Nel testo della sentenza, il Tribunale ha evidenziato come le condizioni carcerarie debbano essere compatibili con lo stato di salute del detenuto, sia in termini di cure necessarie sia di compatibilità ambientale e strutturale con la dignità umana. Una posizione netta, che ribadisce l’obbligo dello Stato di conciliare la funzione punitiva del carcere con i principi fondamentali del diritto europeo.

Una pronuncia di civiltà: verso un sistema penitenziario più umano

Una pronuncia di civiltà giuridica ed umana”: con queste parole i legali dell’ex detenuto hanno commentato la decisione del giudice, sottolineando l’importanza simbolica di un risarcimento che va oltre l’aspetto economico, e che rappresenta un monito alla politica penitenziaria nazionale.

La sentenza si inserisce in un contesto in cui le condizioni delle carceri italiane sono spesso oggetto di denuncia, tanto a livello nazionale quanto europeo. Il caso di Cassino ne è solo l’ultimo esempio, ma testimonia una crescente attenzione giuridica verso i diritti dei detenuti, troppo spesso ignorati o minimizzati.

Con questa decisione, il Tribunale di Roma lancia un segnale chiaro alle istituzioni, affinché le carceri italiane non siano più luoghi di abbandono e sopraffazione, ma ambienti in cui la pena possa essere scontata nel rispetto della persona e della legge.

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